Riceviamo e pubblichiamo questa lettera pervenuta via email in redazione. L’autore ci chiede gentilmente di apporre la firma delle sue iniziali, lo facciamo dopo aver constatato che lo scritto non contenga nulla di diffamatorio o offensivo ma solo un’opinione a cui diamo spazio, concedendone, qualora chiunque lo ritenesse, altrettanto per eventuale risposta. Dal nostro canto, coinvolti nelle rimostranze, abbiamo scritto quanto dal nostro cuore percepito, l’unica verità di cui volevamo parlare in nome di Carlo Bonfiglio.
“Ho partecipato ieri alla cerimonia in onore di Carlo Bonfiglio e sono rimasto alquanto allibito dallo scoprire che, malgrado la presenza massiccia dei rappresentanti delle istituzioni comunali, Sindaco, Consiglieri e Giunta, di tutti i partiti e ahimè tutti uguali, a nessuno di questi sia calato in mente di portare un sostegno, magari anche un mazzo di fiori a nome del Comune di Loreto Aprutino. Nessuno e di nessun partito. La targa è stata sostenuta, e questa parola usata intende volgarmente, pagata da Francesco Di Pietro, l’organizzazione si è retta sull’azione volontaria di professionisti e cittadini, a partire da Pierluigi Pace, sua moglie Gianna, Lina Di Pietro, Fausto Roncone del Teatro del Paradosso, Massimiliano Di Carlo, Gianfranco Buccella, Sabrina De Luca, Aleardo Rubini, Achille Rasetta e Leonardo Fabrizio. Sono rimasto veramente male. Non si chiedeva certo la luna ma qual è il legame tanto osannato ieri tra gli stessi uomini di una stessa comunità? Se ci sono uomini di valore, come in questo caso il signor Di Pietro, che danno lustro al paese sarebbe forse stato giusto che il Comune avesse compiuto un gesto di riconoscenza perché se questo paese ha ancora un’anima lo si deve alle persone. Avremmo voluto vedere in prima fila i tanti giovani della Consulta Giovanile, perché abbiamo un giovane Assessore che sappiamo sensibile ai grandi temi della libertà e della lotta in Sua difesa, in fondo Carlo Bonfiglio era un suo coetaneo. Avremmo voluto un gesto fosse anche di partecipazione, una medaglia da donare al signor Di Pietro. O, come detto, semplicemente un fiore. Mi spiace contraddire l’articolo de Lacerba, mi sarebbe piaciuto leggere la verità ma ieri io ho provato dolore due volte, non c’era una comunità, c’erano gli ultimi fuochi di un sentimento calpestato, ignorato, sottovalutato. Sarò un vecchio di antiche maniere e di stampo antico ma so che c’e un altro valore sui cui abbiamo fondato i contorni di una società civile: educazione e riconoscenza. Non mi aspettavo l’eleganza di una giacca sotto la fascia tricolore, quello lo lascio ai miei troppi anni ma un gesto piccolo, con altrettanta forza di quella avuta dal Dono del signor Di Pietro”
Con cordialità e preghiera di pubblicazione
Il Conte Resuscitato G.A.