Una giornata del Risorgimento. È quella che venerdì si celebrerà a Penne: è la storia dei Martiri Pennesi del 1837. Quei moti rivoluzionari, repressi dal re Ferdinando II di Borbone dopo un processo senza contraddittorio sfociato nella sentenza di condanna a morte contro otto rivoltosi, fucilati a Teramo, espressero gli ideali di libertà. Il ricordo di quei fatti è annualmente a cura della sezione pennese di Italia Nostra, presieduta da Antonio Di Vincenzo, su impulso di Camillo Savini, delegato provinciale dell’istituto nazionale delle Guardie d’onore alle reali tombe del Pantheon. L’amministrazione comunale patrocina un evento che vedrà venerdì alle 10 l’accoglienza dei partecipanti e la formazione di un corteo poi diretto verso piazzetta XX Settembre dove sarà depositata una corona d’alloro al monumento dedicato ai Martiri Pennesi del 1837.
Si tratta in particolare di un monumento ornato da statue bronzee dall’alto valore simbolico, realizzate dall’artista teramano Pasquale Morganti. In particolare, il leone che rompe le catene è simbolo di libertà, mentre l’aquila che reca tra gli artigli un ramo di palma è l’ascensione dello spirito umano. Sono riportati i nomi in lettere bronzee degli otto patrioti fucilati nel 1837. Nel luglio, scoppiò una rivolta originata da un’epidemia di colera attribuita ai funzionari dell’Intendenza di Teramo da cui Penne dipendeva. Fra i cospiratori c’era anche il barone Diego Aliprandi poi parlamentare. Per un paio di giorni la gendarmeria cittadina fu in scacco, vennero liberati i prigionieri e proclamata la costituzione. Impressionato dagli avvenimenti, monsignor Domenico Ricciardone, vescovo di Penne, cercò di calmare gli animi.
A Loreto Aprutino i moti non scattarono, dopo un iniziale assenso, ed anzi il sindaco Casamarte allertò le autorità borboniche circa la gravità della situazione pennese. Provvide un reale battaglione speciale all’arresto del notaio Antonio Caponnetti, dei fratelli Francescantonio e Giuseppe D’Angelo, di Francesco Paolo Montricchia, di Emidio Antico, Bernardo Brandizi, Ambrogio Palma e Giuseppe Toppeta. Furono tutti fucilati in settembre. Venerdì un recital di Franca Mulciri precederà gli interventi di Massimo Cenerino su Clemente De Caesaris, patriota simbolo, e di Antonio Di Vincenzo sulla filmografia risorgimentale.
B.Lup.