Un bilancio “ortopedico” più che tecnico, ingessato com’è, quello approvato dall’assise civica di Penne, ieri, 28 luglio. Forse un po’ pure balneare, come già s’era intravisto! Un consiglio comunale alla camomilla, quello che l’ha approvato, e nel segno della “continuità” col passato, muovendo dall’«eccellente» lavoro sui conti comunali che la nuova amministrazione ha dato atto alla precedente di aver svolto.
Un salamelecco doroteo che non si rigustava da decenni. Qualcuno sarà entrato in crisi d’identità elettorale, pure con qualche senso di colpa, nel dubbio di aver interrotto l’«eccellente» lavoro per affidarlo a chi l’eccellenza la deve ancora dimostrare! Bizzarrie della politica politicante! Sui numeri, nessuna grande novità. Tasse comprese, sono, più o meno, la fotocopia di quelli del 2015, con qualche debito transitato da una posta a un’altra, qualche credito risistemato alla bene e meglio e con i debiti fuori bilancio rigorosamente in lista d’attesa. Quelli della Stamberga, sono milionari. Entro qualche lustro, li riconosceranno! La corte dei conti di essi dice che sono la causa di bilanci “non veritieri”, cioè falsi, ma, trattandosi di pubblica amministrazione, il linguaggio è compunto e, comunque, è quasi un complimento. Tutte le anime belle e i babbei della legalità abboffavano la guallera a milioni d’italiani, in anni passati, con il falso in bilancio ma del falso che percola dai bilanci pubblici non s’interessa nessuno. Col risultato che anche i pennesi, già pieni di guai, concorrono a ripianare la voragine di debiti del Comune di Roma, per la parte accollata a tutti gli italiani, pari a 300 milioni l’anno, provocata dalla ‘criminalità disorganizzata’ pubblica, costituita dalla ‘cooperativa a delinquere’, politici-burocrati, che pasceva alla greppia di Pantalone. Più interessanti le notizie date in consiglio sulla costruzione della nuova scuola “M. Giardini” aperta, s’è appreso, a «tutte le soluzioni sono possibili», al di là del bilancio che la dà pronta già a gennaio 2018. Insomma, come tutte le opere pubbliche a Penne, se non diventano un thriller non piacciono. Altra notizia è che la situazione del servizio di raccolta dei rifiuti è «drammatica». Oddio, i cittadini lo avevano ben intuito con la diffusissima sporcizia e la cacca dei piccioni divenuta da tempo un elemento ornamentale di molte strade e vicoli. S’è pure evidenziata la previsione, a cura della vecchia amministrazione, svegliatasi dal letargo sul problema, di un «abbattimento, non fisico» dei piccioni. La nuova amministrazione avrebbe invece preferito rimettersi in letargo sull’argomento e tenersi il guano. E’ anche emerso che le due ditte di gestione del servizio litigano tra di loro e se ne vogliono andare. Il comune starebbe controllando il loro operato. Non si capisce tuttavia a che pro, visto che le violazioni contrattuali sono di una evidenza palmare, riscontrabili per facta concludentia (mastelli, lavaggio mensile delle strade, trasponder, ecc.) ma col comune di Penne è fatica sprecata anche appellarsi all’evidenza, tant’è che su quei facta tacevano i vecchi amministratori e continuano a tacere anche i nuovi. Quello che s’è capito chiaro in consiglio da vecchi e nuovi amministratori è che è tutto un pollaio di litigate, tra le due ditte e tra loro e il comune. Da due anni! In compenso, a proposito di pulizie, si è registrata l’unanimità su un emendamento del Pd volto ad assicurare la pulizia dei Musei del Polo museale pennese. Altra conferma è stata quella che pareri di ispettori ministeriali e revisore dei conti e, soprattutto, le leggi, non determinano, per il comune di Penne, una condizione di necessità, dunque precettiva, un obbligo insomma, ma, come accadeva a Napoli per il rosso dei semafori, un consiglio, un’esortazione. Per