Area vestina, la rinascita del tessile riparte da Collecorvino

PENNE – Da Lione si vedono Penne, Loreto Aprutino e Collecorvino. Ancora la Francia, dunque, che guarda questo lembo d’Abruzzo.

Dopo il parigino François Henry Pinault che tre anni fa ha comprato Brioni, ecco che la famiglia lionese Schimel, proprietaria del marchio di iperlusso maschile Zilli, ha intenzione di produrre da queste parti, e per la prima volta, i suoi abiti per uomo. A Collecorvino ha insediato uno studio dei modelli che entro il mese produrrà i suoi primi prototipi. Quindi, scatterà la fase della loro realizzazione. Gli emissari di Zilli stanno sondando da tempo il terreno per trovare un capannone adeguato: non mancherebbero le difficoltà, comunque. Si tratta di un’operazione che dovrebbe portare all’occupazione di almeno 150 unità, ma soprattutto alla ripresa del settore tessile in un distretto desertificato dalle delocalizzazioni: una boccata di ossigeno puro per un’area che risente fortemente della crisi. A Collecorvino sta lavorando per ora uno staff di dieci persone.
LA MANO DI QUATTRONE
Ma come nasce l’interessamento della casa francese per la zona vestina? In Zilli lavora da un anno come direttore operativo Vittorio Quattrone, un manager che è stato alle dipendenze della Brioni, dal settembre del 2011 all’ottobre del 2013, dirigendo lo stabilimento di Penne. Quattrone, cresciuto in Ermenegildo Zegna dove è rimasto dieci anni, è diventato un dirigente di altissimo livello nella maison di Lione molto conosciuta nel mondo, specie in Russia e in Asia, dove le sue venti linee di prodotto di abbigliamento e di accessori di lusso sono esposte nelle decine di boutique monomarca e non. Zilli è un marchio francese che ha debuttato nel 1965, ma che cinque anni dopo Alain Schimel rilevò da un sarto friulano, Teofilo Zilli, che scelse Lione per aprire il suo atelier. Una maison che ha da sempre prodotto abbigliamento in pelle e pelliccia ed ha fatto successo diventando la marca francese più importante per la moda maschile di gran lusso. Zilli raggiunge il 77% del suo fatturato nell’export, di cui la metà nei paesi di lingua russa dove è un simbolo del lusso estremo. Dà lavoro a non più di 500 persone, quindi un terzo di Brioni che da tre anni è anch’essa in mani francesi. Un abito Zilli costa almeno il 40% in più di quelli griffati Brioni nel cui ambiente Quattrone risulta piuttosto stimato. Lui intanto si è innamorato della zona: ha infatti acquistato una casa a Loreto Aprutino. Nello sbarco di Zilli sono coinvolti uomini che hanno lavorato per Brioni che in questi 65 anni di vita ha avuto il merito di rinverdire i fasti della tradizione sartoriale che storicamente caratterizza quest’area. E che ora altre firme vogliono sfruttare. Si va a rompere così un monopolio che ha avuto riflessi in tutti i campi.

Berardo Lupacchini

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