FARINDOLA – La valanga che si è abbattuta sull’hotel Rigopiano è un “Evento naturale e imprevedibile ”. Questa è la tesi sostenuta dagli amministratori e dai tecnici della cosa pubblica, per tentare di schivare le responsabilità.
I documenti in possesso dell’avvocato Graziano, che assiste la famiglia Feniello, e dei Carabinieri di Pescara, sembrano però raccontarci un’altra verità:
nel 1996 la maggioranza guidata dal sindaco Antonio De Vico decide che l’allora Piano regolatore non era più utile e doveva essere cambiato. Così, il Consiglio comunale vota la delibera il 5 luglio 1996 spiegando che il PRG vigente, cioè quello del 1987 «non è più rispondente alle esigenze del territorio».
Ma ad oggi, 11 settembre 2017, a Farindola vige ancora il Piano Regolatore del 1987. In sostanza, venti anni non sono bastati per terminare quella procedura amministrativa avviata nel 1996.
La giunta De Vico, infatti, incarica tecnici che devono tra le altre cose predisporre le varie relazioni preparatorie. In uno degli ultimi esposti l’avvocato Graziano deposita la delibera del 5 luglio 1996 con la quale il Consiglio comunale di Farindola decideva di affidare ad un professionista l’incarico per la redazione del Piano Regolatore Generale: spesa preventivata di 60 milioni di lire. L’incarico fu affidato all’Ingegner Marcello Romanelli che attraverso una missiva del 31 dicembre del 1996, indirizzata al Sindaco del Comune di Farindola, il tecnico incaricato chiedeva l’autorizzazione ad affrontare spese per 16.400.000 lire IVA inclusa; buona parte di tali somme sarebbero state destinate alle «indagini geologiche, idrogeologiche e relativa relazione geologica».
L’autorizzazione fu concessa e Romanelli a dicembre del 2001, chiedeva la liquidazione del rimborso per le spese sostenute per l’incarico svolto.
Con determinazione n. 87 del 17.4.2002, il Responsabile del servizio tecnico, geometra Enrico Colangeli, determinava il rimborso per complessivi 3.615,20 euro in favore del tecnico Romanelli.
Colangeli è indagato nell’inchiesta per omicidio colposo – insieme all’attuale sindaco Ilario Lacchetta – che di fatto autorizza il pagamento per la redazione di una relazione geologica all’interno della quale si spiega come anche la zona di Rigopiano sia a rischio valanghe.
Dalla relazione geologica redatta da Angelo Iezzi, realizzata e consegnata entro la fine del 2001, ed analizzando una delle mappe allegate, emerge chiaramente, che i pendii delle montagne sopra l’hotel, sono a rischio.
L’avvocato della famiglia Feniello a questo punto ha chiesto alla Procura di verificare se per caso queste carte non avessero dovuto avere un ruolo nel 2006 quando la società Del Rosso chiese il permesso di ristrutturare.
La tesi dell’avvocato è: se il rischio valanghe in quella zona viene individuata in maniera certa, ufficiale e professionale, se il documento viene protocollato al Comune, se questo documento serve per redigere uno strumento urbanistico, forse non si poteva autorizzare la ristrutturazione e l’ampliamento della struttura esistente perchè il rischio valanghe era certificato.
Invece nulla e fu come quelle carte non fossero esistite anche se quella documentazione in realtà fu trasmessa dallo stesso geometra Enrico Colangeli all’Ufficio del Genio Civile della Regione Abruzzo, e per conoscenza al Sindaco, in data 11.11.2013 e il 25.5.2014 a seguito di richiesta di integrazione documentale. Era infatti il Suap della Regione che autorizzò l’ampliamento ed il centro benessere con una procedura che di fatto quasi non investì il Comune.
Alla luce delle nuove scoperte ci sarebbero allora troppe incongruenze – secondo la tesi dell’avvocato Graziano – tutte correlate ai fatti finiti nell’inchiesta.
