“Via…CAL”

PENNE – Gesù Cristo impiegò 30 anni a compiere il primo miracolo, il sindaco di Penne 30 minuti circa!

Giusto il tempo di essere eletto alla presidenza del consiglio delle autonomie locali (cal) ed ecco materializzarsi ben 1,375 milioni di euro per l’accomodo di “vari tratti” vestini della ss 81. Cosa c’entri il cal con le strade statali, vallo a capire: la maionese impazzita dei poltronifici istituzional-burocratici condisce queste e ben altre pietanze indigeste! Una cosa è, però, almeno, più chiara: la ragione per cui in Italia non si combina mai nulla. Se anche per la manutenzione di strade statali ci vuole l’inutile parere di un cal qualsiasi, allora stiamo freschi! Ecco perché qualsiasi giudizio sconcio sulla viabilità rende l’idea per difetto! Per quella vestina, poi, non ci sono più parole per descriverla. Ma ciò che qui preme sottolineare è la scarsa stima dei vestini che affiora dalle parole del sindaco. Crede forse che non si sappia in giro il perché dell’unanimità di voti (di centrosinistra e centrodestra) da lui evidenziata per la sua elezione? Sappia che è sufficiente noto che quell’unanimità è frutto di lottizzazione e sottolinearla è stato un po’ offensivo e, anche, ridicolo. Nulla di scandaloso, ma vantarsi dei frutti della lottizzazione è troppo e fa pena! Con Chiodi Governatore, il presidente del cal era di centrodestra (Del Corvo, presidente della provincia dell’Aquila) e il vice di centrosinistra (proprio Rocco D’Alfonso). Con Luciano D’Alfonso, ruoli invertiti: presidente di centrosinistra (sindaco di Penne) e vice di centrodestra (Pavone, sindaco di Roseto degli Abruzzi). Entrambi i cal, sono stati eletti all’“unanimità”, previo accordo sui nomi tra maggioranza e opposizione! Che c’è da vantarsi? Circa i provvedimenti che annunciano soldi per le strade vestine, precisato che non li caccerà il cal, sarebbe più apprezzato un operoso e più dignitoso silenzio, visto il degrado viario dell’area vestina, nonostante roboanti e reiterati annunci di “messe in sicurezza”, “bretelle” e “superstrade”! Circa l’importanza del cal, strombazzata, com’è ovvio, da tutti i “callisti” eletti, si tratta di propaganda politica e marketing personale. In realtà, il cal è un organismo figlio, degenere (insieme alle follie delle materie “concorrenti”: sanità ed energia) della squinternata riforma del Titolo V della Costituzione che “è stata un disastro”, come ammesso dall’on. Gutgeld, del Pd, Commissario alla spending review. Fu partorito solo nel 2001, con legge costituzionale. I padri costituenti mai si sarebbero sognati di concepire dentro le istituzioni, simili flagelli “burofrenici”, come li avrebbe bollati Bruno De Finetti, insigne matematico e statistico di fama internazionale. Occorrerebbe, ora, un potente “via…cal” legislativo per disincrostare il ginepraio burocratico-istituzionale del Paese. Il guaio è che la proliferazione di poltrone, specie inutili, è un fenomeno inestirpabile (“hic manebimus optime”, commentò l’ipotesi di dimissioni anticipate dal Quirinale un piccato Pertini). Consola che, almeno, il cal non elargisce indennità ma solo rimborsi per le spese di viaggio (intero biglietto del mezzo pubblico e 1/5 del prezzo della benzina, a chilometro, per il mezzo privato), anche se tra rimborsi e spese di funzionamento, si bruciano comunque alcune decine di migliaia di euro. A cosa serve il cal? A ingrossare le pile di scartoffie e di chiacchiere imposte dalle liturgie parolaie, consociative e pleonastiche, che in Italia hanno una vita rigogliosa quanto letale per la democrazia e per il funzionamento delle istituzioni che, infatti non funzionano, anzi sono incapaci di rispettare persino le leggi che esse stesse si danno, spinte da incontenibili pulsioni imbecillocratiche, come le definì De Finetti che spiegò: “L’imbecillità è un difetto, e come tale va rispettato: chi ne è del tutto immune scagli la prima pietra. Ma il culto dell’imbecillità, no…è una malattia perniciosa, l’imbecillite”. Essa “ingenera un comportamento criminale, l’imbecillismo” che “sfocia nel più allucinante flagello, l’imbecillocrazia. Tutto ciò è“la base più profonda e la manifestazione più appariscente e tangibile della situazione catastrofica e intollerabile di disgregazione e sfacelo dell’intero nostro pseudoapparato statale. Ivi il culto dell’imbecillità ha assunto il ruolo di religione riconosciuta e indiscussa. Ivi è il trionfo dell’imbecillite acuta, dell’imbecillismo consolidato, dell’imbecillocrazia impudente..”! (De Finetti, “Manifesto di battaglia contro il culto dell’imbecillità”, 1965). La battaglia di De Finetti, in Italia, era destinata alla sconfittama il suo Manifesto aiuta a spiegare perché Cantone (Anticorruzione) parla di leggi “criminogene” e le origini della rovinosa parabola involutiva del “pseudoapparato” statale che annovera persino i cal! A cosa servano (rectius, non servano) è intuitivo. Speriamo che, almeno, il sindaco attenda agli inutili impegni presso il cal (come se il daffare per la disperata criticità del Municioppo pennese non gli bastasse..), evitando, semplicemente, di parlarne. Farà più bella figura!

Giovanni Cutilli

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