FONDAZIONE PAOLO VI: OMBRE SUL FUTURO, CHIEDIAMO CHIAREZZA E CELERITÀ

Ormai da tempo la Fondazione Paolo VI è alla ricerca di una nuova sede che possa garantire un servizio ottimale per tutti i suoi utenti. Stiamo parlando di circa 15.000 prestazioni sanitarie, 5.000 prestazioni sanitarie domiciliari e circa una trentina di posti di lavoro, non proprio pochi, un servizio fondamentale per tutta la collettività vestina. La passata amministrazione, a giugno 2016 ed in accordo con la Fondazione Paolo VI e Regione Abruzzo, aveva individuato i locali dell’ex convento della chiesa del Carmine quale struttura adatta ad ospitare tanto l’attività riabilitativa ambulatoriale svolta dalla Fondazione nonché ospitare i pazienti in regime di ricovero semi-residenziale. Quindi la necessità di una nuova sede era ed è tutt’ora di attualità e di prioritaria importanza. Il Sindaco Mario Semproni e l’assessore comunale Giuseppina Tulli (all’epoca direttrice del Centro San Massimo, n.d.r.) sono alla ricerca di “idonei locali tesi ad attivare le attività di natura sociale di cui si argomenta” almeno da luglio 2017, così come affermato da Marco Pagniello, direttore generale della Fondazione Paolo VI. Ricerca che però non ha praticamente prodotto alcun risultato. Tuttavia, il Vescovo di Pescara-Penne, Monsignor Valentinetti, ha predisposto un progetto per la realizzazione della nuova sede della Fondazione Paolo VI in C. da Ponte Sant’Antonio a Penne. Un progetto all’avanguardia, totalmente finanziato dalla Fondazione stessa, che garantirebbe una struttura unica nel suo genere nel territorio vestino, con una piscina da quasi 600 mq, sicura dal punto di vista sismico, facilmente accessibile per il personale e gli utenti, compatibile dal punto di vista ambientale e con la possibilità di utilizzare pannelli fotovoltaici per il fabbisogno energetico. Senza considerare il fatto che ci potrebbe essere la possibilità di realizzare, in accordo con tutte le istituzioni interessate e competenti, anche uno spazio adeguato ad ospitare i ragazzi affetti da disabilità grave e gravissima in regime di semi-residenzialità. Visto e considerato che la giunta comunale sembra non preoccuparsi del fatto della necessità della costruzione di un centro diurno che permetterebbe a questi ragazzi di avere l’assistenza sociale della quale necessitano e quindi del destino di questi. Il Comune di Penne si permette anche il lusso di non partecipare ai tavoli operativi indetti dall’Ambito Sociale Vestino proprio per cercare una soluzione a questo problema che presto si ripresenterà. Dunque, un vero e proprio gioiello per la Città di Penne, che potrebbe anche incrementare i numeri delle proprie prestazioni e creare ulteriori posti di lavoro. Progetto che sicuramente avrebbe il benestare di tutte le forze politiche e sociali, oltreché rappresentare una realtà della quale Penne non potrebbe e dovrebbe fare a meno. Il Sindaco Semproni, dopo quasi un mese nel quale ha tenuto chiuso nel cassetto il progetto del nuovo centro della Paolo VI, ha deciso di delegare all’urbanistica l’assessore Tulli, la quale ha risolto un contratto di lavoro con la stessa Paolo VI per motivi a tutt’oggi sconosciuti. Sembrava che dunque si stesse smuovendo qualcosa ed invece apprendiamo, sconcertati, che il neoassessore all’urbanistica Tulli ha deciso di ritardare di almeno 3 mesi la valutazione della fattibilità del progetto. Una scelta folle che rischierebbe di far fuggire la Paolo VI da Penne.  Vi è collegamento tra l’assegnazione della delega all’urbanistica all’assessore Tulli e l’iter di approvazione del progetto della nuova sede del Centro San Massimo della Paolo VI? Perché si vuol ritardare la realizzazione di questo centro unico nel suo genere per l’area Vestina? Domande che impongono una risposta immediata, ma soprattutto una soluzione prima che sia troppo tardi per tutti. Non è una battaglia politica ma una questione di dignità.
 
Andrea Vecchiotti, Segretario Partito Democratico- Circolo di Penne

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