Penne: Sel, “azioni per scongiurare chiusura punto nascita”

PENNE – Il gruppo vestino di Sel ha inviato la seguente nota sulla ipotesi di chiusura del centro nascita dell’ospedale di Penne.

“Il recente dibattito sul numero dei punti nascita nella Regione Abruzzo, reso pubblico dalla stampa, ha confermato la concreta possibilità della chiusura del punto nascita dell’Ospedale di Penne dato che in Abruzzo si contano 12 punti nascita mentre il piano di riordino e razionalizzazione della rete dei punti nascita ne prevede 6/8. Per il Sindaco di Penne “il taglio di quelli eccedenti, dipende solo in minima parte da volontà politiche poiché è la legge a fissare i criteri più stringenti”. Ma se la politica vuole veramente garantire lo status legale dei punti nascita – afferma Guglielmo Di Paolo, coordinatore cittadino di SEL – lo può fare mettendo a disposizione le risorse economiche necessarie per annullare il divario formativo e organizzativo degli operatori delle unità di ostetricia della periferia rispetto a quelli che esercitano in strutture di maggior afflusso, e non sembra che negli anni passati la politica regionale si sia mossa nella direzione di offrire una alternativa al punto nascita di Pescara. Anzi, le strutture ospedaliere di periferia sono state sempre più impoverite e svuotate di professionisti. Il Decreto Fazio concede la possibilità di deroga alla sopravvivenza dei punti nascita “sulla base di motivate valutazioni legate alla specificità dei bisogni legati alle varie aree geografiche interessate con rilevanti difficoltà di attivazione dello STAM ( Servizio di Trasporto Assistito Materno)”. Penne, già carente cronicamente di adeguata rete viaria e di trasporti, raccoglie donne provenienti da territori con una orografia in gran parte montana, è lontana oltre 30 chilometri dal primo centro ospedaliero e quindi si candida, a buon diritto, a mantenere il punto nascita al fine di garantire la salute dei suoi cittadini, diritto riconosciuto dalla Costituzione. Vorremmo ora conoscere i criteri oggettivi utilizzati dal Governo regionale per individuare i comuni corrispondenti ai territori ritenuti “più disagiati”, con una viabilità “non adeguata” e con caratteristiche orogeografiche “particolari con difficoltà d’accesso” e se per il punto nascita di Penne, che ha un numero di parti inferiori a 500, il Commissario ha previsto una concertazione con il Ministero della Sanità per derogare agli standard, tenuto conto che l’Abruzzo è ancora sottoposto alle procedure del piano di rientro. Dalla stampa sembra che l’unico parametro considerato sia quello del numero dei parti. Nessun correttivo è previsto in base all’ampiezza del territorio e alle sue caratteristiche geografiche. Se confermato, sarebbe un errore politico di valutazione gravissimo perché il territorio vestino ha garanzie di specificità che consentirebbero una deroga al criterio numerico:

  1. a differenza di altri punti nascita dove il calo demografico evidenziato nel 2014 ha comportato una inevitabile diminuzione delle nascite, a Penne il trend è assolutamente positivo tanto che nel 2014 si sono contati 60 parti in più rispetto al 2013.
  2. Per raggiungere il presidio ospedaliero di Pescara in situazioni ottimali i tempi di percorrenza sono di un’ora circa, senza considerare che il collegamento viario è reso difficoltoso da strade dissestate. Non solo! L’ambulanza per arrivare a Penne dai centri limitrofi e ripartire per Pescara impiegherebbe non meno di due ore senza considerare i tempi di preparazione, il traffico e le condizioni metereologiche (in inverno neve e ghiaccio): il rischio clinico di partorienti e nascituri a fronte di un presunto e non attendibile risparmio economico non sarebbe giustificabile.
  3. I Sindaci e i Consigli comunali dei centri limitrofi sono stati, e sono, molto sensibili alla problematica del punto nascita dato che il nosocomio pennese è più agevolmente raggiungibile rispetto a quello di Pescara e riesce a fornire prestazioni ostetriche di buona qualità; da sempre, infatti, il punto nascita di Penne è stato assolutamente in linea con la migliore sanità italiana.
  4. A prescindere dai tecnicismi previsti dalla legge sul riordino della sanità, occorre un intervento diretto ed immediato della Regione per il potenziamento e la messa in sicurezza del punto nascita di Penne, la cui soppressione, danneggerebbe tutta l’area vestina, i centri limitrofi ed in particolare le donne meno abbienti.

Per questi motivi, SEL Penne – area vestina esprime ferma e totale contrarietà alla chiusura del “punto nascita” dell’Ospedale di Penne che, anzi, dovrebbe essere messo in sicurezza secondo la vigente normativa e potenziato per assicurare le risorse umane e strumentali previste per un puntonascita di “primo livello”. In tal modo verrebbe assicurata sia l’ esigenza della capillarità territoriale delle prestazioni ospedaliere, sia una adeguata garanzia e rispetto degli standard qualitativi, strutturali e tecnologici previsti dalla legge. E’ inoltre auspicabile un serio piano di interventi e di potenziamento di tutto il complesso ospedaliero del San Massimo che, nonostante le ripetute sollecitazioni e promesse, a distanza di svariati anni, non ha ottenuto gli investimenti richiesti e necessari per qualificare e mettere in sicurezza il Presidio Ospedaliero. Di questo passo ci convinceranno che anche per le appendiciti e le tonsille, per evitare pericoli e per garantire maggiori condizioni di massima sicurezza ai pazienti, è indispensabile fare riferimento alla grande e qualificata struttura ospedaliera della città o del grosso centro! SEL intende far sentire la sua voce, affinché non siano perse o ridotte ai minimi termini le funzioni e i servizi di quel grande e prezioso patrimonio rappresentato dall’Ospedale di Penne”.

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