Sardex e le altre economie: 3 distinzioni chiave dal libro “Una moneta chiamata fiducia” di D. Tarozzi.

Cogliamo l’occasione fornita dalla recente pubblicazione del nuovo libro di Daniel Tarozzi “Una moneta chiamata fiducia“, e dalla sua presentazione in Abruzzo il prossimo 21 novembre, per esaminare alcuni aspetti chiave dell’esperienza vincente di Sardex e delle nuove forme della cosiddetta “Economia della fiducia”.

Edito da Chiarelettere, il volume segue le tappe di un movimento economico e monetario solidale che, partendo dalla Sardegna, si è espanso in altre 12 regioni (tra cui l’Abruzzo con Abrex), alleandosi ad altre reti alternative e contribuendo con la sua azione a ridisegnare l’economia così come la conosciamo. Un testo positivo e formativo, arricchito da racconti e aneddoti degli stessi protagonisti di questo cambiamento, che mira a raccontare le tendenze emergenti dei nuovi modelli di economia sostenibile e di riconnessione dei tessuti sociali.

All’inizio del libro si dà abilmente risalto al suggestivo tema della “Economia della fiducia”. Ma cosa si intende esattamente con questa espressione? Se osserviamo da vicino, in questi anni si sta superando l’idea che le banche e gli istituti di credito tradizionali costituiscano le sole forme possibili di garanzia economica. In buona parte perché, all’enorme liquidità presente sul mercato mondiale, non corrisponde nei fatti una conseguente messa a disposizione di risorse per la piccola e media impresa.

Si stanno allora affermando, soprattutto in Italia, una serie di realtà alternative come le esperienze delle Mag (Mutua autogestione), dei Gas (Gruppi di acquisto solidale), di Banca Etica e di Sardex. Queste organizzazioni, attente alle “conseguenze non economiche delle azioni economiche”, operano in modo differente rispetto ai sistemi tradizionali, puntando sulla fiducia negli altri e sul buon senso, convinti che tali presupposti possano ripagare meglio di altri elementi di garanzia nel lungo periodo.

Sardex, in particolare, sostituisce alle attuali pratiche speculative la mutualità di un sistema creditizio basato sulla cooperazione tra PMI, operando in una dimensione locale radicata, che rende possibile tra i diversi soggetti economici lo sviluppo di una rete di legami retti dalla reciproca fiducia. Tale strumento offre inoltre la possibilità a giovani, start-up e nuove imprese, di partecipare attivamente e da protagonisti all’economia territoriale.

Quando si esplorano le sinuosità del variegato mondo delle valute parallele o dei sistemi di credito alternativi, spesso si rilevano numerosi elementi di confusione o ambiguità. Gli esempi e le osservazioni fornite dall’autore del libro, insieme all’impiego di una terminologia appropriata, ci inducono pertanto ad alcune riflessioni in grado di chiarire, tramite 3 distinzioni fondamentali, le specificità di Sardex e degli altri circuiti di credito complementare in relazione alle varie configurazioni economiche e modalità di transazione esistenti.

Prima distinzione: monete tradizionali e monete complementari. L’attuale meccanismo di funzionamento delle monete tradizionali (euro, dollaro, sterlina, ecc.) tende purtroppo a discriminare l’attività delle piccole e medie imprese a favore del grande capitale e della finanza. Come già accennato, la parte di liquidità messa a disposizione delle imprese è realmente marginale rispetto a quella complessivamente presente sui mercati mondiali. La liquidità viene assorbita dalla finanza che la usa per comprare titoli facendone lievitare il valore.

Le monete complementari (come Sardex), di converso, cercano di evitare questa alterazione, eliminando i tassi di interesse, compensando la carenza di liquidità in fasi di congiuntura negativa e garantendo la reputazione del creditore all’interno del sistema delle posizioni di debito e credito.  Sistemi e monete di questo tipo hanno la capacità di rilanciare le comunità locali soffocate dal peso della crisi economica, mettendo al centro il capitale umano e il patrimonio sociale, considerati più rilevanti dei freddi indici economico-produttivi.

I circuiti complementari sono di conseguenza dotati di una specifica funzione anticiclica, che consente loro di esercitare in periodi di crisi economica alcune peculiari funzioni che al momento le valute tradizionali non riescono a svolgere compiutamente. Perciò, nei momenti di congiuntura negativa, quando il livello della moneta ufficiale scende, contestualmente quello della moneta complementare sale, supportando con questo movimento la continuità degli scambi interni.

In definitiva, questi modelli di integrazione si affiancano – ma non si sostituiscono – agli attuali sistemi monetari, delineando un’alternativa possibile alle pratiche che governano l’economia globalizzata, in particolare alle regole che gestiscono le procedure di erogazione del credito. Come sottolineato pochi mesi fa dall’editorialista del Financial Times, Wolfgang Münchau, le monete complementari e altri sistemi “non convenzionali” basati su valute parallele possono contribuire in modo sostanziale al superamento delle difficoltà in area euro, non essendo allo stato percorribile la strada della ristrutturazione e della condivisione del debito, e rappresentano pertanto una soluzione “auspicabile” per la crescita economica.