questo, l’amministrazione non si preoccupa della pervicace violazione di tutto il violabile, non dismettendo subito le quote di Vestina Gas. E’ convinta che «non c’è necessità di vendere fino a quando l’amministrazione non avrà le idee chiare»! Si accanisce a voler trovare un modo per superare il trappolone, avallato dalla vecchia amministrazione, della supermaggioranza pretesa nello statuto dal socio privato al suo ingresso nella compagine sociale del 90%, per le decisioni societarie più rilevanti. Finché non l’avrà capito, pareri o non pareri, legge o non legge, le quote se le tiene, tanto al comune nessuno gli abboffa la guallera, tranne Lacerba che, però, gli fa solo ridere. Ma, si è assicurato, tutto si farà nella trasparenza, a cui l’amministrazione, «al di là delle polemiche politiche» tiene molto. Ammette «gravi ritardi» e «molte carenze» ma si rimedierà «a breve». Una torva e insieme comica espressione, se accostata alla trasparenza del comune di Penne! Nella sezione ‘Amministrazione trasparente’ del sito web del comune, dove si fa prima a contare i documenti pubblicati che quelli omessi, in diverse sotto-sezioni di I e di II livello, miseramente vuote di atti, si legge “disponibile a breve” e la data del 9 aprile 2014! Figuriamoci quell’«a breve» quanto sia rassicurante! Un comune che non riesce a pubblicare neppure il proprio Statuto sul sito dell’ente (ammesso che disponga del suo testo aggiornato) e che pubblica ordinanze fantasma, le “non-ordinanze”, come riaccaduto una decina di giorni fa, la trasparenza non sa neppure dove stia di casa! E lasciamo perdere, benché si possa oscillare tra l’omissione o il rifiuto di atti d’ufficio e la violenza privata, la prassi, consolidatissima e maleducata, prima ancora che illegittima, di non rispondere ad atti legalmente tutelati, dei quali la legge, in relazione al procedimento di ognuno dispone che “deve concludersi con provvedimento espresso e motivato nel termine di trenta giorni”! D’altronde, parliamo pur sempre di un comune i cui organi collegiali, giunta e consiglio comunale hanno approvato gli atti di bilancio fuori da ogni termine dato. E’ stato anche riferito in consiglio che c’era la spada di Damocle della ‘diffida’ del Prefetto che chiedeva l’approvazione del bilancio «in tempi ragionevoli» (sic) !!!! Siamo alla rivoluzione del diritto amministrativo, anzi è il ripudio del civil law e il tripudio del bureaucratic law! Scaduti tutti i termini prefissati dalla legge per l’approvazione del bilancio, rimarrebbero in piedi quelli “ragionevoli”. Sicuramente, saranno previsti in un non-comma aggiunto al non-Testo unico (unico in tutti i sensi!) delle Stamberghe del Paese delle Meraviglie. Per il resto, niente di rilevante, solo l’aumento di tasse, provocato dal governo per compensare le minori entrate sulla prima casa, a carico dei concedenti, in comodato gratuito, a parenti stretti, di immobili utilizzati come prima abitazione. Renzi-Padoan hanno limitato a pochissimi casi la detrazione prima riconosciute ai concedenti. Un consiglio comunale dove non c’è stata emozione alcuna, “mangh’ nu fricceche, mangh’ nu vrulle”! Grigiore e opacità hanno ammantato l’esposizione di cifre che, trattandosi di un bilancio pubblico, hanno anche un’insignificanza intrinseca, valgono quel che valgono. Lo chiamano bilancio armonizzato! Chi sia il buontempone che s’inventa queste castronerie terminologiche non si sa ma assomiglia a colui o color che hanno adottato il comico linguaggio meteorologico con Neroni, Attila, Caronti e tutto lo stronzario esibito dai mestieranti più felici al mondo, dalle fregnacce autorizzate, se sbagliano nessuno gli può dire nulla! Nei comuni non ancora si riesce compiutamente ad emularli ma sono sulla buona strada!
Giovanni Cutilli