De Vico, e sono tre. Nuova accusa di corruzione: processo per l’Hotel Rigopiano

FARINDOLA – Altro processo per Antonello De Vico ad un anno dal termine del suo mandato di primo cittadino.

Dopo quelli che si apriranno sui rifiuti dell’Ecoemme e per il sociale di Penne e dintorni, altra ipotesi di corruzione contro di lui. L’11 giugno infatti comincerà il dibattimento sull’affaire dell’Hotel Rigopiano: l’ha stabilito il gup Sacco che ha rinviato a giudizio l’attuale sindaco Antonello De Vico (all’epoca dei fatti solo consigliere), il suo predecessore Massimiliano Giancaterino, gli ex assessori Colangeli e Marzola, l’allora consigliere Fusaro, ed i cugini Marco e Roberto Del Rosso, proprietari della defunta del Rosso srl che gestiva l’albergo poi ceduto. Con una particolarità: i danni li chiede l’elettore al posto del Comune che, pur essendo parte lesa, decide di voler restare fuori dalle aule di giustizia. Lo prevede la cosiddetta azione popolare, all’art.9 del testo unico sugli enti locali. E così l’elettore Romano Scarfagna, ex sindaco di Farindola e già deputato, ha chiesto ed ottenuto di potersi sostituire al Comune rinunciatario nel procedimento penale per la presunta corruzione nell’ampliamento concesso nel 2008 all’Hotel Rigopiano. I fatti ricostruiti dal PM Varone, dopo le indagini svolte dai carabinieri della compagnia di Penne, diretta dal capitano Di Pietro, risalgono al settembre del 2008. Il consiglio comunale votò una sanatoria per sistemare l’occupazione abusiva di suolo pubblico con cui l’Hotel si ampliò. L’autorizzazione a sanatoria, sostiene l’accusa, si basava sul presupposto che detta occupazione non costituisse abuso edilizio per mancata, definitiva trasformazione del suolo. Come corrispettivo i pubblici amministratori si facevano promettere e dare utilità economiche. In particolare De Vico e Giancaterino ottenevano una promessa di finanziamento per il partito democratico. Nel settembre 2008 De Vico, poi passato nell’Udc, si faceva dare dai Del Rosso 26.250 euro a titolo di restituzione di un pregresso debito contratto quarant’anni fa da Ermanno Del Rosso, zio dei due cugini imputati anch’essi, nei confronti del padre dell’attuale sindaco. Non solo: risultano anche assunzioni di familiari e protetti degli imputati. Per la giunta De Vico, in carica dal 2009, comunque, quell’ampliamento non provocò danni al Comune che chiese alla Del Rosso srl il pagamento di un canone ritenuto congruo. “Difendo io gli interessi di Farindola, non di certo questo sindaco impegnatissimo ormai più a difendersi in tribunale che ad amministrare!”, sostiene Romano Scarfagna, assistito dagli avvocati Claudio e Matteo Di Tonno. Ammessa la costituzione di parte civile anche dell’avvocato Sergio Iannucci, curatore fallimentare della Del Rosso srl, la società fallita nel 2011 con un buco di 300 mila euro che operò una cessione alla Gran Sasso Resort srl della gestione e dei soli beni mobili (l’immobile è in leasing). Un’operazione nel mirino dei creditori.

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