ACA e COMUNE – GARA DI BOLLETTE SCOSTUMATE

Urge, dunque, rivedere i regolamenti comunali..per fissare termini di pagamento di tasse, oboli ed elemosine, non inferiori a 30 giorni dal recapito..al contribuente del relativo avviso o, in caso di scadenza unica per tutti i contribuenti, come per la TARI, dalla sua pubblicità con mezzi indicati nel regolamento.

Per evitare il tracimare di arroganza, invadenza, pasticci e sconquassi della burocrazia sono, poi, essenziali sanzioni economiche, immediate e certe, e la perdita di gratifiche accessorie (premi di risultato, ecc.) per i burocrati che violino le regole. Sarebbe il buon inizio di un’essenziale sanificazione e arieggiamento dei lerci e ammorbanti meandri della burocrazia, senza sollecitarne un’illusoria buona educazione ma imponendole il rispetto di norme educate”. Così Lacerba, un anno fa (scadenza TARI), nella pia illusione che s’arginasse al comune di Penne, la pratica scostumata degli avvisi di pagamento recapitati a ridosso della scadenza. Ma qualcosa è successo. Il regolamento di riferimento è stato cambiato. Ovviamente, nel più rigido solco della tradizionale scostumatezza della pubblica amministrazione e, giacché ci s’era, è stato anche arricchito di qualche sciocchezza, evidenziata da Lacerba (Un Bilancio deludente, dicembre 2016), giusto per dargli l’inconfondibile olezzo pubblico. Dal comune di Penne, dunque, non ci si può aspettare niente di meglio su questo piano. L’educazione non è il suo forte. Si poteva coltivare ancora un briciolo di aspettativa nell’ACA, il carrozzone pubblico che gestisce il servizio idrico. Non perché fosse un sinedrio di maestri d’etichetta; anzi, in quell’ente se ne sono combinate di tutti i colori, com’è arcinoto. Ma era lecito attendersi, almeno, un forte segnale di discontinuità, come si dice, nella gestione dei rapporti con l’utenza, dopo l’ascesa dei nuovi vertici, sostenuti, per compromesso politico, anche da Semproni, tramite interposto ‘nuovo arnese della politica’, con una meschinetta manovra di sottoscala che irritò persino chi, tra i suoi, pur sapeva che «la politica è questa, è fatta così, si sa..». Aspettativa mal riposta! D’altronde, non era neppure l’obiettivo del sindaco né dei suoi, che detestano le discontinuità. Lo hanno ben dimostrato in quasi un anno di amministrazione, piatta e affogata nel continuismo più meticoloso, inconcludente, sorprendente e masochistico. Anche in ACA il rapporto con l’utenza è rimasto anchilosato dal continuismo più bieco, forse per solidarietà di specie: tra sinistri ci s’intende! ACA ha distribuito bollette verso fine marzo (molte nei giorni 27 e 28 e qualcuna sarà ancora in viaggio), con scadenza 29 marzo! Persino alla “servitù”, è assicurato dal codice civile un preavviso minimo di 8 giorni per il recesso, ma il codice incivile della pubblica amministrazione, ACA inclusa, non obbliga nemmeno a quel minimo di preavviso. Infatti, c’è stato pure il recapito di bollette ACA dopo la loro scadenza! Per fare ancora meglio, a Penne è stata abolita l’apertura pomeridiana, prima fissata il lunedì e mercoledì, rimanendo solo 7 le ore settimanali totali di sportello. Una stitichezza da surclassare il già sconcio primato di alcuni tra i più frequentati uffici comunali di Penne (in primis, tributi) aperti al pubblico sole 10 ore a settimana (salvo possibili salvacondotti concessi dalle Loro Grazie Pubbliche con regale sussiego, alla Cleopatra o alla Ciro il Grande), come se non fossero al servizio permanente dei cittadini che li pagano. Intanto, proprio il comune s’attrezza con la diminuzione delle ore di front-office dell’anagrafe. Magari riguadagnerà il primato su ACA del disservizio del cui sportello, pagano lo scotto maggiore, per nemesi paradossale, proprio i dipendenti pubblici, prima facilitati da quei due pomeriggi. Come accadde anni fa, quando il comune di Penne protestò con ACA proprio per l’orario di sportello, ci si sarebbe aspettata anche ora una protesta, per l’orario, ancora più penalizzante, e per il recapito delle bollette che a volte non arrivano proprio, come lamentato da più utenti e serenamente confermato dall’addetto ACA di Penne e dal call-center e siccome è l’unica azienda che non riesce a fatturare a periodi fissi, come accorgersene? La conseguenza è l’“ammucchiarsi” del debito dell’utente. Disservizi su disservizi! Una protesta sacrosanta e, d’altronde, il comune è socio, cioè padrone, di quella Azienda e, dunque, a maggior ragione dovrebbe farsi interprete di gravi disagi patiti dai cittadini. Ma capiamo il suo imbarazzo ad avventurarsi in litigate domestiche, tra sodali di una stessa cordata politica. Certo, sarebbe opportuno che il sindaco, considerando che quello idrico è un servizio fondamentale, manifestasse delusione anche per questo modo di bistrattare gli utenti, specie quelli anziani, soli e più emarginati (tra l’altro, la sede pennese di ACA disprezza le esigenze dei diversamente abili in quanto viola le norme contro le barriere architettoniche), ma sapendolo molto impegnato a fare poco in comune non lo si vuole distrarre per questioncelle di cui non si occupa neppure in casa propria dove non è neppure sfiorato dal pensiero di emulare il sindaco dell’Aquila, Cialente, che, in una famosa circolare rivolta ai dipendenti comunali scrisse: «Nel ricordare a tutti noi che i cittadini e gli utenti sono coloro per i quali lavoriamo e che pagano le nostre retribuzioni, si dispone che tutti i dipendenti usino..una norma elementare di buona educazione e trasparenza. Raccomando inoltre di ricordare che nei confronti dei cittadini, anche coloro che a volte sono esasperati (spesso a ragione anche un po’… aggressivi), si deve rispondere sempre e cortesemente. Chiunque non dovesse riuscirci può cambiare lavoro o mettersi in aspettativa». Al Comune di Penne, si risponde sempre ed educatamente. Soprattutto, sempre!!! A mogli, mariti e amanti! Per i cittadini, dipende. E, comunque, c’è sempre tempo!

Giovanni Cutilli

Articoli correlati

Pin It on Pinterest

Share This