La prima è capire perchè nel 1996 si potè avviare un iter per aggiornare un PRG ormai vecchio e dopo 20 anni non si è ancora riusciti a farlo.
Perchè questo ritardo, perchè gli amministratori hanno abbandonato l’idea?
Le relazioni tecniche vennero inoltre consegnate dopo quasi 5 anni dall’incarico nonostante la convenzione stabilisse tempi perentori diversi.
Di chi è la responsabilità di questi ritardi e chi non ha preteso il rispetto dei tempi e perchè?
«Secondo i tempi previsti in convenzione, nell’anno 2006 il nuovo P.R.G. avrebbe già dovuto essere operativo», scrive nell’esposto l’avvocato Graziano, «e, alla luce di quanto doverosamente contenuto in esso, quel progetto non sarebbe mai stato approvato, proprio perché la struttura insisteva in una zona a rischio valanghe».
Tra le altre cose la convenzione stabiliva anche uno stretto rapporto continuativo con il tecnico per il supporto alle scelte di piano con riunioni operative.
Ci si chiede se, nel procedimento di autorizzazione alla realizzazione del progetto di ristrutturazione dell’Hotel Rigopiano, avvenuto nel 2007, l’Ing. Romanelli sia stato coinvolto, e soprattutto perché non si sia tenuto conto delle indicazioni contenute negli elaborati fino a quel momento raccolti, e doverosamente depositati, come imposto dalla Convenzione. Va ricordato che nel 1999 era stata istituita a Farindola la Commissione Valanghe di cui faceva parte anche il Sig. Pasquale Iannetti; lo stesso Iannetti, che già nel 1999 aveva segnalato la pericolosità della zona di Rigopiano ed il pericolo slavine, risulta essere stato incaricato, tra il 2004 ed il 2005, di effettuare uno studio del territorio dall’allora sindaco Giancaterino».
Uno studio redatto e consegnato ma pagato solo dopo una ingiunzione autorizzata dal giudice di Pace.
Insomma le carte indicano che il Comune fosse bene a conoscenza del rischio valanghe, poi totalmente sparito dal 2006 fino a dopo la tragedia e riemerso in questi mesi.
«Quell’albergo era già lì, non è stato costruito durante il mio mandato… – dice l’ex sindaco Giancaterino – che cosa avremmo dovuto fare, spostarlo? Si doveva farlo brillare? Il sindaco e la giunta sono chiamati ad adottare solo atti di indirizzo politico. Se il pericolo di valanga c’era, ci dovevano essere degli organi, magari sovraordinati al Comune e al sindaco, che avrebbero dovuto dire molto prima della istruttoria dell’ammodernamento dell’hotel che l’albergo lì non va bene, deve chiudere, perchè c’è questo rischio… siccome la vita umana è sacra non può essere immolata sull’altare dello sviluppo economico e dei posti di lavoro».
L’albergo Rigopiano è stato aperto dal 1974 al 1990 dunque «l’ente sovraordinato» invocato dall’ex sindaco sarebbe dovuto intervenire in quel periodo ma non lo ha fatto per una ragione semplicissima: quell’albergo di montagna, piccolo poi ampliato, rimaneva aperto da aprile a ottobre quando notoriamente la neve è scarsissima così come il pericolo di valanghe.
Quindi, è nel 2006, con le richieste di ristrutturazione e poi della variante per costruire il centro benessere, che iniziano, per i legali delle vittime, le sviste amministrative.
E’, infatti, la spa costruita nel 2007 che costituisce la principale ragione e attrattiva per la struttura ricettiva.
E’ questa che viene pubblicizzata ovunque e spinge i turisti alla permanenza in un luogo privo di infrastrutture turistiche o piste da sci.
E’ la spa che teneva in piedi il bilancio d’impresa ma solo perchè l’hotel poteva rimanere aperto tutto l’anno a differenza del vecchio albergo…