PIANELLA: IL PRINCIPE PIGNATELLI
PATRIOTA, SCRITTORE E POLITICO

Non molto tempo addietro, occupandomi di una ricerca sul Casino di campagna De Felici-Curato di Pianellanello scambiare alcune notizie con l’amico e storico Vittorio Morelli, appresi di una Villa Pignatelli nel paese di Villanova di Cepagatti (Pe).  Un pezzo di storia, in origine casa di campagna dei Valignani e successivamente residenza dei PignatelliGrazie a questa fortuita coincidenza, sono venuto a conoscenza di un personaggio storico, un patriota, scrittore e politico di grande spessore,quale fu il Principe Valerio PignatelliOggi mi accingo a scrivere su di lui questo articolo nel tentativo di aver sintetizzato una vita intensa ed avventurosa, che varie fonti bibliografiche riportano più estesamente con la ricchezza di più particolari.

Pianella e il legame storico con le famiglie La Tolfa, Pignatelli, Valignani

Le prime memorie documentate risalgono al 1102 con Lucio Pignatiello, Conestabile di Napoli. Di certo, il nome ha origini più remote in quanto già nel 1102 si trova negli scritti LUTIO o LUCIO Pignatello, uno dei governatori del ducato di Napoli.

Nel sud Italia i Pignatelli appoggiarono l’avvento di Carlo I d’Angiò, tanto che nel 1269 Bartolomeo Pignatelli, arcivescovo di Cosenza, ebbe in compenso la signoria di Caserta per la sua famiglia e l’iscrizione dei consanguinei nei seggi di Nido e Portanuova del Patriziato di Napoli.

Nella famiglia confluirono via via le eredità in titoli e apparentamenti di tre grandi genealogie europee, gli Aragona, i Tagliavia e i Cortés, tanto che alla fine i rappresentanti della famiglia ne portarono tutti e quattro i cognomi: “Pignatelli- Aragona Tagliavia Cortés”.

Il primo Conte di San Valentino e di Pianella fu Giacomo della Tolfa. Questi muore in anni anteriori al 1551, in quanto Giulio della Tolfa, suo figlio, conferma gli statuti di Pianella, l’otto aprile 1551, lo indica già morto in tale data.

Carlo Frangipane della Tolfa, nato a Napoli, patrizio napoletano, conte di San Valentino, sposò a Napoli Livia Spinelli, nobile dei marchesi di Fuscaldo; la figlia Vittoria, contessa di San Valentino sposò Scipione Pignatelli Carafa (†1620); ebbero il figlio Camillo Pignatelli Frangipanedella Tolfa, 3° marchese di Lauro (1584 † 1654) che impalmò il 9.7.1605 Livia Pinelli, dei duchi di Acerenza.

Per successione dell’avolo, ma ancora per aver tolto per moglie D. Vittoria della Tolfa Contessa di San Valentino, primogenita figliuola del conte Carlo, e di Livia Spinella della casa di Fuscaldo; divenne anch’egli Signore di quella Contea; fu anche Signor di Palma, e procreò con sua moglie Camillo, e Carlo che non fu mai casato, e morta a Scipione la sua moglie, dispregiando egli la vanità del mondo, consagrò il rimanente de’ suoi anni al Signore, con ascendere alla dignità sacerdotale, rinunciando tutti i suoi stati, e titoli a Camillo suo primogenito. 

Camillo per liberalità di Scipione suo padre fu ancora quello vivente Marchese di Lauro terzo, e secondo Conte di San Valentino, ma per la sua soverchia hoggi di tutti quelli stati si scorge esser privo, e sua moglie D. Livia Pinella figliola di Cosmo Marchese di Galatola, e Gran Cancelliere del Regno, sorella di Galeazzo Duca dell’Acerenza, e Marchese di Galata, con la quale ha generato cinque figlioli maschi, e una femmina. (1)

Nel 1746, il Marchese, D. Federigo Valignani della Città di Chieti, possedeva a Pianella in “Contrada del Piano”, un terreno alberato tomola[…] giusta i beni di se medesimo, per la canna di Cippagatti, il Rev.do Capitolo, il Beneficio della SS.ma Trinità, ed il fosso: stimata la rendita per carlini trenta. Sono… once… 10:= (2)

Concezio del Giudice, Marchese di Casalincontrada, sposò Angiola dei Nobili Valignani. La figlia, Francesca Paola (n.1793 – m. 1865) sposa nel 1816 Tommaso de Felici, Barone di Poggioragone, diventando così Marchese de Felici Del Giudice di Casalincontrada.

VALERIO PIGNATELLI

Nacque a Chieti il 19 marzo 1886 da Michele (Chieti, 21.03.1861† Chieti, 13.03.1943) e da Emilia Valignani, una famiglia nobile italiana di origine normanna che per secoli visse a Chieti, in Abruzzo, determinandone i fasti e lo sviluppo socio-economico dal XV al XVIII secolo.

