La notizia è che la giunta comunale di sinistra di Penne ha approvato il bilancio di previsione, lo scorso giovedì 9 marzo. Naturalmente, prodigioso! Così è stato presentato. Come un carosello di iniziative e interventi a beneficio di tutti e un vero capolavoro: c’avanzerebbero pure soldi, tanto da consentire, addirittura, di «completare il risanamento dell’ente» che, in verità, non si sa quando sarebbe iniziato ma, intanto, la giunta di sinistra a guida Semproni (?) informa di essere in grado di «completare», già al suo secondo bilancio.
Eccezionale veramente! L’unico a dar mostra di non essere informato di tanta prodezza è stato il sindaco che, appena quattro giorni prima, domenica 5 marzo, piagnucolava di non avere soldi. «Entro fine mese dobbiamo approvare il bilancio di previsione e rischiamo di non farcela. Ad oggi non abbiamo le coperture finanziarie per le spese sostenute durante l’emergenza maltempo che superano il mezzo milione di euro. Finora né dal Governo, né dalla protezione civile della Regione, né dalla Prefettura ci hanno fornito risposte. E noi rischiamo il dissesto finanziario» («Siamo in ginocchio, basta promesse» – Sfogo del sindaco di Penne dopo l’incontro a Roma: non abbiamo più soldi», il Centro, domenica 5 marzo 2017). Queste le piagnucolate del capo (?) della amministrazione comunale. Forse, era tenuto ancora all’oscuro dell’uovo di Pasqua, con il bilancio 2017, in procinto di essere deposto dai suoi uffici e che lui stesso avrebbe approvato dopo pochi giorni. Nel portentoso bilancio, smentendo i suoi piagnistei, era risolto anche il problema di quell’oltre mezzo milione di euro per i quali si disperava domenica 5 marzo. Tutto ciò, «nonostante il pesante deficit ereditato dalle precedenti amministrazioni e i notevoli costi registrati per fronteggiare l’emergenza neve di gennaio» ha evidenziato il comune che di prodigioso mostra anche la confusione. Eh sì, qualcuno non la racconta giusta! O, il sindaco piagnucolava a ragione, il 5 marzo, o era disinformato dei prodigi contabili dei suoi uffici. C’è, in verità, una terza ipotesi, ossia che le opposte descrizioni date della situazione finanziaria dell’ente abbiano, ciascuna, un proprio scopo. Di qui la necessità di appendere le sciabole a seconda dei soldati. La sciabola della disperazione, prossima al harakiri, e delle pezze al culo, sarebbe stata sguainata dal sindaco sul fronte esterno, pensando all’agognato cratere e alle elemosine varie, per impietosire tutti quei soggetti che «finora non ci hanno fornito risposte». La sciabola d’arrembaggio, invece, sarebbe stata sguainata sul fronte interno da suoi delegati per conquistare il favore dell’opinione pubblica, ricorrendo a un “vecchio arnese della politica”, la captatio benevolentiae, un esercizio retorico vecchio quanto Cicerone, teso a suscitare, sbandierando inaudite prodezze e capacità taumaturgiche, ammirazione in cittadini (e in consunti politici pescaresi milazziani, che ricorrono a un altro ingenuo e “vecchio arnese della politica”, il goffo lecchinaggio dei sodali). Che poi, di questi tempi, i cittadini credano ai politici vanagloriosi è, evidentemente, un altro discorso. In effetti, sentir dire che il bilancio 2017 consentirà di «completare il risanamento dell’ente» dà molto l’idea di una battuta loffia, che non fa nemmeno ridere. Intristisce già il solo pensiero della zavorra di debiti fuori bilancio del comune di Penne. A meno di tentare di svendere il residuo patrimonio e così tappare i buchi dei conti. In ogni caso, nulla di strutturale! La notizia autoreferenziale del prodigioso bilancio mostra, poi, un’altra contraddizione. L’amministrazione guidata da Semproni (?), per esaltarsi meglio, parla, oggi, di «pesante deficit ereditato dalle passate amministrazioni», eppure il 28 luglio dell’anno scorso, in consiglio comunale, lodò l’assessore alle finanze della precedente giunta D’Alfonso, per «l’eccellente lavoro» sui conti. Anche un cretino concluderebbe che in una delle due circostanze si è ciurlato nel manico. O in entrambe! Di sicuro, è segno di grave confusione, o di meschineria dialettica, sostenere che la passata amministrazione D’Alfonso avrebbe svolto un lavoro “eccellente” sui conti e lamentarsi poi «del pesante deficit ereditato dalle passate amministrazioni»! Che cosa aveva, allora, di «eccellente» il lavoro svolto dall’amministrazione D’Alfonso, la “pesantezza” del deficit? Questo ciurlare nel manico, molto parolaio e doroteo, si riscontra anche nei riferimenti, entusiastici, a un’altra questione, quella sulla «“rottamazione” delle cartelle fiscali», a cui sarebbe stato dato «il via libera». Qui si sfiora la canzonatura, che infastidisce più di un pennese. Intanto, va subito precisato che non è vero per tutti, come sbrigativamente asserito, che con la rottamazione «non si pagheranno sanzioni e interessi». Se si rottamano ingiunzioni di pagamento e non iscrizioni a ruolo, gli interessi di mora si pagheranno e come. Lo dice la legge. Va, poi, chiarito che «il via libera» lo potrà dare solo il consiglio comunale. Sta di fatto, in ogni caso, che i comuni più previdenti e disponibili (pochi) hanno deliberato già a gennaio, se non a dicembre, la concessione della “rottamazione” ai propri contribuenti, avendogli così dato modo di fare le necessarie, attente valutazioni di convenienza. Durante la pelandronaggine del comune di Penne, durata oltre tre mesi (dal 3 dicembre 2016, data di entrata in vigore della legge sulla “rottamazione” delle cartelle), è bene sapere che la Soget ha pignorati veicoli, stipendi e pensioni a più cittadini. Un’indolenza inopportuna ma, si sa, il comune tiene conto degli interessi dei cittadini con il suo solito ..disinteresse. Lo testimonia il menefreghismo più assoluto per il rispetto di uno diritti fondamentali del cittadino quello alla trasparenza e all’informazione. In comune continuano a fare danno, impuniti e impudenti, quelli del club dei “rottariani”. Sono coloro che hanno rotto, squarciato qualunque velo di pudicizia nel rapporto con i cittadini, di cui dovrebbero essere i servitori, rispetto a quei loro fondamentali diritti. L’Albo Pretorio è inaccessibile da giorni. Recandosi al comune per protestare contro la grave interruzione di un pubblico servizio e l’inadempienza di un obbligo di legge sostanziale, qual è quello della pubblicazione degli atti comunali, anche, in taluni casi, ai fini della loro efficacia, si è dovuto prendere atto che non c’era nessuno con cui parlare, utilmente. C’era infatti solo il sindaco. Naturalmente, ci si aspetta che tutte le pubblicazioni “effettuate” e attestate a decorrere dal giorno in cui l’Albo è stato inaccessibile siano tutte ripubblicate, essendosi pure risolte in falso quelle stesse attestazioni, dopo l’interruzione dell’accesso all’Albo. Nulla di nuovo sotto il sole! Nemmeno nell’era “rivoluzionaria” di Semproni e dei suoi “nuovisti”! Va be’, qualcuno c’aveva provato. E’ uscito proprio male! Si prepari il prossimo. Gli lascerà, dopo il primo girotondo, il posto suo.
Giovanni Cutilli