Penne: Toppeta (PD) annuncia querele. «Temo per la mia famiglia»

PENNE – Botta e risposta tra il consigliere comunale del PD, Daniele Toppeta, e il Comitato “Penne Unita”. Questa volta, l’esponente dei democrat ha annunciato che querelerà i membri del comitato cittadino, perché – ha dichiarato a un sito internet locale – avrebbe ricevuto intimidazioni. Non fai i nomi.

Toppeta, poi, se la prende anche col Presidente del Consiglio comunale, Gabriele Vellante, che, durante i lavori dell’ultima seduta dell’assemblea civica, convocata per approvare il piano sosta, non ha chiesto l’intervento della forza pubblica al fine di obbligare i cittadini che protestavano a lasciare l’Aula. Ecco la nota del consigliere comunale del PD. «Rispetto a quanto affermato da questi sedicenti e anonimi comitati cittadini “Penne Unita” credo debba ai miei concittadini e ai miei elettori e al mio partito qualche chiarimento: ci vuole proprio la faccia tosta e l’arroganza per citare articolo 21 della Costituzione, che riguarda la liberta di pensiero, da parte di chi è venuto in Consiglio comunale e con una gazzarra ignobile ha cercato di interrompere illegalmente i lavori del Consiglio stesso quando l’aula a rigor di legge doveva essere sgomberata. In particolare le urla e le interruzioni hanno preceduto e accompagnato il mio intervento tanto che ho dato mandato ad un legale per vedere se si può configurare il tentativo di intimidazione nei miei confronti. Confido nella correttezza della maggior parte dei cittadini pennesi ma se dovesse succedere qualcosa a me o alla mia famiglia qualcuno, sobillato e sobillatore, che pratica l’illazione e il pettegolezzo, al posto della politica, dovrà pur pagare. Non ho offeso nessuno e sono sempre rispettoso di tutti da sempre, la Costituzione Italiana, la conosco, la insegno e soprattutto la pratico nella mia vita, da cittadino e oggi da consigliere comunale e anzi mi piacerebbe un tavolo di discussione pubblico su questi temi. Ho detto sempre la verità asserendo che le 4.000 firme nessuno le ha viste e comunque 4.000 o 10.000 firme non possono sostituirsi alle decisioni di un Consiglio comunale o a quello regionale o al Parlamento. Se avvenisse ciò saremmo alla morte della democrazia e all’anarchia come appunto è scritto nella Costituzione Italiana». «Detto ciò – conclude pacatamente – ribadisco la mia disponibilità a chiarire ogni aspetto della vicenda con chiunque sia in buona fede, guardi i fatti e non creda a tutte le falsità politiche e personali che continuano ad andare in giro da tempo».

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