Purtroppo, non basta nemmeno la “sagacia” per rendere consapevole il comune di Penne delle sue bizzarrie.
Il trafelato e affaticato commentatore comunale delle opinioni espresse (anche) da Lacerba sulla scuola “M. Giardini”, non s’è preoccupato di smentirle e, ansioso di replicare, s’è dimenticato i temi posti il 6 ottobre, in “M. Giardini, sgombero ..ma non troppo”, dalla testata, abbandonandosi a spiegazioni, che per vero spiegano poco, le quali bene si sarebbe fatto, piuttosto, a illustrare a genitori, studenti, personale della scuola, autorità varie e opinione pubblica, se non educatamente prima almeno contestualmente all’adozione dell’ordinanza di sgombero della sede di Via Caselli! Lo avrebbero dovuto suggerire le linee programmatiche (già programma elettorale) approvate dal consiglio comunale, secondo cui: “I valori che animeranno la gestione dell’Ente sono quelli della trasparenza realizzata attraverso la partecipazione e condivisione (effettueremo forum e incontri con i cittadini), la comunicazione istituzionale..”. Se il comune avesse onorato questi impegni non si sarebbe ridotto ad accennare a tardive spiegazioni solo nel contesto di una polemica mediatica. La replica (anche) a Lacerba, è una clamorosa conferma che in municipio difettano più che mai comunicazione e coerenza. Lacerba non è entrata nel merito dell’ordinanza. Su questo piano, semmai è il sindaco che dovrebbe spiegare perché, perizie alla mano, non l’abbia adottata non appena insediatosi, se esse la imponevano! Se erano allarmanti, non doveva e non poteva essere un altro terremoto a riproporle all’attenzione, come invece è stato! In ogni caso, Lacerba, con sagacia o no, s’era occupata di altro, rispetto a cui la replica, di certo poco sagacemente, è silente e va fuori tema. Per questo, con una metafora scolastica, si direbbe che meriti un bel 4. Una prima questione era relativa alla contraddizione insanabile tra l’ordinanza e le sue premesse, da un lato, e il consenso, tacito o espresso (non è dato sapere), alla permanenza di personale della scuola nella sede di cui s’era ordinato lo sgombero, dall’altro lato. E’ ammissibile che un’ordinanza di sgombero “immediato” non valga per tutti? Non è forse una bizzarra e fenomenale contraddizione? O si tratta anche in questo caso di “codicilli”? Un’altra questione riguardava la comunicazione e la trasparenza. Come non immaginare, nemmeno la sera del 5 ottobre, di dover dare indicazioni a genitori e insegnanti per la ripresa delle lezioni il giorno seguente? Un atto di educazione prim’ancora che un atto dovuto! Disattenderli entrambi merita applausi? Comunicazione e trasparenza sono inclusi in quei “valori” tanto farisaicamente decantanti negli inutili proclami elettorali e programmatici quanto snobbati nella piccata replica dell’analista comunale che fa sarcasticamente scadere gli obblighi di trasparenza a livello di “codicilli legislativi”. Un banalizzazione che tradisce la considerazione ad essa riservata: spregiata alla stregua di “codicilli”! Si stenta molto a credere che sia la penna di un giurista a squalificare in modo simile la “trasparenza”, il rispetto verso la quale è rispetto verso i cittadini. Per la conquista civica, sebbene incompleta, di una normativa che riconosce un po’ di diritti, sono occorsi decenni. Altri ne occorreranno per espanderli ma intanto ha posto l’obbligo d’istituire nei siti web degli enti pubblici la speciale sezione “Amministrazione trasparente”, per la pubblicità di una serie di atti, oltre a quella operata sull’Albo Pretorio. Manco a dirlo, il comune di Penne da sempre sfregia ampiamente l’uno e l’altra. Ora sappiamo, da fonte diretta, che il comune assimila gli obblighi di trasparenza a meri “codicilli”. Per carità, nessuna sorpresa, è noto che tra la trasparenza e quel municipio c’è lo stesso rapporto della verginità con Cicciolina. Sono anni che Lacerba lo sottolinea, invano. La sua sordità istituzionale a legittime istanze (accessi civici, accessi agli atti) è proverbiale. D’altronde, si parla, è bene ricordarlo, di un comune che lascia circolare due versioni del suo statuto senza pubblicarne neppure una! Evidentemente, i “caudi(ci)llos” considerano un “codicillo” anche la carta fondamentale dell’ente, figuriamoci tutto il resto!
GIOVANNI CUTILLI