Premio Penne: intervista a Loriano Macchiavelli

Loriano Macchiavelli, uno dei tre finalisti vincitori della XIV Edizione del Premio Penne Narrativa Ragazzi con “Sarti Antonio e il diamante insanguinato” (Edizioni Sonda) è  nativo di Vergato (BO).

 

L'Autore è uno dei maggiori esponenti della detective story made in Italy, organizzatore teatrale e attore. Deve la fama soprattutto al suo più noto personaggio, il sergente Sarti Antonio della questura di Bologna. Nel 1988 Rai Due ha prodotto 13 telefilm ispirati ai suoi romanzi e ambientati a Bologna e dintorni dal titolo L'ispettore Sarti: un poliziotto, una città. Il personaggio di Antonio Sarti è entrato anche nel fumetto Orient Express. Numerosi romanzi sono stati anche tradotti all'estero.

La motivazione della Giuria tecnica composta da Ferdinando Albertazzi (presidente), Maria Bianchini, Simona Foschini, Elvira Giancaterino (segretaria con diritto di voto) Tina Massa Pizzi e Ezio sciarra) relativa alla scelta del testo è la seguente: “Un giallista di lungo corso raffinato e coltivato mette in pagina una storia catturante per i ragazzi, una vicenda ricca di colpi di scena, limpidezza di trama e indagine psicologica”. Abbiamo cercato di indagare in maniera più approfondita sul suo vizio di scrivere e abbiamo scoperto che…

1. La considerano, a ragione, il nonno del giallo italiano. Ci sintetizzi la passione per questo genere che ha prodotto molte e fortunate pubblicazioni nonché telefilm di successo che hanno lo stesso protagonista del romanzo per ragazzi con cui è arrivato in finale al Premio Penne.

La mia passione per il genere giallo risale, come per tutti quelli della mia generazione, all’ infanzia. Era letteratura cosiddetta popolare e quindi a basso costo e quindi accessibile anche a chi, come me, di soldi da spendere non ne aveva molti. Quand’è arrivato il momento, ho messo a frutto quelle mie letture gialle per costruire un personaggio, Sarti Antonio sergente, che non assomigliasse a nessuno dei tanti eroi dei quali avevo letto le avventure. A proposito di pochi soldi da spendere, confesso che mi arrangiavo come potevo per trovarne. Ecco qua: ero, assieme ai miei compagni di giochi, uno dei tanti gatti delle macerie. Le macerie erano i cumuli di case crollate per i bombardamenti della guerra e su quelle macerie ci arrampicavamo come gatti per vivere le nostre avventure. Durante una di quelle escursioni, piuttosto pericolose (devo confessare oggi) trovai una macchina da scrivere. La portai a casa, la sistemai, raddrizzai i tasti scombinati dalle bombe, sostituii un tasto con un bottone e comincia a battere scrivendo dei racconti che mi limito a definire spinti. Con la carta carbone ne facevo varie copie e le vendevo ai miei compagni di classe mettendo assieme i soldi per pagarmi il vizio del leggere. Un vizio che oggi mi permette di vivere di scrittura, la cosa più bella che poteva accadermi.

2. A Penne, durante l'incontro con i giovanissimi lettori della giuria popolare ha dimostrato sensibilità e attenzione per ogni singolo ragazzo, riuscendo davvero a coinvolgere tutti. Il suo giovane pubblico è stato altrettanto generoso?

Sono stati straordinari. Non ho mai avuto tante domande come in quell' incontro. Alcune domande sono state particolarmente interessanti, di quelle che gli adulti non si sognano neppure di fare. Soprattutto le ragazze si sono dimostrate curiose del mestiere dello scrittore e mi auguro di averne contagiato qualcuna con il virus dello scrittore. Pare sia molto contagioso e non ci sia una cura.

3. Lei è legato all'Abruzzo per via di una vicenda piuttosto singolare, sempre sul filo della scrittura.

Ho incontrato l’Abruzzo e mi sono innamorato. Soprattutto le montagne (sono un montanaro) che ho ammirato e vissuto con stupore per la loro bellezza possente. Ho apprezzato anche il cibo che ho trovato irresistibile. In Abruzzo sono tornato molte volte, tanto che, quando mi è stata chiesta una storia da trasformare in film per la televisione ho approfittato per ambientarla a L’ Aquila e negli straordinari, antichi paesi dei dintorni. Purtroppo, quando si dovevano iniziare le riprese, è arrivata la grande catastrofe che ha distrutto L’Aquila e il mio sogno di dedicare una storia a quella città.

4. Su Facebook le hanno dedicato una pagina "Sarti Antonio è meglio di Lost", testimonianza evidente che i suoi lettori sono numerosi, di tutte le età e evidentemente poco inclini al conformismo delle mode.

Forse ho costruito un personaggio che non ha bisogno di mode e ne sono felice. Sono contento di questo riconoscimento dei lettori/spettatorii, ma sarà contento pure Sarti Antonio sergente. È sempre stato geloso della mia notorietà presso i lettori. Adesso di fans ne ha più del sottoscritto.

5. Ha lavorato anche con Guccini, un'altro straordinario narratore amatissimo dai giovani. Com'è nato il vostro "sodalizio" di scrittura e qual è il segreto che vi porta a restare eterni ragazzi?

Comincio dagli eterni ragazzi. Magari fosse così! È difficile riuscire a scrivere senza sentire il peso del tempo. Noi, Francesco ed io, facciamo il possibile e se un segreto ci fosse, immagino sia il ricordo di quando giovani lo eravamo sul serio. Ecco, sedendoci davanti al computer ritroviamo i ricordi e li raccontiamo. Cerchiamo di capire come eravamo e lo raccontiamo. Pensiamo a come siamo oggi e lo raccontiamo. Il nostro sodalizio è nato per caso, come molte cose belle che la vita ci riserva. Basta andarle a cercare, le cose belle, e riconoscerle quando le si incontrano.

Elvira Giancaterino

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