Un’annata che stava regalando soddisfazioni su entrambi i fronti, il campionato e la Coppa Italia. Il Penne di Guido Colangelo faceva abbastanza paura in quella promozione, l’attuale eccellenza. Ci furono pomeriggi splendidi per la truppa biancorossa che regalava ai suoi impagabili tifosi momenti di esaltazione davvero intensi. Poi però qualcosa andò storto proprio nel momento decisivo della stagione. Una serie di cause, fra le quali arbitraggi molto discutibili, mandò in malora l’annata in un mese: da dopo Pasqua in poi. Il Penne ebbe una flessione psicologica, non fisica.
Un appannamento impensabile all’inizio di quel 1980 che ripercorriamo grazie ai servizi di Camillo D’Angelo, inviato de Il Messaggero al seguito dei vestini. Quarant’anni fa, il giorno dell’Epifania cade di domenica, Al comunale ancora un po’ innevato scende il Tor Sapienza per il ritorno della Coppa Italia, all’epoca organizzata in modo tale che tre squadre fossero ammesse ai turni interregionali: il tutto prima che iniziasse il campionato. Pennese, Raiano e Guardiagrele sono le tre abruzzesi. Ai vestini tocca il Tor Sapienza di Roma. All’andata a novembre era finita 0 a 0. Il Penne di Guido Colangelo è primo in classifica in un campionato di Promozione fermo e che vedrà alla ripresa lo scontro diretto a San Salvo contro l’undici di Bruno Taverna che condivide la vetta. Contro i romani, guidati da quell’Alberto Mari fresco di Seminatore d’oro e che poi allenerà il Frosinone, la Torres, il Barletta, l’Alessandria e il Foligno, il Penne è schierato con una formazione molto tecnica e sbilanciata in avanti. Davanti a Liberati, Gioioso e Giannetti sulle fasce, Gianni Bianchini libero con Vincenzo Pilone e Macrini in difesa; Di Federico, capitan Palma e Di Luzio a centrocampo con Acciavatti trequartista, Florideo Pilone unica punta. Al pronti via, si fa subito dura. Un tiraccio di Canni sorprende al sette Liberati.
Ma il Penne recupera immediatamente. Vincenzo Pilone, 31enne, ex terzino della romanzata Sambenedettese di Marino Bergamasco, insacca di testa la porta di Cherubini. Ma nonostante il campo pesante e le buone trame, il Penne combina un pasticcio difensivo che porta i romani di nuovo in vantaggio con Cardone. Si complica il passaggio del turno: servono almeno due reti. Fabio Acciavatti, loretese, già pupillo di Saul Malatrasi nella primavera del Pescara calcio, molto precocemente scomparso, viene contrastato in area: Loris Staffoggia di Urbino, un arbitro figlio della cuoca dell’università che approdò in serie A e disgraziatamente deceduto alcuni anni fa in un incidente stradale, fischia il rigore: provvede Enzo D i Federico a riportare in parità il match. L’asse Pilone-Bianchini manda il Penne sulla strada della qualificazione.
Il Vogts della Samb pennella una punizione per Giancarlo Bianchini, suo ex compagno di squadra in riva all’Adriatico, che sotto misura trafigge i capitolini. Bianchini in realtà era un libero adattato: nasce centrocampista avanzato e dotato di un tiro potente, oltre che di colpi di testa efficaci: il 2 marzo ’69 alla Civitella di Chieti inzuccò la palla che diede i due punti ai teatini nel derbissimo col Pescara; a Salerno nel ’71 fu capocannoniere della squadra di Tom Rosati, e di tutta la C con 12 gol, che mancò la promozione n B per un soffio. Ora il Penne ha il match in pugno. Dieci minuti dopo, Vittoriano Di Luzio di Villa Celiera, studente liceale titolare di una classe pura, chiude il conto con il Tor Sapienza. E apre al grande sogno.
Berardo Lupacchini