PENNE – E’ l’icona del centrodestra pennese. Dal 2006, prima come segretario di Forza Italia e poi come coordinatore del Pdl, Antonio Baldacchini, operatore specializzato del 118, cinquant’anni, è sempre stato impegnato in prima persona a promuovere a Penne la rivoluzione liberale del Cavaliere di Arcore.
Un impegno, che, tuttavia ha fruttato poco al leader del centrodestra pennese. Mai eletto, sempre sconfitto. Alle provinciali del 2009, con il vento a favore, fu candidato per il Pdl nel collegio di Penne (nonostante fosse il più votato, nell’attribuzione dei seggi, la sua percentuale è risultata bassa) ma non riuscì a centrare il bersaglio. Alle ultime elezioni amministrative, invece, è giunto secondo nella graduatoria della lista civica “Penne Nuova” del candidato sindaco sconfitto, Gino Bianchini; è il primo dei non eletti. Come dire: il futuro di Baldacchini ora è segnato. Secondo i rumors, il coordinatore pennese e membro del direttivo provinciale del Pdl, sarebbe inviso anche a una parte del partito, quello pilotato da Pina Tulli, moglie di Gianni Bianchini, farmacista, detto il “notaio”, che vorrebbe – dicono – sfilare a Baldacchini la guida del Pdl. A sostenere la Tulli nell’operazione chirurgica, ci sarebbero anche Vincenzo Di Simone, Angelo Giammarino, Camillo Savini, Tiziano Petrucci ed Emidio Camplese. Insomma, tutti. Intanto, Baldacchini resiste e da solo guarda al futuro. Forse è rimasto l’unico ancora a vivere e difendere il partito; è l’unico che ogni giorno sforna un comunicato per denunciare i disastri del centrosinistra pennese. Anche in questo caso è l’unico.