Giudice di Pace: Solini, «Abbiamo ancora margini per salvarlo»

PENNE – L’amministrazione comunale di Penne non intende perdere l’ufficio del giudice di Pace. E gioca l’ultima carta: approfittare dei tempi burocratici per l’entrata in vigore della riforma per racimolare fondi.

Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto legislativo 156/2012, lo scorso 13 settembre, il dicastero di Via Arenula non ha ancora diramato le circolari (o decreti attuativi ministeriali) con i quali programmare la riorganizzazione degli uffici giudiziari. Una valanga di fascicoli in attesa di essere trasferiti da una sede all’altra, giudici che non sanno ancora quando e dove fissare la data delle udienze, mobilità del personale amministrativo e il reperimento di spazi presso le sedi centrali. I tempi, dunque, sono biblici e le proroghe saranno ancora diverse. Intanto, l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Rocco D’Alfonso, torna sulla vicenda del giudice di Pace, e precisa. «L’amministrazione D’Alfonso è seriamente impegnata per cercare di scongiurare quello che sarebbe un vero e proprio danno per la Città di Penne e per l’intera Area Vestina se la soppressione dell’Ufficio del giudice di Pace si concretizzasse realmente – spiega l’assessore comunale alla Comunicazione istituzionale, Paride Solini – A tal proposito, tra le iniziative intraprese per cercare di scongiurare la chiusura, il sindaco Rocco D’Alfonso ha organizzato una riunione tenutasi martedì 30 ottobre 2012, con tutti i sindaci dell’area vestina, per la quale è stato redatto un apposito verbale, nel quale i primi cittadini hanno manifestato la loro volontà di mantenere l’Ufficio del Giudice di Pace a Penne. Ci sono, dunque, ancora dei margini di speranza per lavorare e cercare di evitare la chiusura di questo importantissimo Ufficio giudiziario ed è quello che l’amministrazione comunale sta cercando di mettere in pratica seppur in un contesto di grave crisi economica che limita le possibilità di investimenti per farsi carico delle spese necessarie per il mantenimento dell’Ufficio del giudice di Pace». «Pertanto la preventivata chiusura dell’Ufficio potrà essere presa in considerazione solo se entro i due mesi successivi alla data di pubblicazione del decreto sul bollettino del ministero, che a tutt’oggi, non è avvenuta – osserva Solini – l’amministrazione locale non dovesse presentare una richiesta ufficiale di mantenimento dell’Ufficio del Giudice di Pace a Penne garantendo di accollarsi le spese di gestione della struttura, delle utenze e del personale». Al di là dei decreti, c’è da fare una considerazione: un atto amministrativo è un impegno istituzionale che l’esecutivo esterna. E finora, verso questa direzione, nulla è stato fatto, a differenza di altri Comuni italiani che non hanno aspettato l’ultimo secondo.

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