L’AQUILA: UNA MOSTRA SUI MANOSCRITTI MINIATI RECUPERATI NEI CONVENTI ABRUZZESI

La mostra, curata da Andrea Improta e Cristiana Pasqualetti, vuole raccontare a un pubblico più ampio un percorso triennale di ricerca, di scoperta e di studio presentando nella regione di provenienza una selezione di preziosi manoscritti miniati, un tempo riposti nelle scansie e negli armadi delle biblioteche dei conventi francescani d’Abruzzo. I codici miniati tramandano anche le vicende di amanuensi e miniatori, di lettori e bibliotecari che, in momenti diversi e in luoghi lontani, si sono incontrati fra le pagine di uno stesso libro. Esemplare in tal senso è la storia dei volumi della Provincia francescana abruzzese, confluiti a Napoli a partire dal 1789 per iniziativa di Francesco Saverio Gualtieri, futuro vescovo dell’Aquila, e di altri funzionari dell’allora Real Biblioteca, che per vanto dell’istituzione e finalità conservative vollero trasferirli nell’antica capitale del Regno preservandoli da sicura dispersione. Fra questi spicca un nucleo di oltre cinquanta codici miniati fra Medioevo e Rinascimento, acquisiti dai frati nelle zone più diverse d’Italia e d’Europa per esigenze di insegnamento e di predicazione.
Acquisti mirati, donazioni e lasciti furono le principali modalità con le quali i frati si procurarono i libri: di qui la varietà anche stilistica degli esemplari selezionati per la mostra, spesso più antichi della fondazione stessa dei conventi o, addirittura, dell’Ordine. Non mancano i codici miniati in Abruzzo, ove quest’arte fiorì fra i secoli XIV e XV. In ambito francescano abruzzese ebbe origine persino il più importante trattato di miniatura medievale – il  De arte illuminandi – di cui è in mostra l’esemplare dell’Archivio di Stato dell’Aquila. Oltre ai libri di studio, da San Bernardino provengono numerosi codici liturgici di grande formato, utilizzati per le celebrazioni nei cori delle chiese e oggi conservati nella Biblioteca “Salvatore Tommasi” dell’Aquila. Fra gli esemplari scelti per la mostra spicca il Salterio-innario splendidamente miniato all’inizio del Cinquecento dal fiorentino Attavante degli Attavanti.
Con questa iniziativa si vuole contribuire a una più diffusa consapevolezza del ruolo cruciale degli archivi e delle biblioteche nella promozione della conoscenza e nella trasmissione delle eredità culturali.

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