NON BASTA DIRE CHE NON LO POTEVA FARE Sull’ospedale il Tar dà ragione a Luciano D’Alfonso

Nulla da fare: il Tar dell’Aquila respinge il ricorso presentato dal Comune contro il declassamento dell’ospedale vestino a presidio di zona particolarmente disagiata, deciso da Luciano D’Alfonso quando era commissario ad acta sulla sanità e prendendo spunto dal decreto Lorenzin del 2015.

Di conseguenza, il collegio giudicante, presieduto da Antonio Amicuzzi (Paola Anna Gemma Di Cesare, estensore, e Lucia Gizzi), a due mesi dalla discussione, ha anche rigettato il ricorso contro i provvedimenti restrittivi della Asl pescarese per il San Massimo di Penne, anche in termini di ristrutturazione edilizia. Bocciata a luglio Popoli (la soppressione del proprio ospedale è stata comunque congelata per tre anni da una norma ad hoc sul sisma del 2009), ora arriva il no anche per Penne. Appare probabile l’appello al Consiglio di Stato. “Una sentenza discutibile”, osserva Mario Semproni, il sindaco di Penne. “Rimane singolare come il governo regionale possa esultare per una sentenza che nel merito declassa l’ospedale e sopprime il diritto alla salute di un territorio già fortemente penalizzato da meteo, assetto viario e crisi economica. Sabato l’amministrazione comunale sarà presente all’iniziativa “Abbracciamo l’ospedale” promosso dal comitato di difesa dei cittadini”. Per l’avvocato della Asl Giovanni Mangia ”è una sentenza molto articolata e dettagliata di non facile impugnazione essendosi soffermata su tutte le circostanze di diritto e di merito in contestazione”. Non passa la linea dello studio legale Di Tonno per salvare l’ospedale, dunque. Il Tar apprezza nelle sue 27 pagine di motivazione il lavoro dell’allora commissario ad acta D’Alfonso e del direttore genarle della Asl, Armando Mancini. “Il commissario aveva il potere di decidere trattandosi di una situazione di emergenza per la sanità regionale in corso dal 2008”, sostiene in sintesi il collegio rispedendo al mittente l’accusa di un eccesso di potere nella riorganizzazione sanitaria abruzzese. Non solo. Penne non ha i requisiti, come gli ospedali di Sulmona, Giulianova, Atri e Sant’Omero, per poter considerare il suo ospedale come sede di pronto soccorso ed anche di base “perché i due status coincidono nell’assetto regionale”, potendo contare anche su una popolazione fra gli 80 mila ed i 150 mila abitanti. Rientra appieno, il San Massimo, invece nella classificazione di presidio di zona particolarmente disagiata poiché “il 96,87% del territorio è montano e premontano con 6 mila persone sui 42 mila residenti nei 14 comuni che percorrono una rete viaria verso l’ospedale superiore ai mille metri sul livello del mare”. Ed ancora: “la Regione non era tenuta a motivare le tecniche di misurazione sui tempi di percorrenza né il Comune ha offerto alcun elemento di prova atto a smentirlo…”.

Berardo Lupacchini

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