RIGOPIANO, RESTITUITO L’OROLOGIO DEL MISTERO

Dopo alcuni giorni di mistero, l’orologio da polso di pregio, un Patek Phlippe, ritrovato fra le macerie dell’hotel Rigopiano, abbattuto da una valanga che il 18 gennaio ha ucciso 29 delle 40 persone presenti dentro l’albergo, è stato restituito alla famiglia di una delle vittime che ne ha reclamato la proprietà dopo che la notizia aveva fatto il giro d’Italia.

Si era vociferato che appartenesse a Roberto Del Rosso, fondatore dell’albergo e morto anche lui sotto le macerie, ma per motivi di riservatezza non se ne ha la conferma; fatto sta che della restituzione ne dà notizia Gianluca Tanda, fratello del 25enne Marco, il pilota della Ryanair che ha perso la vita a Rigopiano. Tanda aveva lanciato la notizia dell’orologio ancora senza un proprietario sul gruppo whatsapp, da lui creato, per tenere in contatto le famiglie ed i sopravvissuti al disastro della valanga, una sessantina di partecipanti in totale. Mistero chiarito, dunque. A Penne, sede del comando della compagnia dell’Arma competente per territorio, coordinata dal capitano Alessandro Albano, non ci sarebbero comunque altri oggetti recuperati appartenenti a chi in quelle drammatiche ore era all’interno del resort a quattro stelle rimasto isolato a causa della neve. Tutto ciò che è stato rinvenuto è stato restituito. Vi sarebbero ancora delle borse e delle valigie che tuttavia non sarebbero conservate nella caserma pennese, ma a Rigopiano. L’area del massacro, a quota 1.200 metri, è sorvegliata giorno e notte dai reparti speciali dei carabinieri che utilizzano anche mezzi particolari non sfuggiti agli occhi dei pennesi che li vedono transitare nel capoluogo vestino. A telefonare a Gianluca Tanda per segnalargli il ritrovamento dell’orologio, era stato Pasquale Columbaro, storico maresciallo capo della stazione dei carabinieri di Penne. Si tratta di un Patek Philippe automatico da uomo, col cinturino di pelle nera: era dentro un cassetto, non indossato. Sul quadrante si legge bene un numero: il 19. Forse è la data in cui si è fermato: il giorno dopo il disastro. Le lancette segnano le 18,30 (o le 6,30). Non appare danneggiato, si intravedono delle scalfiture sul vetro. Ora l’attenzione dei superstiti e dei familiari delle 29 vittime è tutta rivolta alle prossime mosse della procura della Repubblica di Pescara. L’inchiesta per omicidio e disastro colposi plurimi sta per entrare nel vivo con l’individuazione dei primi indagati. Cristina Tedeschini, procuratore capo aggiunto a Pescara, ha deciso di congelare il proprio trasferimento a Pesaro per seguire ancora le indagini ed evitare così di perdere tempo prezioso. Insieme al collega Andrea Papalia aspetta di esaminare, oltre ai rapporti della polizia e dei carabinieri forestali su altri filoni d’indagine, quello del reparto investigativo speciale dei carabinieri, il Ris, che a Rigopiano si è recato in due occasioni, l’ultima volta il 15 febbraio. La ricostruzione della scena del crimine, da parte degli uomini del colonnello Sergio Schiavone, è stata operata grazie a potenti laser, gli stessi usati per l’attentato di Nassirya nel 2003, ovvero per le grandi location. Il tutto servirà anche ai tre periti nominati dai Pm per fissare alcuni punti fermi.

Berardo Lupacchini

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