PUZZA DI GAS IN CASA ZAFFIRI Di Clemente si allea a sorpresa con Loreto ed il privato contro Penne in Vestina Gas. E il bilancio aspetta ancora

Colpi di scena a ripetizione in Vestina Gas dove va in scena una battaglia. E’ accaduto che in consiglio di amministrazione è passata la decisione di svalutare 920 mila euro di crediti maturati fra il 2010 ed il 2016.

A favore della proposta, portata avanti però per un milione e 200 mila euro da Augusto Battista della Levigas, socio privato, che è anche l’amministratore delegato della srl mista a maggioranza pubblica del gas, si sono schierati Domenico Donatelli di Loreto Aprutino, e a sorpresa il rappresentante di Collecorvino, Mirco Di Clemente. Paolo Grugnale, il presidente, nominato da Mario Semproni ed in carica solo dal 4 gennaio scorso, è rimasto perciò da solo. Le strategie sono diverse. Penne e Collecorvino sono alleate per cedere le quote della Vestina Gas (il 40% sul 45 detenuto Penne e l’11%, cioè tutta la propria partecipazione, Collecorvino) in modo che chi comprerà disporrà della maggioranza societaria. Loreto Aprutino che possiede il 32% non ha una strategia: in caso di vendita degli altri soci pubblici, resterebbe con carta straccia in mano a pochi mesi dal voto per il nuovo sindaco. Levigas invece vuole prendersi la società attraverso la svalutazione dei crediti in sofferenza. E Vestina Gas, dove fin qui la politica del centro sinistra ha creato vere e proprie rendite di posizione, ne conta, perché finora la srl con sede a Penne in via Caselli è stata piuttosto assente nel tentativo di riscuotere le bollette evase da molti clienti protagonisti in gran parte del turismo energetico. Certo, ve ne sono alcuni falliti, ma gli atti necessari al recupero crediti sarebbero clamorosamente mancati. “Come ente-spiega Gilberto Petrucci, assessore pennese alle partecipate-non faremo finta di nulla. Citeremo tutti coloro i quali hanno permesso di arrivare a questo punto con condotte omissive”. Ma intanto a Collecorvino è scoppiato il caso. Antonio Zaffiri, il primo cittadino, aveva nominato Di Clemente nel consiglio di Vestina Gas e il voto dell’altra sera, insieme con Levigas e contro Penne, fa rumore. In ogni caso il 31 luglio il consiglio di amministrazione dovrebbe votare il progetto di bilancio 2016 con la svalutazione di 920 mila euro di crediti, ma con 350 mila euro di utile che non sarà distribuito allo scopo di puntellare i conti. Poi, però, la parola finale e decisiva spetterà all’assemblea dei soci dove i milanesi di Levigas non hanno i numeri. Il blitz, teso a indurre alla ricapitalizzazione dei soci per effetto della svalutazione crediti, non intaccherebbe i 90 mila euro del capitale sociale e non vi sarebbe la ricapitalizzazione o peggio la liquidazione coatta della srl mista. I soci pubblici non possono per legge ricapitalizzare una società partecipata tra l’altro non strategica nel caso in questione e che va dismessa in base alla riforma Madia. Ecco spiegata la iniziativa milanese: essere i soli a poter ricapitalizzare con pochi soldi ed assumere il controllo. Nel frattempo, la società milanese, paracadutata a Penne in piena bagarre sulla necessità di estinguere il debito con la famiglia Cutilli ed evitare il default del bilancio pennese, ha chiesto formalmente al Comune di Penne di riconoscerle quasi 150 mila euro sulla base di inadempienze contrattuali relative alla cessione del 12% operata dall’allora amministrazione di Rocco D’Alfonso, l’anno scorso, allo scopo di estinguere il debito con gli eredi Cutilli. Una vendita che fruttò appena 796 mila euro. La mancata approvazione del bilancio 2016 intanto sta rallentando sia l’amministrazione civica di Semproni sia quella corvinese decise a cedere le quote possedute in Vestina Gas srl. Il socio di minoranza meneghino ha il diritto di prelazione in proporzione alle quote possedute (12%) sulla vendita che Semproni ed Antonio Zaffiri, sindaco di Collecorvino, hanno deciso di operare insieme mediante il metodo dell’asta pubblica al miglior offerente. La novità più significativa rispetto alla cessione del 12% effettuata illo tempore è data dalla nuova perizia di stima richiesta dalla giunta vestina al commercialista Rocco Capodicasa, un pennese trapiantato a Milano. E allora: il 40% (su un capitale sociale di 90 mila euro) di Penne varrebbe 4 milioni e mezzo di euro, mentre l’11% di Collecorvino 1 milione 237 mila euro per un totale di 5 milioni 737 mila 500 euro.

B.Lup.

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