Ospedale San Massimo di Penne. Un appello

Da quando, ormai, anche l’ultima speranza di vita tra le rovine dell’Hotel Rigopiano era svanita e un pallido sole, beffardo e quasi sinistro, il mattino dopo, chiudeva il terribile periodo d’inizio d’anno gravido di calamità per l’Abruzzo e per le sue genti, quasi incredule per tanta avversità, un obbligo morale urge imperioso. Lanciare un appello per le sorti dell’Ospedale San Massimo di Penne. Lo indirizziamo al Vice Ministro per l’Interno On. Filippo Bubbico, persona di grande dirittura intellettuale, già presidente di una Regione, la Basilicata, consorella dell’Abruzzo, anche in avversità atmosferiche, e nell’ospitalità alle due Città più fredde di tutto il Centro-Meridione: L’Aquila e Potenza. E’ stato anche sindaco di uno splendido Borgo, la Città di Montescaglioso (Mt), di pochi abitanti meno popoloso di Penne e a un’altitudine inferiore di un solo centinaio di metri. E’ stato Assessore regionale alla Sanità mentre era Vice Presidente della Giunta regionale. Una formazione politico-amministrativa a tutto tondo la sua, una capacità di governo ragguardevole, un acume e un intuito notevoli. Un personaggio, insomma, ben conscio della portata dei fattori geomorfologici, infrastrutturali, climatici di un territorio e del loro impatto sul piano temporale, quello dove può giocarsi, nell’emergenza sanitaria, la vita o la morte di una persona. L’osservazione diretta in questi giorni di presenza al Centro operativo di Penne, in rappresentanza del Governo, le visite compiute a Rigopiano e all’Ospedale di Pescara gli avranno fatto constatare, al di là dell’eccezionale nevicata, quanto i collegamenti tra la zona pedemontana e la città di Pescara siano impervi e quanto possano essere impraticabili in condizioni climatiche avverse. La viabilità della zona Vestina è da terzo mondo e non sono bastati Accordi di Programma e Leggi Obiettivo neppure solo a migliorarla. Una circostanza l’On. Bubbico ha, soprattutto, constatato, quella dell’impedimento al volo per gli elicotteri in condizioni meteo avverse. Lo ha riferito il 25 gennaio al Senato lo stesso Presidente Gentiloni parlando dei soccorsi a Rigopiano. In questi casi, e in genere in condizioni atmosferiche pessime, l’alternativa è l’ambulanza per coprire una distanza anche di 40 e più chilometri, per raggiungere Pescara dai centri dell’interno. Così, l’emergenza sanitaria è aggravata dal fattore temporale aumentando il rischio per il paziente. Come può, allora, immaginarsi, rispetto alla natura geomorfologica del Comprensorio Vestino e al degrado e all’insufficienza viaria, di declassare l’Ospedale di Penne, un presidio di “prossimità” per un territorio di centinaia di chilometri quadrati e popolato da decine di migliaia di abitanti, al rango di “Presidio ospedaliero in zona particolarmente disagiata” (Punto 9.2.2 D.M.), privandolo dei servizi per pazienti in “codice rosso”? Più in generale, come può concepirsi il modo in cui un semplice decreto ministeriale, il “Lorenzin” (D.M. 2 aprile 2015, n.70), ha ridisegnata la mappa della rete ospedaliera in Italia? Si tratta di un’inaccettabile programmazione accademica, della summa di ottuse analisi istruttorie burocratiche che generano soluzioni avulse dai reali scenari di contesto, lontane dalle esigenze della gente e finanche dannose. Parametri e criteri fissati rimanendo incollati dietro una scrivania come se percorrere la provinciale Farindola-Penne equivalesse a percorre la provinciale Reggio Emilia-Montecchio. Purtroppo, così non è! L’On. Bubbico lo ha potuto constatare di persona, per le nostre zone, che così non è. Faccia, questo l’appello, l’eroico sforzo di prendersi carico di rappresentare queste realtà e questi rilievi alla Collega Beatrice Lorenzin, che non ha il suo stesso pedigree politico-amministrativo, con tutto il rispetto per la sua esperienza di collaborazione con il buon Paolino Bonaiuti, parlamentare di lungo corso. D’altra parte del “decreto Lorenzin” lei