Patto di stabilità stretto per Penne e Loreto

PENNE – In altri tempi, un errore così grossolano avrebbe comportato le immediate dimissioni dell’assessore comunale al ramo.

Succede che a Penne, un Comune le cui casse sono vuote e i cittadini sono tartassati da una pressione tributaria stellare, l’assessore alle finanze, Valeria Di Luca, Pd, dimentica anche di partecipare al bando regionale per guadagnare margini di investimento che, invece, il patto di stabilità tiene saldamente bloccati. Tecnicamente, si chiama “Prospetto di determinazione e assegnazione degli spazi finanziari del patto di stabilità verticale della Regione”, con il quale i Comuni, che hanno disponibilità finanziaria in cassa, possono sforare il budget prestabilito per legge e pagare i creditori. Non sono fondi a pioggia, bensì vincoli. E così, il Presidente della giunta regionale, Gianni Chiodi, invia una mail ai 55 potenziali Comuni abruzzesi, cioè a quei municipi che hanno una popolazione superiore a 5 mila abitanti e sono soggetti ai vincoli del patto di stabilità, e li invita a presentare una domanda in cui devono elencare i residui passivi registrati nel 2012 per stabilire lo spazio di ampliamento del patto di stabilità. A disposizione, la Regione investe circa 25 milioni 700 mila euro. Il termine ultimo è il 7 settembre. Ci sono pure le ferie (il d.l. 95/2012, infatti, viene pubblicato il 14 agosto), ma la mail del dirigente della Regione viene ignorata. E così, al bando regionale, rispondono solo 40 Comuni, e tra i 15 assenti, ci sono i Comuni di Penne e Loreto. Evidentemente, l’assessore comunale al bilancio, Valeria Di Luca, affaccendata tra perenni proiezioni contabili sull’Imu e la soddisfazione di avere approvato la manovra finanziaria comunale, si è dimenticata di inoltrare la domanda. Badate: non ci sono vincoli da rispettare, gli spazi sul patto di stabilità vengono assegnati in base a una percentuale sul totale dei residui passivi. Una dimenticanza che ha fatto perdere la possibilità al Comune di Penne di sforare il Patto di stabilità interno, e dunque, elargire fondi per pagare i creditori (sempre se in cassa ci sono soldi da spendere!). Avrebbe garantito così investimenti e, inoltre, per molti creditori, sarebbe stata una manna dal cielo. Cosa accadrà ora? Per il momento pagano solo i cittadini: con l’Imu, la Tarsu, l’addizionale comunale…

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