Dalle passerelle della stilista
all’affondo nei terreni morbidi tra i fiumi Tavo e Fino, di canapa oggi parliamo con chi la produce, oggi che siamo ancora in piena pandemia e che appaiono lontani, a noi tutti, quella ventata iniziale di ottimismo e buoni propositi che ci eravamo posti per una tutela sempre più efficace nei confronti della salvaguardia degli ecosistemi. Ne parliamo con chi è testimone, tra l’altro, non solo della scelta etica e sostenibile ma del fatto che forse sia giunto il momento di lasciare sempre più spazio ai giovani. Nella strada verso il futuro, hanno più idee, hanno più dimestichezza con i processi innovativi tecnologici, hanno tempo, di rimediare anche alle visioni di breve durata che hanno caratterizzato la fase di sviluppo italiano dagli anni ‘60 ad oggi in un boom certo di progresso ma anche di speculazioni e implosioni capitalistiche indifferenti alle esigenze ecologiche e di tutela dell’ambiente.
Lui è Lucio Boschi, 29 anni e una faccia da ragazzino che fai fatica ad associare al termine “imprenditore” o considerarlo solo tale. Lo è sicuramente per il codice civile e per l’Agenzia delle entrate, dal 2017 amministratore dell’azienda agricola Veridia di Città Sant’Angelo. Per noi che ci occupiamo anche di storytelling, a quella locuzione lui aggiunge la visionarietà dell’esploratore, il coraggio della sfida, la capacità di organizzazione e la responsabilità verso la cura della natura. E poi, considerato che nella sua azienda, con un organico di 70 dipendenti che arriva fino a 250 nel periodo della raccolta, lui è uno dei più anziani – il direttore di produzione ne ha 26! – tra 10 anni, per la nuova generazione, sarà una specie di vecchio pioniere. Con il merito di aver messo a fuoco, nella visione locale, la globalità di un anelito. Che, all’appuntamento del 2030, l’Italia arrivi in gran spolvero, sempre più green e in grado da incidere sui livelli occupazionali giovanili in modo risolutivo.
Ma a te Lucio, come è venuto in mente di produrre canapa?
L’incontro con la canapa è avvenuto in cucina. Nella mia prima vita professionale ero un cuoco e per le mie ricette ho cominciato ad usare i derivati alimentari di questa pianta scoprendo e studiando che ha dei primati nutrizionali molto importanti. Così ho aperto una prima azienda nel 2013, Antico seme, finalizzata alla produzione di olio e farina a partire dalla coltivazione dei semi.
Dai fornelli alla guida imprenditoriale?
In mezzo la fuga a Milano per studiare Scienze Agrarie e Alimentari. Sentivo che, nel momento in cui decidevo di reinventarmi come imprenditore agricolo, dovevo farlo acquisendo tutta la formazione in grado di darmi credibilità e autorevolezza, anche nel rapporto con gli altri agricoltori, la maggior parte più anziani ed esperti. Volevo, infine, avere in mano gli strumenti scientifici per approfondire la conoscenza della canapa nella varietà infinita di destinazioni d’uso.
Quali sono le principali caratteristiche dei semi di canapa?
Il seme di canapa ha delle proprietà nutrizionali eccezionali: oltre il contenuto vitaminico e proteico, il rapporto tra acidi grassi omega3 e quelli omega6 è ottimale per il funzionamento metabolico dell’organismo umano e la alta concentrazione di grassi polinsaturi fondamentale per il sistema nervoso e muscolare.
Quante varietà esistono?
Attualmente le varietà registrate a livello europeo sono 68 e tutte, per essere piantate, devono rispettare il limite dello 0,2 di THC che è sta per tetraidrocannabinolo, principio attivo della pianta.
Nel 2017 nasce Veridia, l’attuale azienda, quanti ettari di terreno avete messo a coltivazione?
Noi abbiamo 100 ettari di terreno di cui 70 piantati a canapa: Veridia fa parte di un network che fa capo a sua volta ad una casa madre olandese siamo praticamente l’unica azienda italiana a produrre, nella filiera, la biomassa. Altre aziende speculari sono in Spagna e Portogallo.
Ci racconti per sommi capi il processo di coltivazione e lavorazione?
Noi selezioniamo le piante migliori da trapiantare e con l’obiettivo finale di ricavare un CBD, cioè il cannabidiolo, di altissima qualità. Le piante vengono frantumate, con lo stesso macchinario che viene usato per fare il trinciato di mais, il prodotto messo ad essiccare e poi spedito in Svizzera, dove la nostra consociata, attraverso l’estrattore, ricaverà dalla materia vegetale, il CBD sotto forma di cristallo, destinato a sua volta a creare prodotti di cosmesi per corpo e viso fino a tutta la linea per i capelli, dagli shampoo ai balsami. È stato dimostrato che l’olio di CBD ha una forte azione antinfiammatoria per i problemi legati alla pelle oltre che per l’apparato urinario e per l’apparato digestivo.
In un modello di economia circolare che tipo di valore può avere la canapa?
Vi sintetizzo il valore in una frase gergale che però rende l’idea: la canapa è considerata “il maiale dell’agricoltura”. È una delle poche piante in natura di cui non si butta nulla. Noi, ad esempio utilizziamo lo stelo, che non può essere impiegato nella filiera tessile, per la produzione di pellet per riscaldare le serre, altro luogo operativo della produzione.
È vero che può essere utilizzata per produrre carta e diventare un’alternativa al legno degli alberi?
Le dirò di più: 1 ettaro di canapa in sei mesi produce, in termini di biomassa, lo stesso quantitativo di 6 ettari di pioppi. E oltre a questo fantastico bilancio bisogna sottolineare che la carta prodotta dalla canapa è già color del latte per cui eviterebbe la fase dello sbiancamento che, a sua volta, è molto impattante in termini di inquinamento ambientale. Ma anche solo considerando la pianta è un dato scientifico come la canapa non impoverisca i terreni anzi li ossigena perché ha un fittone molto lungo che consente accumulo di carbonio ed è eccezionale nella rotazione delle coltivazioni. Pensi che noi abbiamo messo l’orzo su di un terreno precedentemente piantato a canapa: la resa è stata del 20% in più rispetto alla precedente annata. Un orzo destinato a produrre birra da parte di un’azienda che fa parte del network cui facciamo riferimento.
Per il settore green sono in aumento incentivi e finanziamenti, ne usufruite o partecipate a bandi?
No, perché da un punto di vista economico siamo supportati da un capitale solido e l’azienda produce utili ma che ben vengano tutte le occasioni di progetti e bandi che permettano, oltre il supporto finanziario, anche la possibilità di formazione e conoscenza più allargata anche per i consumatori finali che devono scegliere e saper scegliere tra ciò che non crea danni per l’ambiente ed il futuro di tutti.
Un’ultima curiosità, che significa Veridia?
Sa che non lo so?
Sorride e noi con lui. Oltre che bravo e preparato anche sincero.
“La verità è che io avevo scelto il nome di Sensitiva nato dall’unione di Sativa, che è la canapa sativa e Sensimilia che è quel momento quando la pianta produce infiorescenze senza semi, come se rimanessero sospese, poi il nostro investitore canadese ha scelto Veridia e noi lo abbiamo accettato”
Parleremmo ancora ore con Lucio, per saperne sempre di più, per indurre le persone ad informarsi, a leggere, a scoprire una pianta che forse non salverà il mondo, come scriveva il più famoso attivista antiproibizionista americano Jack Herer nel libro Canapa ma sicuramente non merita, a fronte di mille usi a cui può essere destinata, di essere additata come una droga.
Sabrina De Luca