La lotta al randagismo qui in Abruzzo ha percorso distanze enormi in termini culturali, e questo grazie a persone che hanno lavorato assiduamente per dare dignità ai nostri randagi e una seconda possibilità anche alla specie umana.
Ne abbiamo parlato con Carmelita Bellini, direttrice dell’Associazione Dog Village di Montesilvano, che ci spalanca le porte del canile/parco, rispondendo alle nostre domande sul randagismo locale, con flashback puntuali e densi di emozione che, tra aneddoti e testimonianze, raccontano di 43 anni di storia spesi 24 ore su 24 ad aiutare i cani vagabondi sul territorio di Pescara e Montesilvano.
Carmelita ma lei ha sempre nutrito amore verso i cani? Io, mai! A casa mia chi amava i cani era mio marito. Io ne avevo paura. Ma questa è stata forse la mia fortuna, non essendo una “canara”, ho conservato sempre la lucidità che mi ha guidata nel fare le scelte più corrette nell’interesse dei cani, dei padroni e del territorio.
Ma come è nata allora la sua passione che è divenuta un vero impegno sociale verso gli animali? Mi trasferii a Pescara dalle Marche negli anni 90’ con l’aspettativa di fare una vita da gran signora ma mi sono scontrata con la difficoltà quotidiana di vivere in una zona ad alta intensità di cani vaganti rincorsi dalle volanti dell’accalappiacani. Mi distrusse sentire i guaiti e vedere il sangue e la pipì degli animali catturati, e fu allora che scattò qualcosa dentro di me. Mi informai e venni a sapere che la trafila per qui poveri animali prevedeva prima il passaggio al canile sanitario per la sterilizzazione, e poi – fortunatamente da poco era entrata in vigore la legge che vietava l’abbattimento –venivano trasferiti al canile privato convenzionato con il Comune, che per me è la “galera” a vita dei cani. Dal primo canile che visitai portai via con me, malgrado ne avessi paura, i primi due randagi. Decisi allora di voler dimostrare al mondo che i cani, se tenuti bene, non facevano del male a nessuno! Su consiglio della mia amica Fiorella Foglietta, una persona eccezionale, che all’epoca gestiva il canile di via Raiale, avviai a mie spese la sterilizzazione di tutti i vagabondi della pineta di Pescara, e misi le cucce e le ciotole sotto il cavalcavia. Prestissimo tornò ordine nel quartiere!
I suoi occhi si fanno lucidi quando ricorda l’enorme fiducia che le diede l’allora Sindaco di Pescara Carlo Pace che avviò il primo percorso cittadino di sensibilizzazione sul tema “mi fece convocare ad una tavola rotonda con i dirigenti Asl e iniziò con, Signora sa che lei queste cose non le può fare? Ma dopo avermi ascoltato con attenzione concluse, ma se facessimo come ha fatto la Bellini? Sterilizziamo i cani e li reinseriamo sul territorio? Chiaramente serviva un referente che garantisse l’indole buonadi questi cani e si occupasse della loro gestione, mi assunti io ogni responsabilità facendo mettere il mio numero di telefono sututte le loro medagliette. Il Comune di Pescara fu davverolungimirante, comperò cucce e crocchette per tutti i randagi e chialtro lo faceva a quei tempi? Poi mi affidò la gestione del primo sportello comunale – URP – che per diversi anni gestii contemporaneamente allo sportello regionale di prevenzione al randagismo. Ero sempre al telefono e sempre in mezzo alla stradain condizione molto spesso pericolose”.
Carmelita sorride quasi incredula alla memoria di tutte le avventure vissute sulle strade con Carla de Dominicis “Carla era un’altra pazza come me! Sapeva che i cani le avrebbero morso, e allora si concentrava e al momento giusto diceva Vai! E li afferrava! Beccò tanti morsi ma al pronto soccorso disse sempre che era stato il suo cane!”.
Ogni tanto, nel flusso incessante di episodi, qualche ombra le vela il viso, è la memoria dei tanti momenti difficili che pure ci sono stati: i rapporti a volte faticosi con le altre Associazioni, con gli Enti di competenza, o con chi non condivideva i suoi modi e le sue idee. Ma il turbamento dura un attimo, poi fiera delle battaglie che ha portato avanti, torna a sorridere con la forza di chi le rifarebbe tutte!
