Boeri Tito. Ovvero, Della supercazzola indigesta

Boeri Tito, presidente dell’Inps, da molto tempo la fa fuori dal vaso, con la supponenza tipica dei professori, in genere soggetti disastrosi sul piano gestionale e operativo, come s’è ben visto con i “governi tecnici”, alla Monti.

Non la smette, il Boeri, di esternare senza esserne richiesto (tranne che non lo faccia da ventriloquo del governo, predicando “sporco” per suo conto..) e invadendo competenze altrui. Le critiche alla sua insana condotta sono esposte non solo su Lacerba ma anche altrove, molto più autorevolmente. Tra tutte, si segnalano quelle di Paolo Savona, già Ministro e noto economista, nella sua “Lettera aperta a Tito Boeri”, pubblicata da Milano Finanza il 22 luglio scorso, in cui definisce “devianti” le interpretazioni statistiche di Boeri sul ruolo dei migranti nel sistema pensionistico italiano, perché “inducono a una valutazione distorta della realtà”. Dopo averle confutate, si dice: “favorevole all’inclusione di immigrati regolari nel mondo del lavoro, ma contrario che essi provengano dall’immigrazione irregolare, la cui numerosità è enormemente sproporzionata rispetto a quella del suo assorbimento da parte dell’attività produttiva, creando ben altri problemi sociali. Trovo inoltre giuridicamente devastante che, se l’immigrato trova lavoro regolare, il suo illecito diventi lecito, perché induce scontento nel migliore dei casi e scarso rispetto della legge da parte di chi quotidianamente lotta per adempiere alle incombenze di cittadino; esse sono piene di scadenze che, se solo vengono saltate di un giorno, generano ammende. Anche all’INPS... Ritengo inoltre socialmente ingiusto che un immigrante illecito venga preferito a un giovane italiano perché disposto a lavorare a un salario inferiore; ancor più considero economicamente errato che si assista l’immigrante illecito a condizione che non lavori. I giovani italiani costretti a emigrare pur essendo preparati, di cui parli nelle tue dichiarazioni, sono il risultato di questo stesso modo di intendere la cittadinanza ed essendo tu equiparato a un funzionario dello Stato devi rispettare il dettato costituzionale e le leggi ordinarie, non “interpretarle” come fanno in troppi. Se vuoi combattere per un’idea che ritieni giusta, devi lasciare l’INPS ed entrare nella tenzone politica o metterti a predicare come faccio io, rifiutandomi di conformarmi alla volontà dei gruppi dirigenti.Spero che lo farai, risparmiandoci in futuro altri giudizi equivoci”. Lo ignoriamo, ma, se Boeri avesse risposto, avrebbe solo aggiunto altri sproloqui! Certo è che, in Turchia, Erdogan, ove mai l’avesse nominato presidente di un Inps, ora l’avrebbe fatto arrestare per le sue svaccate. Non tanto per la loro consistenza, insignificante, quanto per la sua incoerenza plateale, in perfetta simbiosi con l’Insigne Maestro delle contraddizioni: lo stato. Boeri, infatti, piuttosto che perdere tempo a rompere gli zebedei agli italiani con le sue lezioni da spiaggia sull’età pensionistica, sul ruolo degli immigrati, ecc., dovrebbe impegnarsi, sudando, a raddrizzare il carrozzone che presiede. Basti l’esempio di tre sole questioni che interessano, però, centinaia di migliaia, se non milioni di persone. Le stesse che gli pagano l’indennità presidenziale (8,664,50 euro lordi al mese, oltre vitto, alloggio e rimborso spese di viaggio da e per la sua residenza). Mostri di guadagnarseli, non con le chiacchiere! In due anni e mezzo, non è stato capace, con le sue arti professorali, a rendere decenti gli archivi Inps troppo spesso pericolosamente e intollerabilmente non aggiornati, specie nei dati più