San Massimo: a Natale stop per sempre alle nascite

PENNE – E’ dunque ufficiale la chiusura del punto nascita dell’ospedale San Massimo, sancita da una delibera della Asl di Pescara.

Dopo secoli, nel capoluogo vestino, sempre più in declino, non si può più nascere e beffardamente le culle escono di scena alla vigilia di Natale. Struttura insicura, viene definito il punto nascita pennese che ha fatto registrare il 54% di parti cesarei, troppi secondo i tecnici; nell’ultimo decennio poi solo nel 2005 registrò 363 parti e 326 l’anno scorso con una media di 267 fra il 2011 ed il 2013: sempre ben al di sotto però della quota minima di 500 che sarebbe servita per una deroga, bocciata anche dal ministero della salute che ha pure affermato, non senza clamore, poiché imbeccato dall’ufficio del commissario alla sanità regionale, come non vi siano “criticità per la viabilità a Penne”. Eppure, a sentire Luciano D’Alfonso, nella prossima riorganizzazione della rete ospedaliera il San Massimo resterà in vita come ospedale in zona disagiata anche per il deficit della rete viaria. Un ospedale, quello pennese, che aspetta ancora l’avvio del cantiere di ristrutturazione, specie del pronto soccorso per cui vi è il progetto esecutivo, finanziato dai 12 milioni di euro di cui la Asl di Pescara, per bocca del direttore generale con la valigia Claudio D’Amario (promosso e rimosso: va a sub commissariare la sanità campana, e quindi a tagliare reparti e servizi in città ad altissima tensione sociale) non può ancora disporre. Mormorii riferiscono di soldi girati altrove, comunque. Voci, certo. Si nascerà solo a Pescara, dunque: a Penne la Asl ha organizzato il servizio materno-assistito e di emergenza neonatale mediante ambulanza attrezzata del 118. Al Santo Spirito, è stato potenziato il blocco parto con 4 sale.

Berardo Lupacchini

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