La doccia scozzese delle dichiarazioni del sindaco di Penne ad un quotidiano locale, in difesa dell’Ospedale San Massimo, s’è conclusa con l’indicazione di inedite prospettive. Finalmente, un cambio di rotta, dopo anni di stupidaggini inanellate nell’individuare (o nel far finta di individuare) l’interlocutore “giusto” per difendere il San Massimo.
Lacerba diverse volte aveva cercato, finora invano, di spiegare che parlare con istituzioni e personaggi (a volte “personaggetti”) locali è un’imperdonabile e deleteria perdita di tempo. Infatti, mentre si snodavano cortei fuoriporta e ci si chiacchierava addosso, a Roma impartivano precise istruzioni per l’attuazione del “decreto Lorenzin”, l’ammazza-San Massimo. Alla buon’ora, il nuovo sindaco di Penne s’è convinto d’invertire strategia! Non senza aver, però, fatto piovere sulla testa dei pennesi una prima doccia fredda con una sua intervista in cui annunciava: «Dovrò vedermi a breve con il manager Mancini. Non mi piace la soluzione di un ospedale di area disagiata..» (Il Centro, venerdì 17 giugno scorso). Quella degli incontri con soggetti locali (i due di coppe quando la briscola è a spade) era una replica, sorprendente, sconsolante e noiosa di inutili e analoghe esperienze. Lacerba, nel commentare, il successivo 21 giugno, un incontro, su temi analoghi, di sindacati col manager della Asl ribadiva, opportunamente, l’inutilità, anzi l’effetto deleterio di quegli incontri perditempo indifferenti al “fattore decisionale”. I commenti erano sì indirizzati a suocera (i sindacati) ma perché, soprattutto, nuora (il sindaco di Penne) intendesse, dopo quel suo passo falso nell’intervista. Sia come sia, ieri 26 giugno, il sindaco ha annunciato un incontro con l’assessore regionale alla sanità [ovviamente inutile, trattandosi del due di coppe quando la briscola è a spade, per via del commissariamento della sanità (la Giunta Chiodi, per 4 anni, è stato senza l’inutile assessore al ramo..)] ma, quel che conta, anche con la Ministra della salute! Fuocherello! Finalmente, ci s’avvia sulla strada giusta! Una decisione, è da temere, irrimediabilmente tardiva ma, almeno, sul piano della testimonianza, corretta. Dopo tanti anni, finalmente, si insegue il “fattore decisionale”. Rimane, ora, però, qualche accomodamento di rotta. Speriamo, cioè, che l’incontro sia sollecito ma preparato con cura. Il decreto 70/2015, “decreto Lorenzin”, che “condanna” il San Massimo, non è il frutto di un colpo di testa della Ministra. Lei lo ha solo firmato ma era già pronto dal 2012 (Lacerba ne diede già conto). Il decreto, infatti, è ancorato a presupposti giuridici (leggi 400/1988 e 311/2004; decreto-legge 95/2012, i principali) ed è stato redatto avvalendosi della collaborazione di una Commissione istituita per legge (d.l. n.63/2002) e riunitasi due volte, nel 2012, ed è stato adottato “previa intesa” (così come sentenziato nel 2006 dalla Corte Costituzionale, sent. n.134) con la cosiddetta Conferenza Stato-regioni. Questi “paletti”, valgono anche per la Ministra e ne erodono l’autonomia decisionale. Bisogna, allora, avere chiaro in testa cosa chiederle. Certamente, non quello che è scritto nel programma di “Penne Viva” sulla sanità (addirittura due “ospedali”!!!), perché fuorviante e chimerico (come argomentato in “Sogno o son desto?”, Lacerba n. 4, 16 maggio 2016). Di fatto, l’unica ipotesi praticabile è l’“Ospedale sede di Pronto Soccorso”, previsto nel punto 9.2.1 dell’allegato 1 al decreto 70/2015 (anche se al San Massimo mancherebbero due requisiti, ma se ne potrebbe, almeno, parlare). E’ una soluzione che non contrasterebbe con il decreto 70 né con i lavori della Commissione né, soprattutto, con il deliberato della Conferenza Stato-regioni e vi si allineò (in qualche modo..) anche il Consiglio comunale di Penne del 13 ottobre 2015. Implicherebbe, invece, solo un riassestamento del “Piano della rete ospedaliera dell’emergenza”, previsto dal decreto 70/2015. Oltre questa precisazione di merito appare assolutamente indispensabile che nella difesa del San Massimo sia coinvolto non solo l’Esecutivo (Ministra Lorenzin) anche il legislatore. Intanto, per dare un’indubbia autorevolezza all’iniziativa, ma anche per assicurare ad essa un importante supporto che, se necessario, potrebbe esplicarsi in una mozione parlamentare o, eventualmente (anche se molto meno probabilmente), in un intervento legislativo volto a superare le criticità che, in relazione alle zone interne come l’Area Vestina, la programmazione sanitaria ex decreto 70 determina. A questo scopo, è essenziale un invito del sindaco di Penne, meglio se assieme ai colleghi Vestini, a tutti i parlamentari d’Abruzzo (in primis, ovvio.., della provincia di Pescara) per un incontro urgente, anche a Roma stessa, ospiti della sede di rappresentanza della Regione, per concordare una comune e immediata azione verso la Ministra Lorenzin. Tutto ciò non garantirebbe nulla ma, almeno, sarebbe un percorso istituzionalmente corretto, completo e autorevole, al più alto livello. Un incontro solitario con la Ministra, pur se ottenuto, sarebbe poco più che un incontro di cortesia. E Penne non più bisogno di parole, seppur cortesi, ma di fatti. Per questo, va scongiurato che dal fuocherello della giusta direzione intrapresa per l’estremo tentativo di difesa del San Massimo, ci si rituffi nelle gelide e dispersive acque dell’inconcludenza. Sperem!
Giovanni Cutilli