LORETO APRUTINO: LA BILANCIA, TRIS D’ASSI VINCENTE
Ma a Sergio non gli parlate di …locdaunn… come dice lui. Chiamiamola chiusura.

Parlare di ristorazione nell’area vestina significa necessariamente parlare di LUI: Sergio Di Zio proprietario de La Bilancia, ormai diventato un complesso “monumentale”tra albergo, sala colazione, sale da pranzo e cena. E con lui si aprono sempre nuovi affacci alla vita, dialogare sulle difficoltà di questo periodo è scoprire in primo luogo una saggezza preludio di parole

Prima di tutto dico che stiamo vivendo una situazione sanitaria di dolore ma anche di confusione: se tutto quello che stiamo facendo serve a salvare anche una sola persona vanno benissimo tutti i sacrifici del mondo però io come gli altri miei colleghi, alcune incongruenze le abbiamo subite”

Quella più incomprensibile?

La cassa integrazione che a molti non è arrivata: io ho 8 dipendenti, come fanno con le famiglie? Che poi se io non ho i dipendenti devo lavorare molto di più ed ai problemi economici si assommano anche quelli di una più difficile organizzazione.

Come avresti voluto che si gestissero le cose?

Mi sarebbe piaciuto che avessero pensato alle fasce più deboli tra i piccoli ristoranti, quelli che non hanno potuto definire i distanziamenti dei tavoli,ad esempio. Io appartengo alla categoria dei fortunati perché posso contare su spazi enormi e di proprietà, anche non pagare l’affitto è stato un vantaggio ma quelli piccoli?

A proposito di fatica, so che stai lavorando tanto con l’Albergo.

Veramente, con le camere, non ho mai lavorato così tanto: adesso ho 17 ospiti ai quali assicuro colazione e una cena con menù unificato ma non avendo personale facciamo dei turni massacranti con Antonietta ed Ute. La base familiare aiuta

Tu sei abituato a stare tra la gente, quanto ti è pesato il lockdown?

Guarda, fammi un piacere, non mi parlare di look… lok… come cavul si dice… tutti stì termini inglesi secondo me ci hanno intrecciato la testa, fanno anche più paura.

Va bene chiusura?

Meglio. Durante la chiusura totale mi è mancato molto il lavoro perché avevamo programmato tanti eventi come il Festival del gusto col Tondino del Tavo che l’anno prima aveva avuto tanto successo. Mi manca il lavoro non perché non posso incassare ma perché questa è la passione che mi tiene in vita.

E la vita è tutto in quel logo storico, la bilancia, l’equilibrio tra tradizione e qualità. Ma anche questo caparbio e geniale ristoratore che gira tra i tavoli e strizzandoti l’occhio ti dice  Te lo dico io che devi mangiare oggi”

E lui la differenza la fa. Ma soprattutto la sa.

S.d.L

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