delicati. Per ben il 90% dei consulenti del lavoro, secondo un sondaggio che pubblicò la loro Fondazione Studi, “gli archivi non sono aggiornati in tempo reale” e i commercialisti potrebbero rincarare la dose a piacimento! Non è ora che il professore, che ammorba gli italiani su ciò che devono o non devono fare gli altri (governo, parlamento, ecc.), se ne occupi? Ancora oggi, è documentato che Inps non aggiorna dei dati addirittura nemmeno dopo che abbia dato atto della loro erroneità, segnalata da anni!!! Se il “perseverare è diabolico”, il carrozzone di Boeri è diabolico e lui ne è il Belzebù. D’altronde, Inps è uno degli azionisti di ex Equitalia, quel soggettone di cui si diceva schifato pure Renzi che, però, da gran parac.. qual è, ha ingannato molti ingenui italiani illudendoli di farla sparire dal 1^ luglio 2017! In realtà, le ha solo cambiati nome e abito, nascondendola sotto quelli di un altro azionista: l’Agenzia delle Entrate. Dalla padella alla brace! Tutto il resto, normativa, procedure e personale, è quasi immutato. Gli italiani avranno presto modo di accorgersene e di avvedersi pure di essere stati presi per il c.. da Renzi! Un altro girone dantesco in cui il carrozzone di Boeri risucchia i suoi utenti, specie i più marginali, anziani, disabili, abitanti delle migliaia di borghi sperduti dell’Italia delle zone interne, è il famigerato Codice Pin per fruire di servizi on-line. Per rilasciarlo, l’Inps non accetta deleghe. Per cui, un anziano di Roccafinadamo che ne avesse urgenza dovrebbe scarpinarsi l’ora e mezzo tra andata e ritorno, oltre la fila, e solo di mattina, per ottenerlo dalla sede Inps di Penne, oppure affidarsi all’assurda procedura, dispendiosa per l’Inps (cioè, per il contribuente!), della sua richiesta on-line che prevede l’invio di una parte del Pin per posta ordinaria (elettronica noooo?). Se e in quanto tempo arrivi, lo sa solo Iddio. In un recente caso, sono occorsi 21 giorni! Per sputtanare Boeri Tito e il suo carrozzone, è sufficiente chiedere loro come comunicare l’orario di lavoro di una colf di 3 ore settimanali, ma a settimane alterne! Vanno in crisi sistema e impiegati del carrozzone! Il software non accetta un simile orario! Chi ci ha provato, ha riscontrato l’impossibilità di segnalarlo e si è, poi, sentito suggerire da interlocutori di più sedi Inps e dal suo call-center, le soluzioni più indegne! Rimarrebbe solo da chiedere a Boeri se sia disposto a farsi prendere a calci nel sedere, per tre ore, a settimane alterne, finché non elimini anche questo stupido problema che ha tutta l’aria d’integrare, minimo, le fattispecie dei reati d’omissione di atti d’ufficio e di violenza privata, perché impedisce, con una violenza di fatto, cafona e padronale, di ottemperare a un obbligo: denunciare un preciso orario di lavoro di una colf, come se pretendesse di deciderlo l’Inps!! In un paese civile, nessuno si permetterebbe di arrecare al “popolo sovrano”, all’utenza, specie la più indifesa, le meschine angherie descritte. Ma in Italia il cittadino è “servo” dello stato e, dunque, subisce licenziosità, perversioni e reità del “padrone”. Vana è la speranza che Boeri Tito chiuda la bocca, “risparmiandoci” le sue supercazzole, come prega Savona, e che faccia almeno i compitini qui esemplificati che anche un somaro di scuola avrebbe svolto in due anni e mezzo: aggiornamento degli archivi, accessibilità al sito Inps e diritto di denuncia telematica di qualsiasi orario di lavoro di una colf, senza i patemi, le pirlate e le professorate a cui soggiace oggi l’utenza “serva”. Adda venì baffone!

Giovanni Cutilli

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