Riceviamo e pubblichiamo
Il 22/06/2021 si è concluso il processo penale, durato quasi due anni, nel quale -come ricorderete tutti- sono stata chiamata a rispondere del reato di diffamazione perché, quale consigliere di minoranza, avevo criticato aspramente –con un post sulla mia pagina facebook- la nomina della moglie del sindaco di Pianella nel Consiglio di Amministrazione della società Ambiente spa partecipata dal Comune di Pianella.
Il sindaco del Comune di Pianella avv. Marinelli, dopo aver dato impulso al processo con il suo atto di denuncia, si è costituito parte civile chiedendo la mia condanna al risarcimento dei danni provocati alla sua immagine e quantificati in € 50.000.
Questo il post incriminato e del quale sono stata chiamata a rispondere:
“Il Sindaco di Pianella fa nominare sua moglie nel consiglio di amministrazione di un’azienda partecipata dal Comune con un compenso di €. 14.000,00 annui (quanto la paga di un operaio per 1700 ore di lavoro). Eppure si dichiarava distante da certe logiche clientelari del passato. Credo che non valga la pena barattare la propria dignità etica e morale con il denaro. Dovremmo ricordarci che nella politica non si prende ma si da”.
All’esito dell’istruttoria ed acquisite le prove a discarico, il Tribunale di Pescara, con SENTENZA n. 1781/2021, mi ha assolto con formula piena, sul presupposto che, avendo la sottoscritta rappresentato un fatto vero -in alcun modo alterato o strumentalizzato nel post sulla pagina facebook- la critica annotata è stata espressione proprio di quel controllo politico che sono tenuta ad esercitare nel rispondere al mandato ricevuto dagli elettori.
In alcuni passaggi della motivazione si legge:
” La vicenda fu oggetto di una serie di critiche politiche posto che la nomina della Ricci -moglie del sindaco del Comune di Pianella- risultava:
Nessun dubbio sulla verità del fatto posto che la notizia prima di essere stata pubblicata è stata diligentemente accertata (…). La libertà del dissenso espressa dalla Sergiacomo nel post pubblicato su Facebook, non può essere negata nel caso in esame, in quanto maturato nell’ambito di riflessioni su vicende pubbliche di innegabile interesse pubblico (…) Pertanto si impone una decisione assolutoria”
Ciò detto, condivido con Voi l’esito del giudizio che mi ha confermato nell’esercizio delle funzioni che mi sono state demandate e nelle modalità con cui credo di doverle esercitare.
Vi confesso che, dopo una vita trascorsa ad aiutare il prossimo, a combattere le ingiustizie, e ad esprimere il mio pensiero facendomi portavoce del pensiero di molti, ho vissuto l’accusa mossa nei miei confronti come un malcelato tentativo di “addomesticare” le mie battaglie.
Nel corso del processo, durato due anni, avrei potuto formulare pubbliche scuse, dichiararmi pentita per l’accaduto e raggiungere un compromesso compiacente con il mio accusatore, così da definire il giudizio con un accordo, come alcuni amici mi avevano consigliato preoccupati per la somma assurda richiestami a titolo di risarcimento.
Non l’ho fatto perché non ho ritenuto di far tacere il mio pensiero e, soprattutto, il pensiero di tutti i cittadini ai quali ho il dovere di dare voce e che rappresento; non l’ho fatto per non perdere la loro stima ed anche la mia; non l’ho fatto perché ho creduto che la giustizia, per funzione e per competenza, fosse capace di valutare i fatti con obiettività ed imparzialità e, quindi, di affermare -così come ha fatto- la mia innocenza, oltre alla legittimità ed al valore democratico della mia critica politica.
Non l’ho fatto perché sono stata sostenuta e rincuorata dai tanti amici ed elettori che ringrazio e dai quali ho attinto e continuo ogni giorno ad attingere la forza per combattere le nostre battaglie!
Annaida Sergiacomo, Consigliere comunale