Una storia di ordinaria follia. Qualcuno ha barbaramente scagliato con una balestra una freccia che si è conficcata nell’occhio di un gatto padronale menomandolo per il resto dei suoi giorni. È quindi scattata una caccia all’uomo a Picciano per individuare il responsabile dell’attentato al piccolo Whisky, il micio di Armando Danese. “Un’azione ignobile, di una gravità inaudita”, commenta Enzo Catani, il sindaco. Il gatto è stato operato d’urgenza in una clinica veterinaria e oggi con ogni probabilità sarà restituito al suo proprietario, ma purtroppo senza l’occhio offeso. La freccia infatti è penetrata per 16 cm nella cavità oculare e nonostante tutto l’impegno il piccolo felino resterà menomato.
Questa mattina sarà presentata una denuncia contro ignoti, per ora, ai carabinieri di Collecorvino. Chi ha agito così brutalmente probabilmente vive nelle vicinanze dell’abitazione di Danese, vale a dire nella zona di via dell’Internazionale vicino alla scuola. Qualcuno che nel progettare l’azione delinquenziale ha anche approfittato del mancato funzionamento del sistema di videosorveglianza che a Picciano conta su una quarantina di telecamere, alcune delle quali installate in prossimità della casa di Danese e di Whisky.
Se fossero state regolarmente attive, avrebbero senz’altro ripreso quanto accaduto questa mattina. “Come amministrazione – aggiunge il primo cittadino – faremo tutto ciò che è possibile per aiutare i carabinieri a scoprire il responsabile di un gesto tanto violento quanto gratuito”. “Il gatto è in clinica dove mi hanno detto che non avevano mai visto nulla del genere probabilmente perderà l’occhio e si dovrà valutare eventuali danni neurologici nei prossimi giorni”. Poi, Armando Danese, il proprietario del gatto, lancia un appello: «Chiedo cortesemente a chiunque abbia visto qualcosa o qualcuno che ha in uso questa balestra a segnalarmelo anche in forma anonima. Questo gatto non è solo un gatto per me è un compagno sempre presente nei peggiori miei momenti di sconforto e farò di tutto per prendere il colpevole».
Berardo Lupacchini