Qui i cani la riconoscono tutti, siete in famiglia, ci racconta meglio il Dog Village? Questa, prima era una zona paludosa piena di randagi, poi negli anni ‘90 Anna Maria Di Febo, tuttora attiva nella struttura, con la sua famiglia ha speso moltissimi soldi per fare recinti e contenere i vagabondi. Sono stati dei veri benefattori per tuttiquelli che venivano qui a chiedere aiuto. Da allora e fino al 2017 la struttura è stata privata, adesso è Comunale.
Questo canile, che non a caso si chiama il Villaggio, ha sempre avuto molto lustro perché è la realizzazione di un progetto ampio che parte dal soccorso ai cani meno fortunati – che qui trovano la prima accoglienza, cure, protezione e promozione della loro adozione – e passa anche attraverso l’educazione di quanti possiedono o desiderano prendere un animale. La dimensione del posto e la sua configurazione ci hanno consentito di organizzare spesso giornate aperte in cui bimbi, mamme con i carrozzini e famiglie intere venivano a contatto con gli animali, per favorirne la conoscenza e l’integrazione.
Avendo fatto esperienza sulla strada, ho sempre voluto che i cani arrivati qui, o portati dai privati – che spesso ce li lasciano fuori dal cancello – o dai Comuni, stessero in libertà il più possibile,ecco perché a volte li libero tutti assieme e, come mi piace dire, li mando a leggere il giornale!
Camminando con Carmelita entriamo ed usciamo negli enormi recinti del canile immersi nel verde in cui i cani ci accolgono lasciandosi accarezzare e scodinzolando. Il Dog Village sembra un parco divertimenti creato su misura per loro, tra scivoli, palloni e giochi colorati! Lo spazio tutt’intorno è immenso: piazzole, boschetti e aree ristoro che fanno venire voglia di domeniche all’aria aperta! Nella zona dedicata all’addestramento, conosciamo Ilenia e Marco: lei, volontaria aquilana, responsabile della pet therapy, e lui istruttore cinofilo. Insieme ci raccontano che esiste un cane per ogni padrone, per questo bisogna conoscere benel’animale e avere un buon intuito nel trovare persone adatte a lui. Mentre lavora con Leo, il pit bull arrivato a soli due mesi (ora ha un anno e carca famiglia!), Marco ci spiega che con il supporto del gioco forniscono ai cani del centro il bagaglio esperienziale funzionale per una futura adozione, educandoli alle possibili esperienze esterne per renderli pronti a vivere in famiglia.
E Ilenia aggiunge “L’amore non basta, serve competenza per aiutare davvero i cani e naturalmente servono risorse. Noi siamo una ventina di volontari, abbiamo studiato, ci siamo formati, e non abbiamo altro interesse che il loro benessere. Li conosciamo tutti, abbiamo relazioni personali con ciascuno di loro, ce ne occupiamo appieno: pappa, educazione, terapie veterinarie, tolettatura, incontro con le famiglie fino alla colletta tra di noi, necessaria per sostenere tutto ciò.”
Carmelita a che punto siamo oggi nella lotta al randagismo? Cosa spera per il futuro?
Con le dovute differenze tra province, secondo me oggi, nella zona di Pescara e Montesilvano, il randagismo non esiste più. Degli oltre 150 cani che prima avevamo qui, ne sono rimasti una cinquantina. Quelli di oggi sono “finti randagi” ovvero cani che, risalendo all’indietro, si viene a scoprire che un padrone ce l’avevano. Ecco perchè ritengo importante che si lavori sullamatrice economica del randagismo, garantendo adeguati servizi ai proprietari dei cani! Non ci scordiamo che oggi, a differenza del passato, mettere il microchip ad un cane ha un costototalmente a carico del padrone, e la sterilizzazione del cane di proprietà non è più supportata dal Comune come lo era una volta.Mi dispiacerebbe se la mancanza di adeguati servizi facesse perdere quanto di buono abbiamo guadagnato in tutti questi anni.
Guardando al futuro, rimango fedele al mio obiettivo di educare le persone al rispetto e all’amore per i cani (vedi il logo del canile– Meticolosamente addestrato, l’uomo può diventare il miglior amico del cane) ecco perché il mio sogno è che il Dog Village continui a mantenere, anche attraverso la prima accoglienza, un importante ruolo nel piano di lotta al randagismo e la lungimirante visione che l’ha reso il canile rinomato e apprezzato che è sempre stato.
Carolina Mincone