SEMPRONI conferma la segretaria comunale, VALENTINETTI si disfa della chiesa di S. GIOVANNI BATTISTA

Importanti notizie per la Città di Penne vengono dal comune e dalla curia. Il sindaco, con la sua inerzia, ha determinato la riconferma della segretaria generale dell’ente, che era “cessata automaticamente dall’incarico con la cessazione del mandato del sindaco”, il 5 giugno scorso, “pur continuando a svolgere le funzioni fino alla nomina del nuovo segretario” ma che, a breve, s’intenderàriconfermata“nell’incarico se il sindaco non ha attivato il procedimento di nomina del nuovo segretario”.

E’ il caso della decisione di Semproni perché, ormai, la normativa preclude la sua utile attivazione. Basti considerare la prescritta richiesta la “pubblicazione – per una durata di dieci giorni – dell’Avviso di ricerca di un nuovo segretario” e che tutta la procedura di nomina deve concludersi nel termine perentorio di 120 giorni dall’insediamento, dunque entro il 4 ottobre, per capire che la normativa (art. 99 d.lgs. 267/2000 e delibera n.150/1999 ex AGES) non consente più sostituzioni. Una decisione, questa, che conferma il segno di continuità che il sindaco, improvvidamente, ha inteso imprimere alla sua amministrazione che, infatti, trascina, immutate, tutte le problematiche ereditate. Tra queste, il disservizio nell’igiene urbana, sensibilmente peggiorato, anche, tra le tante criticità, per inconvenienti tecnici (così dicono) ai mezzi impiegati o per la diminuzione dei cestini gettacarte (lungo Corso Alessandrini, la principale strada di Penne, in precedenza se ne contavano ‘appena’ tre, ora ne è rimasto uno solo, e dire che sono inclusi nel corrispettivo del servizio!). Nemmeno una brigata di sozzoni tollererebbe quest’andazzo, ma tant’è! Immutate rimangono le “licenze amministrative” della Stamberga, una condotta così fotografata dall’Ordine degli Ingegneri della provincia di Pescara, in un’ulteriore diffida in questi giorni inviata all’ente: “..si può ritenere che il Comune di Penne adotti per prassi i comportamenti censurati, in spregio alle normative vigenti”! Tralasciamo qui ogni ulteriore commento in tema di trasparenza e di applicazione delle disposizioni anticorruzione, perché tutto è rimasto al palo o giù di lì. Basta dare un’occhiata alla sezione ‘Amministrazione trasparente’ o all’Albo Pretorio nel sito web comunale e constatarlo. Un’amministrazione gattopardesca, quella di Semproni. Tutto è cambiato perché nulla cambiasse!

Altrettanto poco è cambiato l’orientamento della curia verso la realtà di Penne. Il suo capo già manifestò, senza infingimenti, un’ostilità poco caritatevole, e da Lacerba biasimata, per la Chiesa di Padre Massimiliano Kolbe, in occasione della conferenza di presentazione del progetto, nove anni fa. Ci pensò il Padre Eterno, un paio di anni dopo, a mettere fuori gioco la Chiesa di Colleromano, con il terremoto aquilano, per far capire al “povero metropolita” l’importanza di Massimiliano Kolbe! Ma l’atteggiamento di sostanziale distacco dall’antica sede episcopale Vestina è rimasto costante. Con l’apertura del Giubileo della Misericordia, l’Anno Santo 2016-17, anzi, quel distacco ha toccato il suo Nadir di bassezza con l’esclusione, poco misericordiosamente, della Capitale dei Vestini tra le sedi di Porta Santa. Eppure, della diocesi, il Duomo di Penne, Monumento Nazionale dal 1902 e che ha almeno 1150 anni, è Concattedrale e San Massimo uno dei due Patroni! La cattedrale di San Cetteo ha appena appena 83 anni! Ciononostante, s’è dovuta subire pure l’onta dell’ironia beffarda del vicario che spiegò alla stampa che il Duomo era scomodo da raggiungere e non c’era sufficiente parcheggio!!! La risposta migliore è stata quella di un suo ‘confratello’ che spiegò all’imborghesito prelato che alla Porta Santa ci si reca in “pellegrinaggio giubilare” non in auto blu e autista curiali, che necessitano di comode vie d’accesso e adeguati parcheggi! Adesso, la bimillenaria storia ecclesiale di Penne si arricchisce di un nuovo capitolo, la dismissione della Chiesa di San Giovanni Battista, un gioiello di arte barocca e una rara testimonianza storica del legame della terra Vestina con l’Ordine dei Cavalieri di Malta a cui quella Chiesa si riconduceva essendo annessa al Convento delle Dame Gerosolimitane di Malta. Fu particolarmente cara a un assoluto Gentiluomo pennese, il Marchese Baldassarre Castiglione, che coltivò, in curia è ben noto, il sogno di recuperarla al suo consono splendore. Dio lo abbia in gloria! Consola, almeno, che si sia risparmiato l’epilogo del suo “sogno”. Quell’edifico, un tempo sacro, passerà, gioved’ 29, nel patrimonio del Fondo edifici di culto-FEC, l’ente amministrato dal ministero dell’interno che gestisce centinaia di chiese dismesse dal culto, “a seguito di rinuncia ufficiale all’utilizzo pastorale dei locali da parte dell’Autorità religiosa”, come comunicato dalla Prefettura di Pescara. Di qui, conclude l’ufficio prefettizio, “la necessità di procedere alla formalizzazione della riconsegna al Fondo Edifici di Culto dell’immobile al fine di poterlo destinare ad altri usi”. Il futuro dirà quali, seppure accadrà, visti l’attuale stato di inagibilità in cui è precipitato e il degrado inarrestabile provocato, soprattutto dalle infiltrazioni d’acqua per l’ormai fatiscente copertura. Finisce, così, un’altra storia cittadina, epocale, che scivola via nell’indifferenza e nel silenzio, simile a un fazzolettino sbrigativamente deposto in un cestino da una lesta mano. E così pure, nell’ignavia dei suoi tanti ‘condottieri’, si consuma l’umana vicenda della Città di Penne.

Giovanni Cutilli

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