DE PROFUNDIS PER IL SAN MASSIMO E ALLARME PER IL 118

Ora è ufficiale. L’Ospedale di Penne è stato declassato a “presidio di zona particolarmente disagiata”! Dopo il pellegrinaggio a Roma, preparato con approssimazione ma, in ogni caso, purtroppo, ormai tardivo, col solo filo di speranza a cui il Capo di Gabinetto della Ministra Lorenzin lasciò, per pura cortesia, appesa la sorte San Massimo, e dopo il consiglio regionale straordinario del 20 luglio scorso, che ha partorito la classica mozione, più emozionante che utile, è stato firmato, il giorno appresso, 21 luglio, il decreto commissariale n.79/2016 che declassa il presidio Vestino, dopo la riunione del Tavolo romano di monitoraggio del 19 luglio.

E’ questo il decreto che ridisegna la ospedaliera abruzzese (e non il decreto 55/2016 del 10 giugno 2016, come detto erroneamente, che ne era solo la necessaria premessa). Ora, non rimane che attendere la sua pubblicazione e l’attuazione, entro termine fissato del 31 dicembre 2016. Cessa così la lunghissima agonia del San Massimo che affonda le radici addirittura in una trentina d’anni fa, ancora in “prima repubblica”, quando assessore alla sanità era Vincenzo Del Colle e si cominciarono a tagliare i primi posti letto (anche) all’Ospedale di Penne. Di taglio in taglio, il presidio è entrato in coma irreversibile con l’approvazione, in Conferenza Stato-Regioni, il 4 agosto 2014, del decreto “Balduzzi” il cui iter s’avviò nel 2012, con l’esame da parte di una Commissione ministeriale riunitasi due volte in quell’anno. Il provvedimento, poi, assunse il nome di decreto “Lorenzin” dal Ministro che lo firmò, il 2 aprile 2015, senza, tuttavia, cambiarne una sola virgola rispetto al testo licenziato dal Ministro Balduzzi (Governo Monti). Ora siamo all’epilogo. Il decreto 79/2016 è il certificato necroscopico che attesta la morte del San Massimo come Ospedale “normale”. E’ forte il rammarico per non aver combattuto per la sua classificazione come ‘Ospedale sede di Pronto Soccorso’ da nessuno intravista come possibile, seppur non scontata, ancora di salvezza (parziale). Non ci resta che piangere (anche sul latte versato)! Al di là delle polemiche politiche che lasceranno il tempo che avranno trovato, un’immediatissima attenzione va ora posta, da parte di amministrazione comunale, Comitato ristretto dei sindaci e rappresentanti politici di ogni livello, sullo stato del servizio dell’emergenza-urgenza nel territorio Vestino. In nove giorni sono ben due gli episodi che hanno mostrato falle gravissime nella “macchina” del 118, che solo la sorte benigna ha scongiurato avessero conseguenze irreparabile. Nella prima circostanza, occorsa con l’incidente del 12 luglio scorso a Penne, una persona investita ha dovuto attendere per circa 40 minuti, a terra, prima di essere soccorsa dall’elicottero del 118, per l’indisponibilità immediata di un’ambulanza medicalizzata del servizio stesso; l’altra circostanza è del 21 luglio quando un bambino, che per fortuna si trovava già nell’area dell’UTAP di Penne, ha avuto un’improvvisa e urgentissima necessità di soccorsi. Per la reiterata indisponibilità di un’ambulanza del 118, sono stati ben due i medici dell’UTAP a svolgere una supplenza fortuita, fortunata ma assolutamente intollerabile rispetto al servizio dell’emergenza-urgenza. Mentre, infatti, il primo medico, una pediatra, si assumeva la grave e diretta responsabilità della ‘supplenza’, prendendo in braccio il bambino, il secondo faceva da autista accompagnandoli, insieme pure alla madre, al pronto soccorso del San Massimo. In queste faccende non è consentito scherzare col fuoco, sulla pelle della gente! Al solito, la pubblica amministrazione che pretende anche di controllare gli altri, è il soggetto più vergognosamente inadempiente rispetto ai doveri. E, al solito, tutte le anime belle che si strozzano di strepiti quando si sente di un politico che ha rubato 5 euro, tacciono di fronte allo scandalo di notizie che riguardano disservizi gravi e pericolosissimi potendo da essi dipendere anche la vita o la morte delle persone. Si diano, dunque, daffare, senza indugi, tutte le istituzioni con voce in capitolo, per capire come funziona il 188 in area Vestina, pretendendo spiegazioni e interventi risolutivi. L’alternativa è che se ne occupi la Procura della Repubblica. Nell’attesa, rinnoviamo la viva e cordiale supplica a San Massimo perché ci pensi lui, per tutti.

Giovanni Cutilli

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