TANTA FATICA PER NIENTE

Con un risultato abissale di 20 punti di differenza a favore del NO, il voto popolare ha bocciato la proposta renziana o forse è più giusto dire ha bocciato Renzi ed il suo governo.

Ma nonostante questi avesse ripetutamente detto: “se vince il NO lascio/lasciamo governo e politica perché noi non siamo attaccati alla poltrona”, il 5 dicembre, al sorgere del primo sole, dopo il referendum, l’apocalisse è stata sospesa e, con la complicità di Mattarella, in tempi rapidi, come mai s’era visto prima, si è dato il via ad un nuovo governo, quello Gentiloni, che appare, anche ai più disattenti e sprovveduti, un governo Renzi-bis. Così, come spesso accade in politica, ci s’accorge che il voto popolare non sempre è destinato a cambiare qualcosa. Si potrebbe tranquillamente dire che la vittoria del NO, e di chi tanto si è affannato per raggiungerla, si è tradotta in una “vittoria di Pirro”. Gli attori sono i soliti e, questa volta, non hanno fatto nemmeno finta di voler cambiare.

Nel “nuovo” governo sono confermati tredici ministri uscenti, tre dei quali cambiando ministero. Due sole le new-entry: Anna Finocchiaro, che di nuovo ha ben poco, e Valeria Fedeli, alla quale è stato affidato il ministero dell’istruzione, forse perché, proprio dichiarandosi falsamente laureata, ha dimostrato di essere la più consapevole dell’importanza di avere una istruzione di livello superiore.

Siamo alle solite, la poltrona piace a tutti, belli e brutti che siano, e, con la scusa della legge elettorale e magari di qualche altra riforma, chissà per quanto ancora se la terranno ben stretta, considerato che nell’ultimo ventennio, scimmiottando e rincorrendo le leggi elettorali spagnole, francesi e tedesche, nella vana speranza accontentare partiti e coalizioni varie, si è passati dal Matterellum al Porcellum per arrivare all’Italicum e quindi tornare, forse per ingraziarsi l’attuale presidente della repubblica, al Mattarellum, anche questo bis.

In conclusione, dopo questo nuovo esito elettorale, viene da chiedersi, a prescindere dal voto espresso, cosa sia cambiato e cosa, inoltre, cambierà dopo le prossime elezioni vicine o lontane che siano.

In proposito, viene in mente la favola di Fedro “L’asino e il vecchio pastore”. Un pastore, all’arrivo di guerrieri nemici, fremette impaurito mentre l’asino rimase di una calma serafica e non se n’è preoccupò più di tanto ben sapendo che, qualunque fosse stato il padrone, a lui sarebbe toccato comunque di portare IL BASTO.

Antonio Giannetti

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