CORBO MINACCIA LA TEMPESTA Al sindaco: “Dimmi cosa vuoi fare o guai!”. Ma lui intanto non inizia i lavori. Che gli costano 800 mila euro in più

Un altro anno scolastico inizierà senza la nuova scuola Mario Giardini. I lavori del cantiere in via dei Lanaioli non sono iniziati, ben difficilmente cominceranno nei prossimi giorni.

Ormai è muro contro muro in Comune fra la giunta di Mario Semproni e Vincenzo Ferrante e l’ingegner Piero Antonacci, responsabile unico del procedimento, già esponente di spicco del partito democratico cittadino, che non ne vuol sapere di annullare il bando di gara del 2013. Ma ora è Roberto Corbo che in una diffida a Mario Semproni, il sindaco, chiede che l’amministrazione pennese dica chiaramente cosa intende fare dell’opera pubblica più discussa di sempre a Penne. “Non possiamo iniziare la costruzione della scuola senza la certezza del rispetto degli obblighi contrattuali del Comune di Penne sopportando i relativi oneri che si aggiungono a quelli già sopportati in relazione ai ritardi. Il tutto anche considerando che nel corso della progettazione definitiva ed esecutiva si è reso necessario integrare il progetto a base di gara con ulteriori opere il cui valore ammonta a circa 800 mila euro”, sostiene Roberto Corbo. Entro due settimane l’impresa vuole che formalmente l’amministrazione dica sì o no al cantiere della scuola, pena una comunicazione alla procura regionale della corte dei Conti e all’autorità nazionale anti corruzione. Il contratto di disponibilità è stato firmato dalla segretaria comunale Francesca Vecchi il 29 aprile del 2015, mentre solo il 29 settembre del 2016 Piero Antonacci ha rilasciato il permesso a costruire (“a causa dell’adozione dei necessari atti autorizzativi compresa la variante al Prg”, sottolinea Corbo). Il 30 novembre 2016 è stato verbalizzato l’inizio dei lavori, “ma lo stesso-scrive l’avvocato Alessandro Lipani per conto del costruttore-in virtù di proroghe da ultimo a seguito di delibera della giunta del 4 aprile scorso e successiva comunicazione del rup (Antonacci) è stato posticipato al primo giugno scorso”. Nello stesso giorno, ecco la delibera di indirizzo spedita al Rup Antonacci con cui l’amministrazione Semproni ha detto che la scuola non la vuole, perché troppo onerosa finanziariamente parlando dopo che il bando di gara non conteneva la determinazione del canone di disponibilità. E quindi con l’invito politico rivolto al funzionario comunale di far annullare il bando. Saranno giorni caldissimi, i prossimi. Tutto questo accade con un’inchiesta penale in corso, nata dall’esposto del dicembre 2014 allorquando Ferrante, all’epoca consigliere di minoranza, si recò dai carabinieri per denunciare tutte le anomalie tecniche del progetto e del bando di gara che quattro anni fa portò all’individuazione dell’impresa Corbo di Sessa Aurunca come beneficiario del contratto di disponibilità. Piuttosto diverso dal project financing, lo strumento giuridico non è molto utilizzato e pone molti oneri a carico di chi costruisce il bene pubblico di cui resta proprietario fino all’ultimo euro di riscatto, poiché ceduto in cambio per l’uso alla pubblica amministrazione che versa come corrispettivo un canone di disponibilità nel caso pennese pari a 160 mila euro più Iva per 25 anni. Un costo altissimo per l’ente, ben più dei 2 milioni e mezzo più o meno di euro scritti nel bando. Se avesse contratto un mutuo, e non gli era possibile per i suoi guai di bilancio, il Comune però avrebbe avuto fin da subito la proprietà dell’immobile, cosa che non ha nel contratto di disponibilità: differenza significativa. Nella vicenda nostrana, Antonacci ha risposto picche alla delibera con cui il primo giugno la giunta Semproni ha votato un atto di indirizzo in cui ordina al rup di revocare il bando del 2013. L’ingegnere comunale fa sapere di essere impossibilitato a farlo, pena l’incriminazione per abuso d’ufficio. Un cantiere che il costruttore non pare molto intenzionato ad aprire, lettere e diffide a parte visto che nel progetto esecutivo, come rivelato da Lacerba ed ora confermato, la scuola gli costerebbe 800 mila euro in più. Il sindaco si era rivolto all’avvocato Claudio Di Tonno per ricevere un parere su come gestire la faccenda delicata e complessa. Un parere sconosciuto ai più. Cosa accadrà ora? Il muro contro muro dovrebbe portare ad una resa dei conti in Comune che chiama in causa anche la segretaria generale. E delle proroghe concesse all’impresa? Potevano essere concesse? Intanto, ad aprile sono arrivati dalla Protezione civile via Regione 580 mila euro al Comune, i tre quinti dei 724 mila euro stanziati: fondi perduti destinati all’impresa, ma solo a primo stato di avanzamento dei lavori eseguito….No cantiere, no soldi.

B.Lup.

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