NELLE SABBIE MOBILI DELL’IRAQ
Il caso di Giuseppe Salone bloccato ad Erbil da cinque mesi

Giuseppe Salone, loretese di 45 anni, a causa della pandemia dovuta al Covid 19 è fermo da due mesi ad Erbil città curda dell’Iraq, capoluogo del governatorato di Erbil e della regione del Kurdistan iracheno.

Arrivato a febbraio come dipendente di una ditta italiana, di Pescara, esperta in tinteggiatura e decorazine a lavoro concluso, a fine marzo, è rimasto bloccato, insieme ad un suo collaboratore, nella città curda e per di più con il visto scaduto.   

   

Immediatamente si è rivolto, chiedendo aiuto per ripartire verso l’Italia, all’ambasciata italiana che a sua volta, attraverso una email, ha risposto che: “ La Qatar Airways starebbe lavorando con il Governo iracheno per l’eventuale apertura di un volo da Erbil per Doha il prossimo 15 maggio per permettere ai cittadini stranieri di uscire dall’Iraq. Si ricorda che non si tratta di un volo organizzato dallo Stato italiano né da questo Consolato o dall’Ambasciata d’Italia a Baghdad, bensì di un volo commerciale”.

I voli commerciali, purtroppo per Giuseppe, hanno costi esorbitanti che vanno dai 3 mila euro ai 5 mila euro, ma anche nella fantasiosa ipotesi che il loretese potrebbe permetterseli l’ostacolo insormontabile è rappresentato dal visto scaduto, tant’è che in una successiva e-mail all’ambasciata scrive: Ringrazio per la cortese attenzione. Per quanto riguarda il visto le spiego mi è stato impossibile tuttora rinnovarlo in quanto le autorità locali sono chiuse per causa Covid. Quindi la mia domanda è: in caso di fermo sono giustificato? Oppure sono soggetto a problemi di fermo, sanzioni e quant’altro previsto dagli organi Iracheni?”.

Per avere delucidazioni sui quesiti posti, l’ambasciata consiglia (sic) a Giuseppe di informarsi presso le autorità irachene.

Ma non è tutto: l’ambasciata in tutte le email mette in guardia Salone ricordandogli : Che l’Iraq è da sempre sconsigliato quale destinazione di viaggio a qualunque titolo e pertanto la scelta di lasciare il Paese, così come quella di rimanervi, sono responsabilità esclusiva del connazionale”.

Insomma, una vera e propria situazione kafkiana, paradossale per Giuseppe Salone, sprovvisto di autorizzazione per viaggiare, impossibilitato a rinnovarlo e partire, pagando un biglietto aereo esorbitante, da un Paese estremamente pericoloso qual è l ’Iraq.

A questo punto Giuseppe, insieme al suo collega di lavoro, lancia un appello alle autorità italiane, alla Farnesina, affinchè si prodigano per riportali in Italia e consenta al loretese Salone di riabbracciare, dopo cinque mesi, il figlio di quattro anni e la moglie, in procinto di partorire.

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