Tutti prosciolti, per intervenuta prescrizione, gli imputati del processo “Mare-Monti”. Restano in piedi gli illeciti amministrativi che chiamano in causa le società e gli enti coinvolti.
Il processo, in corso nel tribunale collegiale di Pescara, riguardava la mancata realizzazione della Strada Statale 81 che doveva collegare Penne con la costa adriatica, la cosiddetta Mare-Monti, e la perizia di variante approvata dalla Provincia di Pescara, allora presieduta da D’Alfonso, che secondo l’accusa avrebbe favorito i Toto permettendo loro di realizzare la strada, senza le necessarie autorizzazioni, all’interno della riserva naturale del lago di Penne.
L’inchiesta, risalente al 2008, vedeva Luciano D’Alfonso accusato di falso e truffa, per fatti riconducibili al suo incarico di presidente della Provincia, ricoperto tra il 1995 il 1999.
Secondo l’impianto accusatorio, delineato dal pm Gennaro Varone, l’appalto per la realizzazione della strada Mare-Monti sarebbe stato stravolto con l’obiettivo di renderlo vantaggioso per l’impresa Toto Costruzioni Spa.
Gli altri imputati, che insieme all’attuale governatore d’Abruzzo e agli esponenti della famiglia Toto erano accusati, a vario titolo, di corruzione, truffa aggravata, falso ideologico e concussione, erano il progettista della strada, Carlo Strassil, il responsabile del procedimento ed ex provveditore alle opere pubbliche della Regione Toscana, Fabio De Santis, il commissario straordinario Valeria Olivieri, il componente del Cda della Toto Costruzioni, Cesare Ramadori, il direttore dei lavori, Paolo Lalli, il dirigente dell’Anas Michele Minenna e Angelo Di Ninno, funzionario incaricato dalla Provincia di Pescara di valutare l’incidenza ambientale della variante.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 30 maggio e alla ripresa del processo l’accusa punterà a dimostrare le responsabilità amministrative delle società e degli enti.