CAMERA CON VISTA SULL’ASSOLUZIONE PER DE VICO

FARINDOLA – Assolto nel merito. Antonello De Vico, ex sindaco, esce senza danni anche dalla corruzione contestatagli nell’ampliamento dell’hotel Rigopiano.

Il fatto non sussiste ha certificato il tribunale di Pescara che avrebbe potuto dichiarare anche l’intervenuta prescrizione, ma ha chiuso il caso con un proscioglimento pieno per De Vico, all’epoca dei fatti solo consigliere comunale di maggioranza; oltre a lui, il suo predecessore Massimiliano Giancaterino, gli ex assessori Colangeli e Marzola, l’allora consigliere Fusaro e gli ex titolari dell’albergo, i cugini Marco e Roberto Del Rosso dell’omonima srl poi fallita nel 2011. I fatti risalgono al 2008 allorché il consiglio comunale di Farindola votò una sanatoria per sistemare l’occupazione abusiva di suolo pubblico con cui l’hotel venne ampliato. L’autorizzazione a sanatoria, sosteneva l’accusa, si basava sul presupposto che l’occupazione non costituisse abuso edilizio per la mancata e definitiva trasformazione del suolo. Sempre secondo il teorema della procura della Repubblica, come corrispettivo gli amministratori comunali dell’epoca si sarebbero fatti promettere e dare utilità. In particolare De Vico e Giancaterino avrebbero ottenuto una promessa di finanziamento per il partito democratico da cui più tardi De Vico uscì per poi farne ritorno e dove milita adesso. Il medico si sarebbe fatto restituire dai Del Rosso la somma di 26.250 euro a fronte di un pregresso debito contratto oltre quarant’anni prima da uno zio dei due albergatori nei confronti del padre di De Vico. Risultavano nella contestazione del Pm Gennaro Varone anche assunzioni di familiari e protetti degli imputati. De Vico ha sempre sostenuto che alla Del Rosso srl venne chiesto il pagamento di un canone congruo per poter procedere all’ampliamento dell’hotel. Fra le parti civili ammesse al processo appena conclusosi, Romano Scarfagna, già sindaco e parlamentare, promotore di un’azione popolare.

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