Seconda distinzione: sistema di baratto e sistema di credito mutualistico. Il baratto è essenzialmente un’operazione di scambio bilaterale o multilaterale di beni o servizi fra due o più soggetti economici senza uso di moneta. In un sistema basato sul baratto, quindi, non si ricorre a un’unità di misura e di comparazione universale, dal momento che ogni valutazione è circoscritta ad ogni singolo scambio. In un sistema di credito mutualistico, invece, tutti i soggetti partecipanti (fra loro contemporaneamente clienti e fornitori) eseguono transazioni per il tramite di una valuta spendibile esclusivamente all’interno della rete, che funge da strumento di intermediazione e misura del valore (nel caso di Sardex, 1 credito è equivalente a 1 euro).

Per comprendere meglio questo meccanismo, immaginiamo un’azienda tipo che, a causa della crisi economica, si trovi con un certo quantitativo di invenduto. Se si iscrive al circuito Sardex, l’impresa può vendere una quota delle proprie giacenze in cambio di crediti Sardex. Con questi crediti potrà acquistare alcune delle materie prime o dei prodotti necessari alla sua struttura, salvaguardando così i propri euro. Il fornitore dell’azienda, essendo riuscito a sua volta ad ottenere un nuovo cliente, sarà spinto a comprare presso un produttore locale utilizzando l’unità di conto del circuito. A questo punto, il produttore locale si trova con una ricchezza aggiuntiva in Sardex e decide magari di rifornirsi di alcuni prodotti messi in vendita dall’azienda che abbiamo inizialmente considerato. Ed ecco che il cerchio si chiude. I saldi tendenzialmente si compensano, la moneta non si vede, ma la ricchezza creata attraverso queste transazioni permane.

In pratica i membri del circuito si scambiano indirettamente merci e servizi tra di loro, però i valori scambiati (espressi in crediti Sardex) determinano le reciproche posizioni di credito e di debito che danno origine al circolo di mutuo soccorso tra aziende in uno specifico ambito locale. Sotto la stessa denominazione (Sardex), quindi, vengono designati: la camera di compensazione che dà continuità e coerenza al movimento delle transazioni; il circuito stesso al quale le imprese aderiscono; l’unità di conto utilizzata per i crediti.

Terza distinzione: valute virtuali e valute locali. Il mondo delle criptovalute non è quello dell’economia reale, ma appartiene alla dimensione astratta delle transazioni finanziarie. Esiste nei fatti una differenza sostanziale tra le “valute locali” (o sociali), come Sardex, e le “valute virtuali” (o speculative), come i bitcoin. Le prime assolvono a una funzione vitale nell’ambito delle concrete dinamiche socio-economiche territoriali, le seconde appartengono essenzialmente alla sfera speculativa e finanziaria.

Non è un caso allora che il legislatore europeo, nella Direttiva UE 2018/843 che disciplina la prevenzione dell’uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio (approvata lo scorso anno e recentemente recepita in Italia), abbia sentito la necessità di riaffermare la distinzione tra “valute virtuali” e “valute locali”. Secondo l’Ue non si possono infatti confondere le due tipologie, perché le valute locali sono utilizzate primariamente in contesti circoscritti, quali una città o una regione, o tra un numero limitato di utenti.

Rimarcare questa distinzione permette quindi di legare l’esperienza di Sardex a tutte quelle esperienze di economia solidale e circolare emergenti dal basso, senza aiuti esterni o imposizioni verticistiche, e realizzate allo scopo di dare vita a un sistema economico che si ponga come alternativa pragmatica ai modelli attuali di transazione. Ciò che rende tuttavia Sardex un caso unico di innovazione sociale e di veicolo promozionale delle eccellenze locali sono le dimensioni degli scambi, avendo movimentato dal 2010 ad oggi, insieme ai circuiti attivi nelle altre 12 regioni italiane, beni e servizi per un valore superiore a 500 milioni di crediti.

In estrema sintesi una valuta locale come Sardex mette in circolo la ricchezza, vincolandola però in modo imprescindibile al territorio. Un metodo di pagamento completamente tracciabile, che non consente speculazioni finanziare, che non può essere usato per attività illecite e che scoraggia ogni forma di accumulazione. Da questo punto di vista, un sistema in grado di coniugare perfettamente “idealità e concretezza”, come ci ricorda giustamente Tarozzi.

L’autore di “Una moneta chiamata fiducia“, Daniel Tarozzi (giornalista, scrittore e documentarista), parteciperà insieme a Franco Contu (Co-founder Sardex) e Angelo D’Ottavio (Presidente Abrex) all’incontro di presentazione del libro in Abruzzo, giovedì 21 novembre a Chieti.

 

Roberto Di Gennaro

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