LA REGIONE MI HA VOLUTO
Riflessioni e progetti del nuovo consigliere regionale Antonio Di Marco (PD)

L’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco torna ad essere eletto per un mandato amministrativo. L’attuale presidente dei Borghi più belli d’Italia in Abruzzo e Molise ha ottenuto un ottimo risultato nella circoscrizione di Pescara e si appresta con rinnovato entusiasmo ad approdare nel nuovo consiglio regionale, di imminente insediamento, tra gli impegnativi banchi dell’opposizione.

Iniziamo con un primo commento sui significati e sulle prospettive del buono risultato personale, lo considera un punto di arrivo di una già lunga carriera politica o un punto di partenza per un impegno politico rinnovato e riformato, considerando anche il salto di contesto?

Questa elezione rappresenta un riconoscimento di 20 anni della mia attività politica, che mi ha visto sindaco di Abbateggio, presidente della provincia di Pescara ma anche vicepresidente della comunità montana di Caramanico Terme ma anche per l’impegno culturale, grazie alla notorietà del Premio Majella, che quest’anno raggiunge la ventisettesima edizione. Quindi è sicuramente un nuovo e impegnativo incarico che deriva da investimento diretto popolare che alza l’asticella delle responsabilità e delle funzioni, che è un invito a fare meglio per dare il massimo rispetto ai temi
che dovrò affrontare nell intero territorio regionale.

Una sua analisi, a distanza di settimane dal voto, sui perché dei risultati delle regionali: il successo del Pd nel pescarese, la scarsa incisione però della coalizione di centrosinistra nel territorio e la conferma di Marsilio.

Il risultato del Pd, che ha conseguito un ottimo 24% in provincia di Pescara, lascia ben sperare per le dinamiche politiche e per i prossimi appuntamenti amministrativi. Non è dato casuale in quanto il Pd ha saputo intercettare interessi e motivazioni dell’elettorato, con un risultato che poteva essere ancora più lusinghiero se la solida organizzazione mostrata in determinati territori fosse stata più omogenea ed efficace anche nel pescarese dove il partito è meno presente.
Per quanto riguarda il mancato successo della coalizione va cercato soprattutto sugli accordi forse arrivati tardi a far comprendere ai cittadini l’idea e la bontà del campo largo, scelta opportuna e aggregativa come contrapposizione unitaria ad un centrodestra che a sua volta ha scelto da tempo la via e la comune progettualità da proporre. Marsilio ha vinto di nuovo più che capacità e visioni politiche, che stento a trovare, ma più per le difficoltà, gli assestamenti e le proposte di un centrosinistra alla ricerca di una strada concreta e netta di opposizione, che dovrà prevedere migliori e
maggiori strategie politiche di presenza e di alternativa a chi governa. Noi cercheremo di cambiare questo stato delle cose per essere più identificabili e incisivi come opposizione e per evidenziare
ancor di più l’inadeguatezza di un esecutivo regionale senza soluzioni e prospettive di effettiva crescita.

Il vero vincitore però è stato l’astensionismo: che fare per combattere la disaffezione dal voto, soprattutto a sinistra…

Va ricercata nel mancato feeling e modus operandi di chi fa politica verso i cittadini. L’impegno a parlare di tematiche e problematiche del territorio si tirano fuori solo nei momenti prossimi al voto e non dopo e durante il periodo del mandato amministrativo.
Il vuoto comunicativo favorisce lo smarrimento, il disimpegno dell’elettorato che non riesce a ben comprendere le ragioni per le quali dovrebbero andare a scegliere un progetto politico di cui non conoscono percorsi e ragioni più articolate. Occorre quindi tornare, ma sul serio, a discutere e a creare attenzioni e opinioni sui problemi, soprattutto su quei territori più marginali e sensibili alle apatie dibattimentali.
L’astensionismo, che negli anni condiziona e coinvolge prevalentemente le aree più critiche ed esigenti del pensiero e delle propensioni riformiste ed etiche del centrosinistra, impone a maggior ragione ad un impegno stabile, a presidi e soluzioni di attivismo e di confronto costanti per spazi di dialogo e di proposte.

Su che e chi punterà la sua  missione da consigliere regionale. Quale potrebbe essere la sua prima proposta di legge a sottolineare le sue priorità operative?

