Penne, Vestina Gas e atti comunali alla fiera del “rovescio”

Dice un proverbio: errare è umano ma perseverare è diabolico. La Stamberga comunale di Penne è, perciò, una sala convegno di diavoli! La partecipazione in Vestina Gas, viola più leggi, un parere dell’Autorità Anticorruzione e quello degli ispettori ministeriali in soggiorno a Penne, oltre un anno fa e, più timidamente, del Revisore dei conti.

Ne parlò, un mese fa, Lacerbaonline (“Violazioni di legge a tutto gas”, 16 giugno 2016). Ma la nuova amministrazione intende perseverare in quelle violazioni, almeno fino al 2018, anche a fronte delle note difficoltà finanziarie dell’ente che hanno indotto al rilascio di pareri consultivi ‘con riserva’ sul bilancio di previsione 2016 (‘riserva’, in realtà, non legittima, come si dirà). Lo indica a pag. 61 del documento unico di programmazione (DUP): “Ritenuto pertanto che debbano essere messe in campo misure volte a consentire un abbattimento dell’attuale situazione debitoria..si prevede nell’ambito di un programma strategico e articolato di dismissione del patrimonio disponibile dell’Ente, per l’annualità 2018 la dismissione della partecipata società VESTINA GAS SRL nella misura non inferiore al 3%”. Forse solo un tipo alla Erdogan riuscirebbe a scuotere la refrattarietà ai dettami normativi del comune di Penne, a cui non bastano leggi, pareri o censure di varie autorità per obbedirvi. Se ad agire così svaccatamente “contra legem” fosse un privato, la pubblica amministrazione lo asfalterebbe mentre, a sua volta, essa è fatta solo oggetto di riprovazione e vituperio e solo dai pochi convinti che sia, insieme al troiaio della legalità italica, la madre di tutte le disgrazie del Paese. I bigliettai del carrozzone pubblico, controllori alla Ridolini, pur pagati per porre un minimo freno all’anarchia degli uffici pubblici, si limitano, al più, a strologare quattro minchiate sprecando tempo, carta e toner. E lì si fermano, perché cane non mangia cane e così tutta la canea di ispettori, controllori, spioni, eserciti a cavallo e corti marziali “..senne futtono..”, tanto stipendi e indennità gli piovono in testa anche se si scansano! In questo contesto, il comune di Penne disinvolto e impunito può dichiarare, con nonchalance, in un atto pubblico (il DUP), che se ne fotte di leggi statali, degli ispettori ministeriali e di chiunque glieli menzioni [a cui augura, magari, un TSO (trattamento sanitario obbligatorio)]! Ciò che il privato non può manco pensare, gli uffici pubblici lo strafanno. Il parere “con riserva” sulle delibere degli organi collegiali non è legittimo, come accennato, non perché lo dica Lacerba, che ritiene ridicola e inutile la disciplina dei pareri, ma perché lo dicono dottrina e giurisprudenza. “Un’anomalia frequente negli enti locali è l’apposizione di un parere favorevole condizionato..inficiato da un vizio dell’iter logico seguito: infatti lo stesso non può accertare delle non conformità dell’atto controllato rispetto alle norme dell’ordinamento giuridico-contabile e poi concludere per l’approvazione del provvedimento stesso (parere favorevole); il nostro ordinamento non conosce altre vie: o il provvedimento è legittimo ovvero è illegittimo..” (Paolo Gros, “Il parere di regolarità contabile “condizionato”, Gli Enti locali-Paolo Gros, Lucio Guerra e Marco Lombardi on web :: Finanziario, 17 marzo 2010). Se poi la ‘condizione’ apposta consiste nell’ordine all’organo deliberante di fare un qualcosa, si configura “una invasione di competenza..in contrasto con i principi dell’ordinamento giuridico..” e “indice di disordine e non di ordinamento giuridico, che, per definizione deve essere ordinato” (TAR Puglia, Bari sez. I, 16 maggio 1992 n. 296). Al ‘disordine’ contribuiscono pure le omissioni di giunta e consiglio obbligati a dare adeguate motivazioni (art. 49, comma 4, tuel) nei loro atti del contrasto con i pareri consultivi negativi. E’ accaduto con lo schema di bilancio 2015 (del. G.C. n.63/2015) approvato ‘ignorando’ il parere negativo del Responsabile di area. E disordine costituisce anche tutta l’illegittima sequela di “immediate esecutività”, conferite agli atti. Antonino Casesa in “Le delibere immediatamente esecutive vanno motivate (note a margine di TAR Piemonte, Torino, sez. II, sent. 14/03/2014 n.460)” (diritto.it) annota che “..spesso, gli enti locali,..trascurano.. la necessità che l’immediata esecutività venga corredata da adeguata motivazione da parte della giunta o del consiglio..la motivazione stessa, ex art. 3 della legge 241 del 1990, costituisce un requisito di legittimità dell’atto amministrativo. Come precisato dalla giurisprudenza, la clausola di immediata eseguibilità..pur sempre correlata al requisito dell’urgenza..deve ricevere adeguata motivazione..”. Al comune di Penne, burinamente, si fa tutto cape ’ngule: si rilasciano pareri “condizionati” e non consentiti; di eventuali pareri negativi le delibere tacciono e “..senne futtono..”; l’‘immediata esecutività’ degli atti è ‘cosa loro’; la stitichezza nella dismissione delle quote di Vestina Gas, pure. E’ la fiera del “rovescio”, nella patria dove impera il diritto del minchia, e della buffoneria legalitaria, orticelli provvidenziali per i professionisti dell’anti-illegalità e per frotte di associazioni che plaudono a questo ciarpame pubblico, turpe come un’accozzaglia di ordalie barbariche. Ah, les italiens!

GIOVANNI CUTILLI

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