Penne ricorda Luigi Polacchi

PENNE Una sacra icona di Cristo pantocratore, immagine tipica dell’arte bizantina che esprime la potenza dominatrice del figlio di Dio, per ricordare il ventiseiesimo anniversario della morte di Luigi Polacchi, il poeta- storico pennese al quale si devono la nascita dell’università e del conservatorio di Pescara.

Il figlio Gerardo e la sorella Antonietta ne hanno voluto fare dono alle suore della Sacra Famiglia che l’hanno fatta benedire ed è ora esposta nella chiesa di San Ciro, incastonata nel palazzo di Margherita d’Austria. L’icona sacra donata è su una tavola di legno (30 per 40 centimetri) con le scritte in paleoslavo ed è un richiamo alle radici comuni: nella chiesa dell’istituto della Sacra famiglia è il modello più adeguato di Gesù di Nazareth. Il Cristo ha il volto scuro perché, essendo pura luce, è così intravisto dal fedele nel nimbo aureolato che è simbolo della luce divina accecante. Con la mano destra benedice alla maniera orientale, regge il Vangelo di San Matteo e, ai suoi lati, sono raffigurati San Michele Arcangelo a sinistra, mentre a destra San Nikita, vescovo di Kiev, vissuto nell’undicesimo secolo.
L’anniversario della morte di Polacchi coincide con il centenario della prima Guerra Mondiale. Il giovane Luigi vi partecipò come sottotenente, partito volontario alla fine di settembre del 1915. Fu prigioniero in due campi. Combatteva per Trento e Trieste italiane e scriveva: pubblicò solo nel 1933 e 1938 un diario di guerra, Memorie di un sottotenente, che fu il primo del genere. In quella zona vecchia di Penne che è Colle Castello, dove è ubicata la chiesa di San Giovanni Evangelista, oggi auditorium, Luigi Polacchi, genio italiano polivalente, si sposò il 23 settembre 1925. E c’è anche un altro motivo per il quale i suoi figli ricordano questa zona di Penne. Qui Polacchi durante la seconda guerra mondiale trovò rifugio in una stalla: erano in sette a condividere il giaciglio.
B.Lup.

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