Vestina Gas, Loreto non decide

PENNE – Gabriele Starinieri ha ritirato il punto all’ordine del giorno del consiglio comunale relativo all’operazione sulle quote della Vestina Gas, messa in piedi in maniera spericolata dal socio di maggioranza (57%) Comune di Penne, bisognoso di incassare per pagare il grande debito verso gli eredi Cutilli.

Il sindaco del Pd di Loreto Aprutino, che detiene il 32% del capitale sociale, intende valutare meglio la scabrosa situazione, incalzato anche dall’opposizione che gli ha fatto capire di muoversi con la massima attenzione altrimenti il carteggio andrebbe alla procura della corte dei Conti. Il patrimonio della Vestina Gas non può essere deprezzato solo dagli intrecci politici esistenti a Penne: è questa l’opinione delle minoranze. Sul piano procedurale, fanno notare a Loreto, qualcosa non quadra poi. Il consiglio di amministrazione della Vestina Gas ha votato le variazioni dello statuto? Solo dopo questo passaggio, l’operazione andrebbe vagliata dai consigli comunali dei soci pubblici e infine dall’assemblea dei soci convocata in seduta straordinaria. Penne ha già dato il proprio via libera, deliberando in consiglio comunale. Disponendo del 57%, in linea teorica e formale l’amministrazione civica pennese potrebbe anche andare avanti da sola. Ma buon senso, politica e ragioneria impongono prudenza, in attesa delle decisioni degli altri due soci pubblici: neppure Collecorvino ha ancora deliberato. Le quote di Vestina Gas srl che Penne ha collocato sul mercato a 793 mila euro hanno dunque trovato un acquirente. Si tratta di una società milanese, la Levigas spa socia della Augusta Ratio spa, ad aver formulato la proposta di acquisto del 12% messo sul mercato per debiti dal Comune di Penne. “Non ce ne saremmo mai privati, come abbiamo scritto alla corte dei Conti, perché per noi la partecipata sul gas è strategica poiché garantisce sostegno finanziario al Comune”, ha commentato il 15 marzo nell’assemblea dei soci della srl tutta pubblica il vice sindaco di Penne, e aspirante sindaco, Ennio Napoletano. Tutto ruota attorno ai diktat dell’impresa meneghina sbucata a sorpresa nella privatissima trattativa, poiché intende contare qualcosa: vuole entrare nel consiglio di amministrazione della Vestina Gas e poter acquisire pure il diritto di prelazione alla pari dei soci pubblici. Una prelazione che le consentirebbe di guidare l’assalto all’11% delle quote, cioè tutte, che Collecorvino ha deciso di cedere un anno fa, ma a dicembre scorso il tentativo di asta pubblica è andato male. Lo scopo è di garantirsi fondi da investire sul proprio territorio. Resta da capire a quale prezzo: perché Antonio Zaffiri, sindaco uscente e candidato per il bis, ha in mano una perizia, operata prima di Penne, che gli dice quanto vale il suo pacchetto di quote, e cioè un milione e 429 mila euro. Che di certo la cessione clamorosamente annacquata del 12% messa in scena a 793 mila euro da Penne, non gli permetterà di incassare. “Il Comune di Penne ci ha danneggiato!”, aveva sottolineato a Lacerba nel dicembre scorso il primo cittadino corvinese. Ai microfoni Rai a fine 2015 arrivò persino ad annunciare di voler comprare le quote messe in saldo da Penne. “Non può: ha più debiti di noi”, gli replicò, senza sapere di cosa si parlasse, sempre dalla Rai, il suo collega Rocco D’Alfonso. Una bella pantomima. Vestina Gas srl dunque dovrà cambiare la sua configurazione giuridica: da società tutta pubblica a mista con l’ingresso di un socio privato. Alla fine di un vorticoso giro di consultazioni, di interessi manifestati (ottobre 2015, Heracomm Marche), di tentati acquisti (dicembre 2015, la marchigiana Edma srl, socia di minoranza della pennese SIG spa), partito l’estate scorsa, di forzature ed acrobazie giuridiche ai limiti, oltre che di dichiarazioni grottesche (“Vestina Gas è stata troppo valutata”, disse Lelio Di Simone, il presidente!), con il beneplacito di un’opposizione silente, il Comune di Penne potrebbe riuscire a pagare il debito alla famiglia Cutilli per l’esproprio dei terreni del Carmine dove fu costruito in gran parte il centro socio sanitario di proprietà della Asl di Pescara; contro la quale, e la Regione, l’ente locale pennese sta tentando una rivalsa affidandosi all’avvocato Ugo Di Silvestre. Penne allora cerca di evitare di vendere l’intera partecipazione societaria di maggioranza nella srl, limitandosi forse ad incassare solo 793 mila euro dopo l’ulteriore svalutazione di un quarto della perizia di stima operata sulla Vestina Gas e firmata dal commercialista Tony Di Nino. Con la delibera del 10 marzo, l’uscente giunta di Rocco D’Alfonso ha dichiarato il vincolo di destinazione sui fondi, ovvero non girabili ad altri creditori, che saranno perciò incassati solo dagli eredi Cutilli fin troppo pazienti: hanno preso atto della prima sentenza favorevole, e dunque subito esecutiva, sin dal 2004 resa definitiva a Pasqua del 2015. Al Comune pennese, entro fine mese, c’è da votare il consuntivo 2015: senza la vendita e con altri buchi annunciati, il disavanzo si aggirerebbe sul milione di euro. La nuova amministrazione il 6 giugno ripartirebbe da questa voragine. L’ennesima.

Articoli correlati

Pin It on Pinterest

Share This