PENNE – Ucciso dai pennesi nell’urna, il partito democratico esibisce ancora la consueta vitalità negli atti di gestione disponendo delle risorse umane al posto giusto nel Comune. Gli esempi abbondano. Per stare a quelli più recenti: si passa dalla relazione ispettiva del ministero dell’economia, nascosta all’ex consiglio comunale ed alla cittadinanza dal già sindaco e dalla segretaria generale ancora operativa Francesca Vecchi (il verbale ministeriale indirizzato alla corte dei conti e al governo è approdato il 22 marzo alle 13,05 nel protocollo dell’ente, scoperto da Lacerba a fine maggio), viste le serissime irregolarità segnalate, alla discarica di Colle Freddo che va bonificata con la massima urgenza pena la perdita anche dei fondi.
Prima dello scorso Natale, il governo ha infatti diffidato il Comune a concludere i lavori entro fine agosto prossimo. Si tratta di un’opera pubblica pari a 3 milioni 215 mila euro complessivi. Giova elencare, per una migliore comprensione del contesto politico-amministrativo pennese, qualche passaggio chiave della vicenda di quest’ultima opera. Il 26 maggio 2015 il Comune sottoscriveva la convenzione con la Regione. Il 17 dicembre dello stesso anno, l’ingegner Antonacci firma la determina per l’indizione della gara, riapprovandone i prezzi e il quadro economico molto sostanzioso. In quella stessa determina è omesso però di indicare l’atto iniziale di affidamento dell’incarico professionale così come manca il nome di chi esegue l’aggiornamento dei prezzi. Si arriva al 10 gennaio del 2016 allorquando la gara assegnava alle ditte partecipanti al bando un periodo per presentare il progetto esecutivo pari a 21 giorni; per aggiornare il prezziario invece la struttura comunale o chi per essa aveva impiegato ben sette mesi. Eppure per ottenere il finanziamento, l’ente aveva dichiarato di possedere il progetto esecutivo e cantierabile. Il 26 maggio scorso, a dieci giorni dalle elezioni, l’impresa Delta Lavori spa di Sora si è aggiudicata i lavori di 2 milioni e 464 mila euro: c’è però un ricorso al Tar della Deco, a breve la sentenza (Giulio Cerceo è il legale del Comune). Già nel maggio 2011, a pochi giorni dalle precedenti elezioni, si insediava il pool di progettisti formato dall’ingegner Piero Antonacci del Comune, dal geologo Paolo Di Norscia, dall’ingegner Emidio Marroncelli con studio a Guardiagrele e dalla dottoressa Alessandra Marroncelli di base a Lanciano. 8000 gli euro per le prime spese come si legge nella determina di Donato Valori, all’epoca a capo del settore tecnico-ambientale, poi tornato saldamente nella mani di Antonacci. Nel 2012, questi ne diventava responsabile unico del procedimento e da quest’anno anche presidente della commissione di gara, insieme con il geometra del Comune di Loreto Aprutino. Le spese tecniche di progettazione nel quadro economico del 17 dicembre 2015 risultano di 120 mila euro: un importo che richiederebbe una gara europea. Invece i compensi dei servizi di ingegneria sono stati spacchettati per mantenersi sotto la soglia dei 40 mila euro e quindi favorendo il ricorso all’affidamento fiduciario come per la direzione dei lavori e sicurezza, collaudo e rilievi. E infatti: a Mirko Musa, esponente del Pd per il quale fu in corsa per la segreteria, è andata la direzione dei lavori per 40 mila euro; all’architetto Daniele Ciancia il coordinamento della sicurezza (30 mila euro), all’architetto Luciano Griffo il collaudo per 15 mila euro e al geometra Elio Ferrante, nipote di Vincenzo uomo forte della Penne Viva del sindaco Semproni, i rilievi topografici per 3.000 euro. I succitati professionisti avevano risposto al bando emanato da Antonacci, ma pubblicato in maniera molto mimetizzata non anche sull’albo pretorio del Comune, ma solo dentro la sezione “amministrazione trasparente” (censurata per l’opacità dall’ispezione ministeriale) e con un percorso da capogiro degno della migliore matrioska… e dalle ore 16 del 16 maggio con la bruciante scadenza di 4 giorni dopo.