(nella foto il responsabile provinciale Cipriani)
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Tra le molteplici compagini politiche che si sono espresse sul tema non può mancare la voce di quella gioventù che da sempre è ispirata dall’alto valore della legalità e della giustizia sociale. Facendo da contraltare ai sedicenti democratici, che non perdono occasione per saturare il dibattito con strumentalizzazioni ideologiche anche quando si tratta di giovani vite spente, occorre affrontare il problema dando solo risposte concrete e costruttive.
In primis è impossibile in questo senso ignorare le chiare indicazioni del testo costituzionale che ci informa all’art. 27 comma 3: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, sulla base del quale è evidente che il legislatore abbia fornito già un modello cristallino del sistema carcerario previsto dal nostro ordinamento.
Il vulnus del suddetto sistema è dunque ancor più di stringente attualità se pensiamo che si va a sovrapporre al disagio giovanile, di ciò è testimonianza l’accaduto nella casa circondariale “S. Donato” della nostra città che ha visto perdere la vita ad un ventiquattrenne egiziano. Questo si inserisce nel già critico contesto pescarese che è colpito da un sovraffollamento che tocca la vetta del 162% eccedendo di oltre 200 unità della capienza massima (Report MiG 12/2024).
Inoltre non ci vede in imbarazzo segnalare che uno dei fattori principali che contribuiscono allo strabordare dei nostri istituti è da attribuire all’immigrazione indiscriminata che cova nel 10% della popolazione nazionale il 31,5% di quella carceraria, di cui il 10% è direttamente riconducibile agli ingressi irregolari (a Pescara il 35% dei detenuti non ha passaporto italiano). Da ciò si evince che la postura politica fatta a bandiera negli anni dai
variopinti governi di centro-sinistra non hanno fatto che generare situazioni di degrado e criminalità, ignorando la carenza di strutture fisiche e sociali in grado di gestire il fenomeno migratorio. A chi ha sempre guardato con attenzione al tema della sicurezza, invece, appaiono scellerate proposte quali l’amnistia o l’indulto, troppo spesso apparse più o meno esplicitamente nelle agende progressiste.
Offuscare le coscienze evocando prima il reinserimento sociale del condannato e la funzione riabilitativa della pena, poi i principi giuridici fondamentali della dignità umana e della sacralità della vita, non è la cifra che ci appartiene nell’affrontare questioni di tale caratura. Crediamo, piuttosto, che non sia più prorogabile un programma di introduzione di nuovo personale di polizia penitenziaria da accompagnare ad un significativo ampliamento dell’edilizia carceraria (eventualmente con la nomina di un commissario regionale).
Solo la costruzione di nuove sedi potrà consentire l’attuazione di una misura che appare più che mai necessaria: la differenziazione dei luoghi di detenzione a seconda dell’entità della pena, ad iniziare dalla diversa gestione dei detenuti sotto i 30 anni a cui va destinato un programma rieducativo differenziato alla luce di una maggiore possibilità di reinserimento sano nelle maglie della società. Il primo passo verso questo obiettivo è rappresentato
dalla riapertura dell’ Ipm a l’Aquila, frutto delle interlocuzioni dei parlamentari locali di FdI con il guardasigilli Nordio, a cui si aggiungono i finanziamenti stanziati per il coinvolgimento dei detenuti in percorsi di formazione. Questi sono i provvedimenti che riteniamo urgenti, attuabili ed efficaci.
Ci preme infine annunciare il nostro impegno a portare con forza, nelle istituzioni comunali e regionali con cui collaboriamo sinergicamente per tutto ciò che riguarda la gioventù, iniziative di carattere legislativo inerenti la piaga sociale di cui si discute.
Coordinamento provinciale Gioventù nazionale Pescara