ha la responsabilità della sola firma; nel testo, infatti, non ha modificato una sola virgola rispetto a quello licenziato, nel 2012, dal Ministro della salute Renato Balduzzi e da lei adottato tal quale. Le andrebbe spiegato che un infartuato, un ischemico cerebrale, la vittima di un ictus, e via esemplificando, sono tutti tempo-dipendenti e che un paziente di Penne, Farindola, Villa Celiera, Montebello di Bertona o di qualsiasi centro pedemontano della ex USSL n° 10 di Penne ha il diritto di sopravvivere come quello di Pescara o di Roma. Il Vice Ministro le faccia intendere che quell’infelice decreto va cestinato, che la sanità deve rispondere ai bisogni delle persone non agli almanacchi teorici dei burocrati. Se vuol far prima e meglio, lo spieghi direttamente al Presidente del Consiglio. L’On. Bubbico, che è anche architetto, sa che vi deve essere armonia e non discrasia tra le possibilità date e il loro impiego. E’ vero che nell’evento catastrofale di Rigopiano l’Ospedale di Penne non ha giocato praticamente nessun ruolo ma sarebbe grave se, al di fuori di un simile contesto eccezionale, tragico, sciaguratissimo e disumano, fosse messo nelle condizioni di non poterne avere quando ne ricorresse l’esigenza, per esempio in dipendenza di condizioni climatiche molto critiche, di quelle nelle quali la vita di una persona dipenderebbe solo da una corsa in ambulanza, di una quarantina di chilometri o più, verso Pescara. Sarebbe una tragedia aggiuntiva e beffarda se a mettere in pericolo la qualità della vita o addirittura la vita di qualcuno fosse la stessa organizzazione sanitaria. Finora, il Ministro Lorenzin, pur edotta di queste problematiche, non ha dato mostra di coglierne le implicazioni estreme che, però, non sfuggono alla perspicua attenzione del Vice Ministro Bubbico. Egli, molti anni fa, nel corso di una gradita conversazione, ebbe a dire : “Per la sanità nessuno ha la bacchetta magica”. Era l’anno 2004. I presidenti del Governo e della Regione Abruzzo e il Ministro e l’Assessore regionale alla salute erano tutti di centro-destra. Quell’affermazione, che rifuggiva da strumentalizzazioni anche facilissime, testimoniava la sua onestà intellettuale. Per questo, l’auspicio è che possa e voglia condividere l’appello non solo per la salvezza piena ma per il potenziamento dell’Ospedale di Penne, e, per ciò stesso, voglia anche superare l’eventuale e comprensibile remora a intromettersi nell’orto del “vicino”, quello della Lorenzin, inquadrando correttamente l’offerta sanitaria per il popolo Vestino (e di qualunque comunità in condizioni analoghe). E’ decisivo che il Governo rifletta a fondo sul decreto che, a sua stessa onta, porta il nome del Ministro della salute in carica, e approdi a decisioni finalmente diverse, che non pregiudichino le speranze di salute e di vita e non le affoghino in amorfi e avulsi calcoli di bacini di utenza e di prestazioni, estranei anche alla sbandierata menzogna della “sicurezza”. Non si può decretare in questo modo la vita o la morte di un ospedale. Ad animare quest’appello e a suonare il disagio non è il “campanile” ma la necessità che, una volta per tutte, la classe politica dia prova d’impegnarsi nel famoso riequilibrio della aree interne del Paese, perseguito a parole (SNAI- Strategia Nazionale per le Aree Interne) e smentito nei fatti (decreto “Lorenzin”). Le politiche sanitarie di quel riequilibrio sono parte essenziale. E’ folle, anche economicamente, continuare a favorirne lo spopolamento e sempre più alto sarà il prezzo da pagare. Non è il “campanile” a reclamare privilegi ma la Costituzione italiana a garantire un diritto, quello alla salute: art. 32 “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Siano rispettati appieno e in coerenza quel diritto e quell’interesse, anche nell’area Vestina. E vorremmo, per questo, ringraziare il Vice Ministro Filippo Bubbico per il suo contributo.

Giovanni Cutilli

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