Nel paese di Villanova (Cepagatti) (Pe) esiste ancora oggi Villa Pignatelli, in origine casa di campagna dei Valignani e successivamente residenza dei Pignatelli.

Valerio fu un eccezionale personaggio di grande coraggio, carattere avventuroso, indipendenza e stile di vita, vita vissuta intensamente, sempre teso nella lotta per i più alti ideali.

Laureato in Giurisprudenza e in Scienze agrarie, svolse l’attività di Agricoltore, Industriale, Pubblicista / Giornalista.

Fu comandante di Arditi nella Grande Guerra, tenente di cavalleria nella guerra italo-turca, ufficiale di ordinanza del maresciallo Caviglia e capitano degli Arditi della I^ Guerra Mondiale, quindi inviato come addetto militare presso l’ambasciata italiana a Budapest nel 1919, durante la rivoluzione di Béla Kun.

Nel 1920 si arruolò nell’ Armata bianca di Pëtr Nikolaevič Vrangel, che combatté in Russia contro i bolscevichi.

Si iscrisse al Partito nazionale fascista (PNF) pur professando sempre idee eterodosse, in particolare contro l’ex segretario nazionale del PNF Roberto Farinacci, con il quale si batté a duello. Sempre negli anni Venti si recò in Messico, dove fu proclamato imperatore di una piccola regione del Sud, in virtù degli stessi principi dinastici che avevano consentito la medesima nomina a Massimiliano d’Asburgo, diventò, anche se per poco, principe del Sacro Romano Impero.

Implicato in una delle tante rivoluzioni di quel periodo il 18 dicembre 1925, perse la prima moglie, la cugina principessa Maria Gloria Pignatelli Aragona Cortès, che aveva sposato il 29 novembre 1924.

Riuscì successivamente a fuggire dal Messico negli Stati Uniti, dove arrivò ferito. Dopo sei mesi riuscì a risalire la china sposando Patricia Hearst, la figlia del miliardario Hearts, proprietario di una catena di giornali estesa dal Pacifico all’Atlantico, dalla quale divorziò per incompatibilità con il tenore di vita degli Americani.

Tornato in Italia, combatté nel 1935 in Etiopia come comandante dei «Dubat» (X battaglione eritreo); quindi fu volontario, dalla parte fascista,nella guerra civile in Spagna, prima come comandante di un battaglione di carristi e poi del battaglione d’assalto «Frecce Nere»; venne insignito di medaglie per le numerose ferite, di ordini militari nei più alti gradi (della Savoia, Italiana, della Legion d’Onore Francese, della Silver StarAmericana, della Cruz Laureada di San Fernando.

Nel 1942 sposò Maria Elia in De Seta, che aveva già conosciuto molti anni prima, giovanissima, nata a Firenze il 24 marzo 1894 figlia dell’ammiraglio e conte Giovanni Emanuele Elia, inventore della torpedine da blocco, largamente usata nel primo conflitto mondiale, e da Beatrice Benini.

Maria fu per lui la moglie ideale in quanto concordava con lo stile e con gli ideali, alla quale egli aveva consacrato la vita. Maria giovanissima sposò in prime nozze il marchese Giuseppe de Seta, figlio di Francesco De Seta, già senatore del Regno e prefetto di Palermo. La coppia ebbe quattro figli.

Nei salotti del palazzo Forcella de Seta a Palermo e nella sua casa romana di Piazza Farnese, Maria Elia intrattenne rapporti culturali e di amicizia con molti personaggi illustri del periodo: da Filippo Tommaso Marinetti a Michele Bianchi, da Benito Mussolini a Gabriele d’Annunzio, da Massimo Bontempelli a Mario Missiroli. D’Annunzio nell’Alcione la definì «Madonna silana» per la sua bellezza.

Dal 1937 al 1940, il palazzo de Seta fu sede della Galleria Mediterranea, di cui Maria de Seta fu animatrice: alle varie mostre furono esposti quadri di Mario Sironi, Felice Casorati, Fausto Pirandello, Carlo Carrà, Gino Severini, Corrado Cagli, Masssimo Campigli e Renato Guttuso. Si occupò attivamente di archeologia, seguendo nelle campagne di scavi Paolo Orsi, Umberto Zanotti Bianco ed Edoardo Galli.

Nel maggio 1943, persa l’Africa settentrionale, a Roma si riteneva possibile lo sbarco alleato; Mussolini diede così ordine di costituire la ‘Guardia ai Labari’, una struttura militare clandestina che potesse operare anche dopo un’invasione nemica; a guidarla fu scelto il principe Valerio Pignatelli.

Dopo la liberazione di Mussolini dal Gran Sasso per mano tedesca, il principe Pignatelli e la moglie organizzarono al Sud una rete informativa e operativa per contrastare l’avanzata degli Alleati.

