PENNE – La partita che non c’è. Ho riflettuto a lungo se utilizzare questo attacco per il mio articolo. È incredibile, infatti, che il derby vestino, Penne-Loreto, atteso per campanile e storia, si debba giocare lontano dalle mura amiche. A Pianella. In un campetto di periferia.
Al di là dell’elemento sportivo (o calcistico) che offre la partita, in ballo c’è l’immagine di una città che viene graffiata e mortificata. Una città che diventa impotente. Non vogliamo attribuire responsabilità amministrative o politiche. Ma dispiace che a Penne il calcio sia sparito. È un campanello d’allarme che non dobbiamo sottovalutare. Una realtà che conta cinque istituti di credito, un’azienda multinazionale con fatturati milionari e una popolazione di quasi 13 mila abitanti come può perdere il calcio? Quello genuino, fatto di giovani locali e dirigenti appassionati, che ci rimettono soldi e tempo libero. I campi di calcio cittadini sono indisponibili e inagibili; uno è persino senza utenze (tagliate acqua e gas). Mi colpisce tutto questo. In altre realtà, anche vicine, amministratori e tifosi avrebbero sprigionato una guerra civile per non perdere il calcio. A Penne si è fermato tutto. È diventata una città impotente. Piccola. Minuscola. È possibile tutto questo? Sono preoccupato. E quando dovremmo lottare per mantenere i nostri uffici, le nostre istituzioni e la nostra memoria? Mi auguro di non giocare anche questa partita in un altro campo. Sarebbe la fine.