Anna Maria Angelozzi, tenente colonnello del Comando dei Carabinieri forestali di Pescara, in questi giorni sta notificando a 24 persone e a una società ( la società Gran Sasso Resort & Spa) la richiesta di chiusura indagini per la vicenda di Rigopiano.
L’avviso di conclusione delle indagini, per la valanga del 18 gennaio 2017, vede le persone coinvolte nell’inchiesta scendere da 40 a 25.
Sette i reati ipotizzati: disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d’atti d’ufficio, abuso in atti d’ufficio, oltre a vari reati ambientali.
Il Comune di Farindola, come si evince dai capi d’imputazione, non avrebbe dovuto rilasciare i permessi edilizi per l’hotel di Rigopiano: il Piano Emergenze del Comune era “totalmente silente in punto di pericolo di valanghe”.
Nel dispositivo della Procura, si legge che ciascuno degli imputati emettevano di adoperarsi per “l’adozione di un Piano Regolatore Generale che laddove emanato avrebbe di necessità individuato nella località di Rigopiano un sito esposto a forte pericolo di valanghe”, e che il Piano Emergenze del Comune era “totalmente silente in punto di pericolo di valanghe”, quindi “si determinavano le condizioni per cui conseguiva il rilascio del permessi di costruire del Comune di Farindola”.
Che l’area dell’hotel fosse esposta a pericolo di valanghe è citato anche in alcune relazioni agli atti, quali quella della guida alpina Pasquale Iannetti e lo studio acquisito dalla Commissione Valanghe della Regione Abruzzo nel 2003 dove si spiega che il sito è interessato da “una condizione di pericolo forte e che il distacco delle valanghe è probabile già con debole sovraccarico. Sono da aspettarsi valanghe di media e anche singole grandi valanghe”.
I 25 indagati sono: l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, i direttori e i dirigenti del dipartimento di Protezione civile, Carlo Visca (direttore del dipartimento dal 2009 al 2012), Vincenzo Antenucci (dirigente Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013), il tecnico del Comune di Farindola Enrico Colangeli, il gestore dell’albergo e amministratore e legale responsabile della società “Gran Sasso Resort & Spa” Bruno Di Tommaso, il dirigente e il responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, l’ex capo di gabinetto della Prefettura Leonardo Bianco, la dirigente della Prefettura Ida De Cesaris, il direttore dei Lavori pubblici della Regione Abruzzo, fino al 2014, Pierluigi Caputi, il dirigente della Protezione civile Carlo Giovani, gli ex sindaci di Farindola Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico, il tecnico geologo Luciano Sbaraglia, l’imprenditore che chiese l’autorizzazione a costruire l’albergo Marco Paolo Del Rosso, il direttore della Direzione parchi territorio ambiente della Regione Abruzzo Antonio Sorgi, il redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della Gran Sasso Spa di intervenire su tettoie e verande dell’hotel, Giuseppe Gatto, il consulente incaricato da Di Tommaso al fine di adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni Andrea Marrone; il direttore del Dipartimento opere pubbliche della Regione Abruzzo, Emidio Rocco Primavera, il comandante della Polizia provinciale di Pescara Giulio Honorati, il tecnico reperibile secondo il piano di reperibilità provinciale Tino Chiappino, il responsabile dell’ufficio Rischio valanghe della Regione Abruzzo, fino al 2016, Sabatino Belmaggio.
La Procura chiederà l’archiviazione per le posizioni dei tre ex presidenti della giunta regionale abruzzese, Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi.
Archiviati anche gli assessori che si sono succeduti nella delega alla Protezione civile, Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca; dell’ex vice presidente della Regione Abruzzo Enrico Paolini; dell’ex direttore generale della Regione Abruzzo, Cristina Gerardis; del direttore del dipartimento di Protezione civile, per tre mesi nel 2014, Giovanni Savini; del responsabile della sala operativa della Protezione civile Silvio Liberatore; del dirigente del servizio di Programmazione di attività della Protezione civile Antonio Iovino; del direttore del Dipartimento opere pubbliche della Regione Abruzzo fino al 2015 Vittorio Di Biase; del responsabile del 118 Vincenzino Lupi; della funzionaria della Prefettura di Pescara, Daniela Acquaviva, diventata nota perchè subito dopo l’allarme lanciato telefonicamente dal ristoratore Quintino Marcella, non credendo alla richiesta d’aiuto, affermò che “la madre degli imbecilli è sempre incinta”.