Nel marzo 1944, Valerio Pignatelli ricevette da Gargnano, sede del capo del governo della RSI, l’ordine di recarsi al Nord per concordare l’attivitàclandestina meridionale, ma non ottenne da Napoli un lasciapassare per il Nord e dovette inviare al suo posto Maria, la quale, in virtù dei suoi buoni rapporti con Maria Josè, moglie del principe Umberto, non ebbe difficoltàa raggiungere il Nord.

In Calabria la rete informativa fu particolarmente fitta, grazie anche all’aiuto degli amici. Scoperti dalla polizia, i responsabili furono denunciati e arrestati e contro di loro fu celebrato, a Catanzaro nel febbraio 1945, un processo noto come ‘il processo degli ottantotto’, conclusosi con un sostanziale nulla di fatto nell’ottobre dello stesso anno, perché i pochi condannati (che, alla lettura della sentenza, intonarono Giovinezza, senza che nessuno intervenisse) fecero immediatamente ricorso; il nuovo processo non fu mai celebrato e gli imputati dopo pochi mesi uscirono dal carcere beneficiando dell’amnistia Togliatti (promulgata il 22 giugno 1946).

E’ da ricordare che, secondo quanto testimoniò Antonio Bonino, vice-segretario del P.F.R., Mussolini, richiedendo la consegna del principe Valerio Pignatelli e Signora, offrì in cambio qualsiasi persona, non escluso lo stesso Ferruccio Parri.

Alla fine del 1946 il principe Pignatelli si dedicò, insieme con altri (Pino Romualdi, Biagio Pace, Bruno Puccioni, Nino Buttazzoni, Arturo Michelini, Giorgio Pini, Ezio Maria Gray, Giovanni Tonelli) a costruire le condizioni per riunire le varie anime del neofascismo in un’unica realtà organizzativa e legale, il MSI, che fu costituito il 26 dicembre 1946.

Come era successo per il fascismo, la vita di partito non si confaceva con il carattere impetuoso di Pignatelli, nonostante l’età, riuscì a litigare con Biagio Pace, l’archeologo di fama mondiale che fu uno dei più decisi a costituire il ‘partito della fiamma’, e abbandonò il Partito.

Valerio Pignatelli, tra tutte queste avventure, riuscì anche a trovare il tempo di fare il giornalista e di scrivere libri. Romanziere ha tentato una narrativa popolare che mancava nella nostra letteratura, come ebbe a notare Antonio Gramsci in Letteratura e vita nazionale.

Fu un romanziere di discreto successo nel periodo tra le due guerre, ed autore tra l’altro di romanzi di cappa e spada ambientati in epoca napoleonica, aventi come protagonista l’antenato Andrea Pignatelli di Cerchiara, ufficiale al seguito di Gioacchino Murat.

Andrea, ultimo figlio del principe Michele Pignatelli di Cerchiara e di Giovanna Serra di Cassano, nacque a Campi il 1° agosto 1764. Fratello di Giuseppe, erede del titolo e ascoltato segretario di Stato di Gioacchino Murat e di Nicola Luigi, più volte ministro durante il decennio francese il giovane fu avviato alla carriera militare.

 Per le edizioni Sonzogno, ha pubblicato nella collana “Romantica”, tra il 1932 e il 1940, diversi volumi tra i quali possiamo ricordare: L’ultimo dei moschettieri, Il dragone di Buonaparte, Doña Luz, cinema romanzo cappa e spada 1936, Il corriere dello Zar, La pattuglia segreta, La Lettera di Barras, Florise, Danican Bey, Sua Maestà Don Chisciotte, Il Ventesimo Dragoni, I cadetti dell’Alcazar (dal quale il regista Augusto Genina trasse, nel 1940 la celebre pellicola). Fondò anche una piccola casa editrice, “l’Arnia”, con la quale riuscì a pubblicare Orientamenti di Julius Evola.

Valerio Pignatelli morì a Sellia Marina, in provincia di Catanzaro, il 6 febbraio 1965; Maria Elia Pignatelli morì in un incidente stradale nei pressi di Cosenza il 10 marzo 1968.

di Remo Di Leonardo

Note

1. Eliseo MARRONE, Il Granaio d’Abruzzo dal Comune all’età Farnesiana. Lo Statuto di Pianella del 1549, Il Catasto del 1746, Ed. Tracce, Pescara, 2002, p.43.
2. Ibidem

Bibliografia:

Carlo DE LELLIS, Famiglie nobili del Regno di Napoli, Forni ed., Bologna, 1968.

Eliseo MARRONE, Il Granaio d’Abruzzo dal Comune all’età Farnesiana, Pianella Lo Statuto del 1549, Il Catasto del 1746, Ed. Tracce, Pescara, 2002.

Sitografia:

Francesco MAGGIORE, La famiglia Pignatelli, la sua storia e i suoi palazzi.https://www.academia.edu/21696960/

https://www.treccani.it/enciclopedia/valerio-pignatelli_(Dizionario-Biografico)/

http://www.isses.it/Libro01/capVIII.htm

 

 

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