ADDIO AD ANGELO COLANGELO, L’ARTISTA ESALTATO ANCHE DAGLI UFFIZI

Quasi centenario il maestro Angelo Colangelo si è spento, ma naturalmente il suo patrimonio artistico, senz’altro di un certo pregio, lo ricorderà per sempre. Sculture, installazioni, performances, azioni-happening elaborati in ottant’anni di attività parlano ancora di lui per comunicare il disagio esistenziale dell’uomo contemporaneo. Pennese, ha frequentato la Scuola d’Arte a Penne, si diplomò all’Istituto d’Arte Porta Romana a Firenze, poi all’Accademia delle Belle Arti fiorentina.

Dal 1952 al 1957 insegnò all’Università di Washington, tornò a Firenze poi rientrò a Penne dove faceva lezione alla scuola “Dei Fiori” per poi spostarsi definitivamente a Pescara, al liceo artistico “Misticoni”. Negli anni ’50 portò oltre oceano il suo nome e quello dell’Abruzzo; nei ’60 cinque suoi disegni entrarono a far parte del Gabinetto dei Disegni e delle stampe agli Uffizi di Firenze; nel ’70 ha esposto a Parigi e poi alla Biennale di Venezia.

Lascia la moglie e tre figlie, era il cognato del cavaliere del Lavoro Lucio Marcotullio artefice del miracolo della Roman Style-Brioni. E’ stato docente dell’Istituto d’Arte “Mario dei Fiori” formando tanti giovani artisti come Mario Costantini che lo ricorda così:” Il professore. Un insegnante che faceva amare la scuola. Magro, distinto, signorile, parlava un italiano con un accento molto lontano da quello abruzzese. Seguivo con lui le lezioni di disegno professionale metalli e plastica. Non era ancora l’artista, quello dell'”Offendicula 2″. Risalgono agli anni ’60 i pannelli eseguiti per l’ufficio postale pennese oggi sistemati al primo piano del palazzo del Comune. Le sue lezioni erano dirette sempre sorprendenti, invoglianti. I suoi 4 erano duri ma nessuno se ne lamentava”.

Anche il sindaco Gilberto Petrucci ne ha ricordato la carriera che lo ha portato all’estero, oltre che negli Stati Uniti. L’artista abruzzese che usava l’arte contro la violenza: era stato così definito. Un personaggio, comunque. Ripeteva: “Ho sempre lavorato con tutto il mio corpo: mani, occhi, muscoli. Il corpo determina quello che faccio con malinconie e slanci. Ho lavorato con una grande quantità di materiali: dall’argilla e gesso al cemento e ferro che mi hanno portato a quelli più legati all’uso quotidiano come stoffe, legno, plastica, alluminio che ho legato ai nostri sensi, rispetto al lavoro del tempo che nutre, modella e distrugge la nostra vita”. Oggi alle 15 si è svolto il funerale nella chiesa cristo Re, ai Gesuiti, a Pescara. 

Berardo Lupacchini

 

Il cordoglio del Sindaco per la scomparsa di Angelo Colangelo

“Ho appreso con grande dispiacere della morte di Angelo Colangelo, un grande artista, un grande insegnante per chi ha avuto il privilegio di essere suo allievo, e un grande uomo. È stato uno di quegli abruzzesi illuminati che hanno avuto la capacità di lasciare il segno, di emergere grazie a un talento indiscusso e di farsi apprezzare non solo in Italia, ma anche all’estero, fino agli Stati Uniti. Pescara, insieme all’intera regione e al mondo dell’arte, vive in queste ore una grande perdita. Resta però la sua eredità: i suoi insegnamenti e tutto il bello che ci ha trasmesso, non solo attraverso la sua arte, ma anche con la sua umanità.

Colangelo è stato un punto di riferimento di un periodo storico di massimo splendore artistico e culturale della nostra città. L’anno scorso ho avuto il privilegio di poter ammirare le opere del maestro nella sua casa museo sulla collina di Pescara,  affacciata sul mare, con lui che mi raccontava la storia di ognuna, per me un momento di grande emozione. Il mio abbraccio, a nome di Pescara, va alle persone a lui più care e a tutti coloro che gli hanno voluto bene.”

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