Antonio Pantalone è il vincitore del I Concorso Organistico Internazionale “Fiorella Benetti Brazzale” – Città di Vicenza, le cui fasi conclusive si sono svolta dal 7 all’11 ottobre nelle chiese di Santa Corona, San Michele ai Servi e Santa Maria Annunciata, mentre la premiazione è avvenuta al Museo Civico di Palazzo Chiericati con il sindaco di Vicenza Francesco Rucco ed il sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern.
La comunicazione coinvolge molti aspetti che, come feritoie, inducono a visioni culturali e liberano pensieri. Antonio è un’eccellenza abruzzese perché è nato a Loreto Aprutino e si è
diplomato con il massimo dei voti, al Conservatorio Gabriele d’Annunzio di Pescara, in Organo e composizione organistica. Antonio suona l’organo, strumento tradizionalmente legato alle funzioni liturgiche, in realtà usato fin dai tempi dell’Impero Romano e Bizantino in occasione di feste e ricorrenze pubbliche. Antonio è un ragazzo di 22 anni, è giovanissimo e ha già capito che i sogni vanno prima studiati e poi rincorsi. Antonio non è andato a studiare all’estero e ha vinto un concorso internazionale i cui 10 finalisti provenivano da paesi quali la Russia, Croazia, Stati Uniti, Francia e Corea del Sud Antonio è stato giudicato da un consesso internazionale di professori e specialisti del livello di M* Giancarlo Parodi, professore emerito del Pontificio Istituto di musica sacra di Roma, da Ludger Lohmann, professore all’Università di Monaco e l’Accademia di musica e arte di Stoccarda, Roman Perucki, direttore artistico dell’Orchestra filarmonica del Baltico, Marco Ruggeri,specialista del repertorio organistico italiano, e Enrico Zanovello, direttore artistico del Festival concertistico internazionale di Vicenza. Antonio è iscritto alla facoltà di Fisica de La Sapienza di Roma, forse perché la musica è in stretta connessione con la scienza e perché, forse in pochi lo sanno, Johannes Sebastian Bach intratteneva una fitta corrispondenza con Sir Isaac Newton chiedendo spiegazioni e chiarimenti su leggi e formule che potessero perfezionare le sue strutture musicali. Antonio adora le canne! Lui le fa vibrare in modo che l’aria diventi suono, il respiro dell’anima che segue un ritmo. Antonio ha gli occhi neri ed un sorriso aperto, le sue radici si dispiegano da via del Baio, l’elastico d’asfalto tra il sacro della chiesa di San Pietro e il profano del Castello Chiola, che la musica di un organo riporta, oggi, alla ribalta. Antonio è un rivoluzionario perché è la dimostrazione che si può essere una eccellenza senza essere infilato arrostito in uno stecco di legno, che gli organisti non hanno più di 70 anni e non suonano solo la domenica mattina, e che per essere internazionale bisogna confrontarsi con l’unico linguaggio universale capace di raccontare emozioni agli uomini nel mondo e in ogni tempo. Antonio probabilmente non sa di esserlo, lui fa ciò che ama e non lo sovraccarica di intenzioni. Noi, invece, l’orgoglio del paese lo vogliamo raccontare sperando che, di fronte alla notizia, le istituzioni politiche, di ogni colore e di ogni appartenenza, di ogni dove e di ogni luogo, provino a chiedersi quante volte cerchiamo questa benedetta “internazionalizzazione” e quante volte, lungo l’impervio tragitto, spesso ci imbattiamo in progetti di colonizzazione pseudo culturale che allontanano l’idea. Forse, e chissa’, le eccellenze che possano diventare veicoli internazionali ce le abbiamo come vicine di casa o come dirimpettaie ma non le vediamo, non capiamo il linguaggio complesso dello studio, della ricerca, del progetto interdisciplinare e ci facciamo avvincere dal facile esotismo che, molto spesso, è fugace e non capiamo il linguaggio complesso dello studio, della ricerca, del progetto interdisciplinare e ci facciamo avvincere dal facile esotismo che, molto spesso, è fugace e non lascia niente.