L’opposizione dovrà guardare i settori trainanti dell’economia territoriale, in particolare il cagionevole settore agricolo, con sollecite consulenze, attenzioni e iniziative sui fondi a disposizione, mettendo in rete e in utilizzo le opportunità degli aiuti comunitari.
Per quanto riguarda il delicato settore sociale, esso impone una svolta nei soggetti operativi, che deve essere gestito con oculatezze e maggiori coinvolgimenti perché i comuni non possono più far fronte da soli a costi e responsabilità di gestione. Il turismo, potenziale volano economico ma sempre deficitario e incompiuto, va riproposto in chiave matura e durevole, favorendone la marcia di qualità volta a rimodernare e migliorare le mentalità e le realtà recettive degli operatori.
Non può mancare una doverosa e immediata presa di coscienza delle problematiche legate alla sanità, sempre più penalizzanti e distanti rispetto alle necessità dei cittadini, come il triste andazzo delle liste di attesa.
Anche l’iniziativa per la promozione e valorizzazione culturale dei patrimoni regionali, che stanno sempre lì ad esigere le opportune attenzioni e considerazioni, migliori e rinnovati impegni operativi come beni da preservare e da sfruttare per la salvaguardia e la crescita, soprattutto delle aree interne.

Il voto regionale avrà subito un importante test con le comunali di Pescara: cosa fare per la coalizione che sosterrà per ottenere quella che sarebbe una vittoria molto significativa?

È evidente che il dato regionale su Pescara non premia assolutamente il centrodestra, suona per loro come forte segnale di avversione dell’elettorato ma impone al centrosinistra di intercettarlo per dare alternative di certezze e affidabilità, per dare risposte a quel rancore e movimento civile contro i difetti della gestione Masci. Nelle liste da allestire dovrà trovare spazio chi vuole bene del città di Pescara, chi vorrà sostenere il nostro candidato Carlo Costantini, chi vorrà portare idee a supporto di un progetto politico che non mira solo a togliere chi ha governato male Pescara ma per
dare concretezza a nuove e migliori soluzioni di vivibilità e gestione del capoluogo adriatico. Importante quindi che i pescaresi mettano a disposizione le loro energie per il necessario e auspicato
cambiamento, sia andando al voto sia destandosi da apatie politiche per impegnarsi fattivamente nelle liste, senza reticenze e senza delegare.

La sua esperienza politica e da attivista culturale ha conosciuto pagine attive e incarichi di responsabilità in provincia di Pescara. Ci sono diverse comunità, forse troppe per il centrosinistra, che da tempo non credono molto a visi, relazioni e proposte della vostra parte. Considera troppo severo il loro giudizio? Come e dove recuperare la loro fiducia?

La strumentalizzazione fatta dal centrodestra soprattutto sull’area vestina in questi anni non regge più in quanto la fascia collinare e pedemontana ha a disposizione finanziamenti messi a disposizione dalla provincia di centro sinistra presieduta da me e con Luciano D’Alfonso governatore della Regione Abruzzo, per esempio per l’edilizia scolastica come il Marconi di Penne e altri istituti superiori ancora in attesa di progettazioni e lavori da seguire. La nostra volontà quindi non è stata concretizzata dalle giunte successive, la strumentalizzazione andrebbe poi a cessare se quindi si analizza chi ha fatto cose e chi ha detto.
Le attenzioni sull’area si sono manifestate anche in altre progettualità, esempio quelle per migliorare la viabilità, puntualmente disattese dalle gestioni del centrodestra che di fatto non hanno, nei metodi e nei meriti, dato seguito e benefici ai territori da loro amministrati. Il tempo della chiarezza arriverà quindi a ripristinare attendibilità delle affermazioni e delle simpatie.

A chi dedica questo traguardo politico?

Per la dedica ho tre destinatari: la mia famiglia, costante ausilio e conforto in ogni sfida, mio fratello, morto di leucemia e primo sostenitore dei miei progetti politici e la mia comunità di Abbateggio, che ha sempre creduto nelle mie visioni, nelle mie doti e che quindi potessero farmi meritare responsabilità amministrative”.

 

Peppe De Micheli

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